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Sintesi

Introduzione Solitudine di massa,percorso



Il seguente percorso per tesina di maturità liceo linguistico analizza il fenomeno della solitudine di massa. I collegamenti presenti in questo percorso sono:
Italiano - Montale (Nel nostro tempo)
Filosofia - Hannah Arendt
Storia - La nascita delle società di massa
Storia dell'arte - René Magritte (Golconde)
Inglese - T.S. Eliot (The Waste Land)
Francese - C. Baudelaire (Les Fleurs du Mal)
Estratto del documento

INTRODUZIONE GENERALE 1

A una prima impressione unire solitudine e massa sembra un ossimoro,

un’incongruenza: com’è possibile provare un senso di solitudine mentre siamo

circondati da altre persone e inseriti in un contesto sociale? Eppure la

solitudine di massa agisce proprio in questo senso, come “paradosso moderno

e postmoderno”. Il fenomeno della solitudine di massa è stato affrontato e

analizzato nella letteratura europea, attraverso l’analisi della crisi, nel mondo

moderno, del ruolo dell’intellettuale in conflitto con la classe borghese, i cui

valori si basano sul guadagno e sulla produttività. Già C. Baudelaire nella

lirica “L’albatro” (I fiori del male, 1857) aveva delineato la condizione

esistenziale di solitudine e di incomprensione che circonda l’intellettuale: il

poeta come l’uccello è capace di volare con la fantasia , ma è indifeso quando

si trova nel suo ambiente. Il poeta è prigioniero della società, all’interno della

quale si sente estraneo e esiliato, costretto a vivere in solitudine, in una

condizione di alienazione costante. Nel corso del ‘900 F. Kafka ha

rappresentato la crisi del modus vivendi di un mondo ipocrita e falsamente

moralista; descrivendo in quasi tutte le sue pubblicazioni lo stesso ambiente in

cui vive, l’autore compie un’implacabile critica al perbenismo della società

praghese, i cui valori dominanti sono quelli del successo e del guadagno. Il

tema della metamorfosi,dell’alienazione e i motivi della privazione dell’io,

dell’impotenza e della colpa rappresentano l’incapacità di affrontare una

realtà di questo tipo, che s’impadronisce dell’individuo fino chiuderlo in una

condizione esistenziale di assoluta solitudine e, quindi, fino a distruggerlo.

L’autore boemo si serve spesso della tecnica narrativa dell’inversione,

capovolgendo i piani narrativi del reale e dell’irreale. Kafka rappresenta come

realmente accaduti degli avvenimenti impossibili, mentre la realtà, con cui si

perde ogni forma di contatto, rimane priva di consistenza e significato. La

prima caratteristica che immediatamente risulta evidente a chi legge il

"Processo" di Kafka è la minuziosa attenzione che questo scrittore mette nella

descrizione della realtà: persone, oggetti, ambienti sono rappresentati con

estremo realismo, eppure la vicenda descritta da Kafka va ben al di là dei

confini del realismo tradizionale.

L'altra caratteristica che colpisce

in questo romanzo è il

meccanismo complesso e

inesorabile della legge, che

all'uomo non è dato conoscere, e

che rende assurda e tragica la

sua vita. Di fronte a questa

inesorabilità tutti i mezzi di cui il

protagonista può disporre

falliscono, sono piccole ruote che

non ingranano con le

inconoscibili ruote che

2

costituiscono quel meccanismo

procedurale.

Da questa incomprensibilità e

inaccessibilità della legge

derivano i molteplici temi

presenti nel romanzo: la

solitudine dell'uomo;

l'impossibilità di stabilire un

rapporto di adesione col mondo

che lo circonda e di trovare nella

sua giornaliera trama di gesti e di

vicende un senso plausibile;

l'impossibilità di realizzarsi in una

dimensione di autenticità; la

consapevolezza della sua

condizione di escluso, di «

straniero »; il senso di essere

oggetto di una determinazione di

cui ignora i fini e in ultimo la sua

alienazione. Tanti altri

intellettuali (letterati, filosofi,…)

nel corso del ‘900 hanno

affrontato la stessa difficile

tematica, offrendo contributi di

pensiero ineludibili per chi oggi

voglia condurre un’analisi sensata

della società del nostro tempo.

<<NEL NOSTRO TEMPO>> di EUGENIO MONTALE

Il saggio, scritto da Montale nel 1973, nasce a margine di una lunga e approfondita

riflessione dello scrittore sulla società del suo tempo, condizionata dal trionfo della

tecnica. Il “nostro tempo” di cui parla Montale è, ovviamente, il tempo della società a

lui contemporanea, quella degli anni ’60 - ’70 in piena espansione industriale. Ma se

con l’espressione “nostro tempo” si intende l’era della tecnica, allora le parole di

Montale possono essere valide anche per la nostra società, che, sebbene più

tecnologicamente avanzata e maggiormente connotata dalla velocità, conserva

inalterati alcuni dei tratti così ben evidenziati da Montale nel suo scritto.

“Si direbbe che l’uomo sia scontento di sé, incapace di dare un senso, un

contenuto al fatto di essere al mondo”. Frase questa in cui si sentono echi di

Nietzsche, che fanno pensare che Montale avesse fatto sua la visione del

filosofo tedesco, che per primo ha denunciato ” la malattia chiamata uomo”,

cercando di diradare con la sua opera il fumo di pessimismo, scontento,

rinuncia, la fatale attrazione per la decadenza, la mancanza di prospettive, di

direzioni, di orizzonti, realtà queste che caratterizzano l’umano della

modernità e della postmodernità.

Come non riconoscersi poi in questa geniale interpretazione del nostro

malessere, espressa da Montale in uno stile unico, con la meravigliosa

<<Giornali e libri, dépliants e almanacchi,

concisione di un grande poeta:

visioni accampate su una tela o su un vetro, suoni messi insieme per darci

un’impressione fisica motrice, dinamica, notizie e nozioni gettate su noi a

piene mani costituiscono un vociferante abracadabra che dovrebbe dire

all’uomo solo: Ci siamo anche noi, non sei tanto solo>>.

Qui Montale descrive quella che è, in sintesi, la brutalità mediatica,

incantesimo contro la solitudine essenziale e fondante dell’essere umano,

”vociferante abracadabra” che ci seduce e ci inebetisce.

Nel nostro tempo

E così si capisce che è anche uno straordinario documento,

una testimonianza, visionaria nei contenuti, asciutta nello stile, di ciò che

accaduto nel mondo, diciamo, negli ultimi 100 - 120 anni: l’avvento della

<<All’uomo massa corrisponde il male di massa,

dell’uomo - massa.

massa,

al quale nessuno di noi sfugge. La solitudine di massa ha reso vana ogni

differenza tra il dentro e il fuori, quel che avviene nel mondo cosiddetto civile

è il totale disinteresse per il senso della vita. Ciò non contrasta con il darsi da

fare, anzi. Si riempie il vuoto con l’inutile. L’uomo non ha più molto interesse

per l’umanità. L’uomo si annoia spaventosamente>>.Quella del poeta è forse

turris eburnea

una visione aristocratica, la visione di chi nella sua contempla

dal tempo,

sotto di sé una società senza più centro, in cui l’uomo è in fuga ”

dalle responsabilità e dalla storia”. Montale si occupa dell’arte, della

trasformazione del suo concetto in una società sempre più meccanizzata e

forse alienata, in cui l’eccessiva proliferazione delle opere d’arte causerà

assuefazione e in cui c’è il rischio che la tecnologia, liberando l’uomo dal

“un’immensa orda di uomini obbligati al divertimento per

lavoro, crei una

dovere sociale” “un semenzaio di

la quale orda può trasformarsi facilmente in

nuovi arrabbiati e forse di nuovi delinquenti”. Nel nostro tempo è un libro

interessante con momenti altissimi, un libro in fondo enigmatico, a tratti

veramente oscuro ma nello stesso tempo chiaro nelle sue posizioni, dove

Montale racconta il disagio dell’uomo contemporaneo, di quello che egli

Homo destruens

giustamente definisce . Ed elabora un testo che colpisce per

la sua attualità, per la sua lucidità stilistica, per il suo acume inevitabilmente

visionario. Il vicolo cieco in cui il pensiero si è cacciato, i buchi neri che ci

attraversano, sono già dentro questo saggio, in cui si narra di una cosa

chiamata arte. Si ha come l’impressione che soprattutto scrivendo di estetica

Montale soffochi in sé dei toni apocalittici e profetici che gli sarebbero stati

anche congeniali, preoccupato di donare a queste note, come le definisce lui

stesso, un tono equilibrato. Si parla di futuro dell’arte. Ma c’è un futuro?

Montale ha capito fondamentalmente che la massificazione porta in sé dei

progressi, ma annienta la vita individuale, in sintesi rende l’arte impossibile e

in ogni caso rinchiude gli artisti nel loro mutismo e isolamento privati. Molto

potente, l’immagine della crosta terrestre interamente ricoperta di manufatti

artistici ci racconta forse della fine dell’arte, in un mondo in cui le opere si

bruciano nel momento stesso in cui sono fruite e nulla può più ambire

all’eternità, concetto ormai vacuo.

[L’attualità delle riflessioni di Montale è constatabile anche nel fatto che dal 2000 ad

oggi tra gli argomenti proposti ai candidati nella prova di italiano ci sia stato sempre

Umberto Galimberti,

il rapporto tra le tecnologie (di comunicazione,…) e la società.

filosofo e psicanalista, tra gli autori selezionati nel 2014 con un estratto del libro

“Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica ”, condivide l’ambivalenza di questa

trasformazione. “La tecnologia informatica – commenta – è amica e nemica della

società

comunicazione interpersonale”. Il motivo è sotto i nostri occhi: “Oggi la è

solitudine di massa.

diventata una Lo spazio pubblico è sempre meno pubblico, ci

rifugiamo più spesso nelle nostre case e quasi tutti passiamo più tempo di fronte a un

computer alieni.

e meno in compagnia di un nostro simile. Il viaggio in treno è tra

cuffie film pc, tablet.

Chi ha le nelle orecchie, chi si guarda un al o lavora su In

mail, Facebook

questo senso allora meglio scrivere chattare, postare foto su per

]

ricevere i commenti degli altri piuttosto che stare in silenzio”.

PERCORSO DI STORIA

La nascita della società di massa

Lo straordinario sviluppo tecnologico e industriale del tardo Ottocento portò

con sé una trasformazione sociale, culturale e politica altrettanto importante:

la nascita della società di massa, che si affermerà poi pienamente nel

periodo fra le due guerre mondiali e negli anni ’50 – ’60 del Novecento. Il

termine “Massa” indica un vasto insieme di persone caratterizzate da stili di

vita, gusti e comportamenti sociali analoghi. Esso oggi è entrato nel

linguaggio comune: si parla di mezzi di comunicazione di massa, o mass

media, consumi di massa, scuola di massa, cultura di massa, intendendo dire

che i fenomeni e i comportamenti sociali significativi del nostro tempo sono

quelli che vedono protagonisti gli individui, considerati non più singolarmente,

grandi aggregati sociali.

ma collettivamente, all’interno di Le “masse” nella

storia sono sempre esistite: erano certamente tali, per esempio, i milioni e

milioni di contadini che, nelle società agricole, costituivano l’80 o il 90% della

popolazione. Ma con l’industrializzazione assumono importanza crescente

nuovi strati sociali, la classe operaia e i ceti medi (impiegati pubblici e

privati, commercianti, artigiani). La grande novità sta nel fatto che queste

soggetti,

“nuove” masse si presentano sulla scena della storia come con

propri gusti di consumo, aspirazioni e progetti. In una società statica e

tradizionale come quella preindustriale, le masse dei contadini erano rimaste

per secoli senza la possibilità di far sentire la propria voce; nella moderne

società industriale, invece, il consumo di beni e di cultura e la decisione

“sfera pubblica”

politica non sono più patrimonio di ristrette élite. La tende

a coinvolgere la maggior parte o la totalità della popolazione. Il potere politico

consenso

non si può reggere se non ottenendo il delle grandi masse.

L’integrazione dei ceti medi e popolari nel sistema politico dello stato –

nazionalizzazione delle masse

nazione – ovvero, la – divenne in quest’epoca

l’obiettivo primario di ogni governo. Occorre partire da qui per comprendere

le trasformazioni sociali e politiche che attraversarono questa fase di

modernizzazione

impetuosa dell’Europa e dell’Occidente, ma anche le

imperialismo

tensioni fra gli stati e la spinta coloniale – il cosiddetto – che

caratterizzò questo periodo storico. Un primo terreno sul quale si manifestò la

nuova realtà della società di massa fu l’istruzione. Da un lato, gli stati si

lotta all’analfabetismo,

posero il problema della creando e finanziando

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