vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Collegamenti Percorso Quando la musica salva l'uomo
Filosofia - Arthur Schopenhauer.
Italiano - Gabriele D'Annunzio.
Storia - Armistizio di Cassibile.
fenomeno, rappresentazione in spazio-tempo; l’unica modifica consiste nella
sezione analitica” “Critica
riduzione delle 12 categorie individuate nella “ della
alla Ragion Pura” ad una sola, il principio causa-effetto.
Quello di Schopenhauer è un progetto antidualistico, il cui problema filosofico
principale è la ricerca di un fondamento ontologico su cui si basa il mondo e la
vita degli uomini. Per risultare dunque unitario, è necessaria la compenetrazione
tra l’esistenza e l’essenza. Lo sforzo di Schopenhauer sta nel mostrare come
l’apparente contingenza dell’esistenza sia in realtà soltanto apparenza e quindi
come sia necessario liberarsi dal modo comune di intendere il mondo e la vita al
fine di svelare la realtà vera e smascherare l’illusione filosofica di queste forme
apparenti.
Il livello essenziale, l’”essenza delle cose”, è la VOLONTÀ, di cui le immagini e i
nomi sono rappresentazione. Tutti i filosofi precedenti avevano commesso il
grave errore di confondere l’essenza con la superficie degli oggetti. Lo stesso
Kant è caduto in questo paradosso, con il merito però di aver dichiarato come
inconoscibile l’essenza, il “noumeno” di cui non si può fare esperienza ma di cui
si può solo parlare.
“Volontà e rappresentazione”,
In Schopenhauer definisce la volontà come
cieco irrazionale, primum,
impulso e desiderio senza logica; è il fondamento di
cosmica
ogni realtà; è perché coinvolge anche il cosmo. Da quest’ultimo attributo
emerge il romanticismo di Schopenhauer, che trova l’assoluto proprio nella
volontà, secondo una concezione di PANVOLONTARISMO.
La volontà si manifesta solitamente come desiderio di un oggetto, la cui
mancanza genera dolore. Una volta ottenuto l’oggetto dei desideri, il dolore si
la vita è un
trasforma in noia e disgusto. Ecco perché il filosofo afferma che “
pendolo che oscilla incessantemente tra noia e dolore, passando per l' intervallo
fugace del piacere”.
Per fuggire a questa prospettiva di profondo pessimismo il filosofo tedesco punta
voluntas,
verso il raggiungimento di una NOLUNTAS, l’opposto della che dunque
consiste nel compiere il contrario di ciò che suggerisce la volontà.
Ecco alcune soluzioni per approdare alla noluntas:
- CONTEMPLAZIONE ESTETICA: punta al raggiungimento di uno stato di
èk-stasis,
estasi (dal greco lo stare fuori di sé), nel momento in cui si
contempla o si assiste ad una qualsiasi forma d’arte. Per un istante si
sconfigge la realtà raggiungendo uno stato di catarsi.
cum patior
- COMPASSIONE: dal latino (insieme) (soffrire), consiste nel
rendersi conto che la volontà sconvolge la vita di tutti; partecipare al dolore
di un altro non fa concentrare nel proprio dolore.
- ASCESI: si compie rispettando una regola di vita di distacco dai beni
superflui, tesa a raggiungere quella purificazione dell'anima che consente
di dedicarsi compiutamente alla vita spirituale e contemplativa.
voluntas noluntas
Sconfiggere la in favore della significa raggiungere il NIRVANA
che, secondo un concetto orientale, consiste in uno stato di imperturbabilità e
pace dei sensi.
ESTETICA: ARTE COME ACQUIETAMENTO DEL DOLORE
Quando la musica salva l’uomo Pagina 3
Tramite l’arte, la volontà è in grado di sospendersi per un istante. Grazie all’arte
l’uomo non coglie il mondo in divenire, caratterizzato da lotta e conflitto, ma
nelle sue statiche ed eterne idee. La sospensione della volontà, la
contemplazione dell’immobile e permanente, significano dunque sospensione del
dolore che si genera dal conflitto. Questa condizione rappresenta quindi una
possibile strada alla liberazione dalla volontà. Figura centrale di questa
genio artistico,
concezione è il il quale contempla il mondo nelle forme pure delle
idee, riproducendole con la sua opera.
Schopenhauer stabilisce una classificazione delle arti secondo un andamento
architettura
piramidale, al cui livello più basso si colloca l’ in quanto ha come
oggetto i gradi inferiori della volontà, quali pesantezza, coesione, solidità e
arti plastiche figurative,
gravità; ad un livello superiore stanno le e che
riproducono la configurazione più alta della volontà oggettivata, cioè il corpo
poesia,
umano; ad un livello superiore ancora si situa la che più delle precedenti
rappresenta intuitivamente l’idea. Sopra a tutte le arti si colloca invece la
MUSICA, che non è soltanto intuizione di un’idea singola, bensì della volontà in sé
e per sé.
La musica è un’arte separata da tutte le altre perché, sebbene priva di immagini
e riproduzione di idee, è talmente sublime da agire con forza sull’intimo umano,
che è in grado di capirlo sino in fondo, come il linguaggio universale più limpido
del mondo intuitivo. La sua caratteristica peculiare risiede nel non rinviare ad
altro, ma nell’essere forma e contenuto simultaneamente, o meglio, la forma è
contenuto di per sé. Non si tratta di una rappresentazione mediata ma di un
segno significante, intuizione diretta della volontà e comunicazione chiara agli
uomini.
Nei suoni più gravi si riconoscono i gradi infimi della volontà, come la natura
inorganica e la massa del pianeta; i suoni acuti invece, agili e rapidi, vengono
accordati con il suono grave con il quale producono vibrazioni armoniche.
Analogamente, tutti i corpi e organismi della natura devono essere considerati
come sviluppatisi gradatamente dalla massa del pianeta.
La profondità dei suoni ha un termine, oltre il quale un suono non è più
percettibile; allo stesso modo non esiste materia percepibile senza forma e
qualità, insomma priva di volontà.
Il basso fondamentale è, quindi, per noi nell’armonia quel che il mondo è nella
natura inorganica: la massa più rude, su cui tutto posa e da cui tutto s’innalza e
si sviluppa. Procedendo con gli altri suoni che costituiscono l’armonia, tra il basso
e la voce-guida che canta la melodia, si riconosce l’intera scala delle idee, in cui
la realtà prende forma. Quelle più vicine al basso corrispondono ai gradi inferiori,
ossia ai corpi inorganici ma già in più modi espressi in natura; le più alte
rappresentano il mondo vegetale ed animale.
Come l’essenza dell’uomo consiste nella volontà che desidera e, una volta
appagata, torna a desiderare e allo stesso modo la sua felicità è l’istante tra il
desiderio e l’appagamento, cioè tra dolore e noia, così l’essenza della melodia è
un perenne discostarsi, peregrinare lontano dal tono fondamentale per
innumerevoli vie, non solo verso gradi armonici ma verso ogni tono, fino alla
Quando la musica salva l’uomo Pagina 4
dissonante settima e ai gradi eccedenti. Ma sempre avviene un ritorno al tono
fondamentale. La varietà delle vie attraverso le quali viaggia la melodia è
metafora del multiforme aspirare della volontà. Ma, infine, col ritrovamento del
grado armonico, esprime l’appagamento.
Trovare la melodia, scoprire in lei tutti i segreti più profondi dell’intimo umano è
opera del genio artistico, la cui azione è libera da qualsiasi riflessione ed è
risultato della sola inspirazione.
In un compositore, meglio che in ogni altro uomo, abita l’intima essenza del
mondo, l’occasione per ergersi a una sensibilità superiore e a nobili aspirazioni.
La musica diventa per l’uomo un acquietamento della volontà, una redenzione
che, seppur per brevi istanti, è un conforto della vita.
LA MUSICA E D’ANNUNZIO, PASSIONE MAI INTERROTTA
VITA E PENSIERO DI GABRIELE D’ANNUNZIO
Gabriele D’Annunzio nasce nel 1863 a Pescara in una famiglia borghese agiata
che lo ricopre d’attenzioni anche per la sua precocità intellettuale. Compie ottimi
studi liceali e, ancora collegiale, pubblica le prime raccoltine poetiche suscitando
un primo interesse nel pubblico.
Dal 1881 si trasferisce a Roma, iscrivendosi alla facoltà di lettere; tuttavia la vita
brillante della capitale distoglie l’ambizioso provinciale dagli studi, al punto da
non fargli conseguire la laurea.
Fino agli anni Ottanta le sue liriche mostrano una tendenza estetizzante,
influenzata dal decadentismo francese e
inglese. In questa fase il poeta concepisce
l’arte come valore supremo cui devono
essere subordinati tutti gli altri valori.
Tuttavia questa concezione entra in crisi
quando l’artista avverte che il suo
isolamento in un mondo in rapida
evoluzione si traduce in impotenza. Tale
crisi si riflette nel romanzo “Il Piacere”.
Dopo una cosiddetta “fase della bontà”, in
cui D’Annunzio ripiega su sentimenti e
affetti intimi influenzato da scrittori russi,
il suo pensiero subisce una svolta
vitalistica ed eroica in particolare dopo la
lettura di Nietzsche. Il motivo del
superuomo viene interpretato dall’artista
italiano come diritto di pochi ad essere
eccezionali, a dominare le masse
ponendosi sopra qualsiasi legge morale. A
livello politico il poeta-superuomo assume la funzione di vate, attribuendosi il
compito di strappare la nazione dalla mediocrità per condurla verso la gloria
imperialista e colonialista. Durante questa fase del superomismo egli pubblica,
Quando la musica salva l’uomo Pagina 5
tra il 1894 e il 1910, quattro romanzi: “Trionfo della morte”, “Le vergini delle
rocce”, “Il fuoco” e “Forse che sì, forse che no”. Nello stesso periodo compone il
poema vitalistico “Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi” che, secondo il
progetto, avrebbe dovuto comprendere sette libri.
Soverchiato dai debiti, nel 1910 trova riparo in Francia. Cinque anni più tardi
torna in Italia come fervido interventista: prende servizio al fronte, compie
l’incursione aerea su Pola, il volo su Vienna e l’occupazione di Fiume.
Conclusa l’avventura di Fiume si sposta in una villa a Gardone Riviera, dove
resterà fino alla morte, avvenuta nel 1938. L’ultima produzione dannunziana si
avvicina alla prosa lirica e ad un’intima introspezione, come nel “Notturno”
(1916). La villa viene ingrandita e via via trasformata in una casa-museo: il
fastoso “Vittoriale degli italiani”, poi donato alla Stato.
D’ANNUNZIO E LA MUSICA
La vita e l'opera di Gabriele d'Annunzio sono intrise di musica; non è possibile
parlare dello scrittore pescarese senza ignorare i suoi numerosi e vistosi interessi
musicali.
D'Annunzio ebbe un rapporto privilegiato con le arti, ma la musica occupò
saldamente la sua fantasia fin dagli anni dell'infanzia. Egli studiò musica con il
maestro Odoardo Chiti. Negli archivi del Vittoriale, un foglio pentagrammato
contiene una delicata melodia in fa maggiore in bella scrittura, che intona due
sestine di settenari: come si legge sul frontespizio, è una "Composizione di
Gabriellino D'Annunzio a sette anni di età. 1869". Anche al liceo il giovane
Gabriele continuò a studiare musica con una passione divorante.
Non sono passati inosservati l'intensissima attività e gli interventi innumerevoli
del grande scrittore nel mondo musicale: dibattiti contro Nietzsche sul "caso
la Tribuna;
Wagner"; cronache musicali soprattutto su collaborazione con i
massimi compositori del tempo (Casella, Malipiero, Puccini…); poesie musicate
da Tosti e da altri compositori; drammi messi in musica e portati sulle scene dai
maggiori autori del tempo: Respighi, Pizzetti, Mascagni, Montemezzi, Zandonai,
Honegger, Franchetti; iniziative editoriali di straordinaria qualità storica e
artistica.
Sono innumerevoli i riferimenti musicali in ogni scritto dannunziano: il suo
“Trionfo della morte” fu ideato e strutturato come una partitura musicale e
“Notturno”
numerose pagine del sembrano divagazioni musicali in stile
debussiano. Proprio con Debussy la consonanza fu profonda e intensa: il
“Martyre de Saint Sébastien”
musicista scriveva la musica del (testo dannunziano
in un raffinato francese antico) assieme al poeta seduto con lui davanti al
pianoforte.
D'Annunzio era un musicofilo esigente e raffinato; ascoltava spesso - e faceva
ascoltare ai suoi visitatori - i quartetti di Beethoven, i suoi preferiti, eseguiti da un
quartetto d'archi da lui patrocinato. Come esecutore aveva qualche difficoltà,
benché avesse studiato pianoforte, violino e tromba.