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Filosofia: Sigmund Freud
Arte: il Surrealismo
Cinema: "Eyes Wide Shut"
Letteratura inglese: Thomas Stearns Eliot
La crisi dell’io
di Marco Marinelli
Anno scolastico 2009/2010
Italo Svevo
Tra i letterati italiani che affrontano il tema della crisi dell’io
ricordiamo Luigi Pirandello e Italo Svevo. Il secondo ha un
approccio argomentativo meno cerebrale e meno razionale
rispetto al primo, in riferimento all’incapacità di vivere e
prospetta un’evoluzione della figura dell’inetto.
Aron Hector Schmitz (pseudonimo letterario di Italo Svevo)
affronta nei romanzi “Una vita”, “Senilità” e “La coscienza di
Zeno” il tema dell’inettitudine dell’uomo moderno, che,
incapace di affrontare la realtà, si finge malato e si auto
inganna, vivendo una profonda crisi d’identità.
L’atteggiamento di Svevo nei confronti di questa tipica figura
letteraria muta nell’ultimo romanzo. Infatti nella “Coscienza di
Zeno”, l’inettitudine passa da condizione chiusa e immobile a
condizione aperta e in divenire, proprio in virtù della sua
“mancanza assoluta di uno sviluppo marcato in qualsivoglia
senso”. Dall’altro lato, i sani sono incapaci di evolversi
ulteriormente, arrestati nel loro sviluppo e cristallizzati nella loro
forma definitiva. L’inettitudine perciò, in tale prospettiva, non
viene più considerata un marchio d’inferiorità, che condanni ad
un’irrimediabile inadattabilità al mondo e ad un’inevitabile
sconfitta esistenziale, ma una condizione disponibile ad ogni
forma di sviluppo, che si può considerare anche positivamente.
Svevo, inoltre, nella “Coscienza di Zeno” afferma che la “psico-
analisi” (così la chiama) è solamente un metodo di indagine
della psiche umana, non una cura delle sue patologie, criticando
in questo modo le convinzioni freudiane.
Sigmund Freud
Sigmund Freud è il padre della psicoanalisi, ovvero la
psicologia “del profondo”, che si configura come
metodo di cura delle patologie psichiche. Freud,
rifiutando la concezione intellettualistica dell’io come
unità semplice riportabile a quell’unico centro
unificatore che è la coscienza, afferma che la psiche è
un’unità complessa, costituita da tre “istanze”: l’Es, il
Super-io e l’Io.
Quest’ultimo è la struttura intermedia della psiche, in
quanto fa da mediatore tra le altre due zone ed inoltre,
essendo in contatto con il mondo esterno, determina il
nostro comportamento nella società.
La fragilità della nostra psiche, costituita da tre realtà
differenti, può essere paragonata alla fragilità
dell’uomo moderno. Difatti l’Io è posto in una posizione
conflittuale, costretto a conciliare le esigenze della
realtà con le cieche pulsioni dell’Es, “calderone di
eccitamenti”, e il dominio severo del Super-io, la
“coscienza morale”, e proprio da tale conflitto
scaturisce una situazione d’angoscia. Fine primario
della terapia analitica è proprio quello di rafforzare
l’identità dell’Io e renderlo più indipendente dal Super-
io. In che modo? Svelando e portando al livello del
Conscio, tutti quei fatti psichici che l’Io, di fronte alla
consapevolezza di ciò che risulta spiacevole, ansiogeno
e produce perdita di autostima, e sotto gli imperativi e
le proibizioni del Super-io, modifica e censura,
respingendoli al livello dell’Inconscio. Per questo, sono
ritenuti importanti i sogni, i lapsus, le dimenticanze e le
nevrosi, concetti trascurabili per la scienza tradizionale,
che nella psicoanalisi rappresentano manifestazioni
camuffate dell’Inconscio.
Il Surrealismo
Il Surrealismo è una corrente culturale novecentesca a
cui aderiscono numerosi artisti europei, come i
tedeschi Ernst e Arp, i francesi Masson e Tanguy, il
La
belga Magritte e gli spagnoli Miró e Dalì (a fianco,
persistenza della memoria , 1931), ma anche poeti e
scrittori, come il francese Paul Éluard.
L’obiettivo di questo movimento è l’emancipazione
dell’individuo, oppresso dal conformismo borghese,
dalle ingiustizie sociali e dalle ipocrisie della morale
cattolica, al quale restituire la capacità di
immaginare un mondo diverso, dando spazio alla
dirompente forza del desiderio e scoperchiando
l’oscura realtà dell’inconscio psichico. Per i
surrealisti, dunque, la follia, le allucinazioni, la
fantasia, il sogno sono territori dell’immaginario e
serbatoi di energia che è necessario liberare per
varcare la soglia del reale, circoscritto dalla ragione,
e accedere alla “surrealtà”, unica dimensione nella
quale si afferma la totalità dell’essere.
Se poeti e scrittori attingono all’inconscio e al sogno
tramite la tecnica del dettato automatico e delle
libere associazioni, con una scrittura che dà voce
all’ininterrotto flusso psichico, gli artisti surrealisti
utilizzano il fotomontaggio, la decontestualizzazione
degli oggetti quotidiani e l’accostamento incongruo
o casuale di figure prive di connessioni logiche, per
produrre quell’effetto di “spaesamento” e di shock
percettivo considerato indispensabile per accedere
alla surrealtà e favorire l’emergere dell’inconscio.
Eyes Wide Shut (di Stanley
Kubrick,1999)
Una prima importante caratteristica di questo
film, che rimane celata ad uno sguardo
superficiale, è il titolo. Non a caso, infatti,
Kubrick ha inserito un ossimoro nel titolo: in
traduzione, questo sarebbe “occhi spalancati
chiusi”. Con ciò il regista ha voluto
sottolineare come il film poggi su tre
dicotomie principali: sonno-veglia, morte-
vita e illusione-realtà. Tutta la vicenda infatti
è in perenne sospensione in una zona
liminare, analoga al semiconscio coniato da
Arthur Schnitzler, l’autore del romanzo da
Traumnovelle
cui è tratto il film ( , Doppio
sogno).
Secondo Kubrick la mente umana è un labirinto
e per questo il film è continuamente
ambientato in spazi onirici, labirintici che,
assieme al ribaltamento di prospettiva,
provocano disagio e disorientamento nello
spettatore.
Infine nel film è presente il principio del
mascheramento. Il protagonista Bill, infatti, è
costretto a indossare una maschera, dato
che questa è la sola cosa che può dare a lui
un’identità, in quanto è essenzialmente un
uomo vuoto, un inetto a vivere.