
Conserva la buona abitudine di prendere appunti, impara anche a "fallire" ogni tanto e preparati alla sfida della maturità senza pensare troppo al voto. Questi sono solo alcuni dei consigli che Federico Taddia, giornalista de La Stampa, dà a tutti quelli che quest'anno dovranno sostenere il loro testa a testa con l'esame di Stato.
Lui dalle pagine virtuali de lastampa.it, dallo scorso 14 marzo, data dei 100 giorni, intervista ogni giorno un maturando diverso. A metà di questo percorso che si chiama MaturItalia, a 50 giorni esatti dalla maturità, Skuola.net lo ha intervistato per te.
Federico, mancano 50 giorni esatti alla Maturità. E già da 50 giorni ci racconti l’avvicinamento all’esame su LaStampa.it intervistando un maturando al giorno. Cosa ti hanno insegnato questi ragazzi?
"Beh, sto imparando che la biodiversità esiste, e i maturandi ne sono un ottimo esempio: ogni storia è una storia a sé, unica e non replicabile. Ci sono sì punti in comune, emozioni e sentimenti che ritornano, ma la cosa che più mi piace è la specificità che ogni studente riesce ad interpretare ed esprimere. Mi stanno insegnando tante cose. Se dovessi scegliere la più importante forse è la capacità di dire 'grazie': di dire grazie ai professori, ai compagni e anche al sottoscritto per il tempo passato insieme. 'Grazie' è una parola che da adulti troppo volte si perde: è bello invece ritrovarla così spesso, e in tutta la sua forza, tra i giovani".
Cosa invece vorresti insegnare loro, che la scuola non ha fatto?
"Non credo di aver nulla da insegnare. Ecco, però mi piacerebbe lanciare un sasso a favore dell’errore, dello sbaglio. Nessuno educa al 'fallimento', ovvero al fatto che a volte le cose possono andare diversamente da come uno sperava o si aspettava. Il fallimento viene sempre stigmatizzato, diventa un fardello di cui vergognarsi: bisogna invece dire a gran voce che il fallimento è la possibilità di ripartire, di prendere consapevolezza dei propri errori. E questa consapevolezza diventa un punto di forza fondamentale per ricominciare. Chi non osa non sbaglia: bisogna invece avere il coraggio di buttarsi. L’errore va messo in conto, per poi gestirlo".
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Come ha vissuto l’esame di maturità la tua generazione e come la vive la nuova: differenze e similitudini.
"Le ansie, le paure, le nottate sui libri di oggi sono le stesse di ieri. Sì, le modalità dell’esame di maturità erano diverse, ma lo stress era simile. Forse la mancanza della tesina ti permetteva di personalizzare meno la prova, di non poterti esprimere al meglio. La differenza più sostanziale è però quella legata al web: era sicuramente un’esperienza più individuale e meno social. Il massimo della connessione era una telefonata, con l’apparecchio a filo, con il compagno di banco".
Da quello che hai capito incrociando i loro sguardi e ascoltando le loro parole, questi ragazzi guardano al futuro più con paura o con entusiasmo?
"Una sana convivenza di paura ed entusiasmo: il timore c’è, ovviamente, ma la voglia di cambiare, di andare oltre, di seguire le proprie passioni o anche solo di trovare un lavoro è forte e chiara. Sanno che sarà dura, lo hanno capito mettendo il naso fuori da scuola nelle varie esperienze di stage e tirocinio, però hanno consapevolezza che le cose possono cambiare e loro possono essere protagonisti di questo cambiamento".
Cosa dovrebbero secondo te portare con sé degli anni della scuola?
"Il prendere appunti! È un’abitudine che si perde, invece è fondamentale: segnarsi (su un pezzo di carta, su un tablet o su uno smartphone non fa differenza) idee, ragionamenti, sfumature, progetti, intuizioni, parole... È un esercizio fondamentale per non perdersi pezzi per strada e per rielaborare con calma i propri pensieri".
E tu, cosa hai portato con te di quegli anni?
"Non ero uno studente modello, ma ero una spugna: tante cose non mi interessavano, ma tutte mi incuriosivano. E, quando non mi piacevano, trovavo un modo per renderle più accettabili. Lì ho capito il concetto di creatività. E l’ho fatto mio".
Che ricordo hai della tua notte prima degli esami?
"La notte prima dello scritto di italiano ero molto tranquillo: sono uscito con gli amici a fare una pedalata in bicicletta. La notte prima degli orali invece non ho dormito per nulla: avevo sbagliato completamente i tempi del ripasso last minute ed ero indietrissimo. Poi, subito dopo l’interrogazione, ero il primo della mattina, mi sono tagliato i capelli a zero, ho preso la tenda e sono salito con un amico sul Corno alle Scale, una cima in provincia di Bologna. Il viaggio di maturità si è interrotto a metà notte, quando una tempesta di vento e grandine ha distrutto la nostra tenda. Ma questa è un’altra storia…".
Qual è l’in bocca al lupo che faresti a questi ragazzi in procinto di diventare adulti?
"L’augurio vero è che l’esame di maturità sia anche occasione di divertimento. Divertimento nel senso di godersi quel momento, vivere ogni attimo, gustarsi l’attesa, la sfida, il risultato. Tutto ciò vale molto di più del voto finale".
Cosa deve fare un maturando che vuole raccontarti la tua storia?
"Sono contattabile sui vari social: Facebook, Twitter e Instagram. Oppure basta scrivermi all’indirizzo mail maturitalia@lastampa.it".
