
L’esame di Maturità ha un valore simbolico molto importante: sancisce la fine del percorso scolastico sintetizzando, in un solo, freddo, voto numerico, il percorso scolastico degli studenti italiani. Non a caso c’è grande attesa e apprensione nei confronti dell’appuntamento di giugno, che ogni anno fa battere il cuore a centinaia di migliaia di maturandi.
Le cose però non sempre vanno per il verso giusto.
E data la rilevanza dell’evento, fioccano i malumori e le segnalazioni di presunte ingiustizie, che spesso si traducono in veri e propri ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar). In alcuni casi la giustizia dà ragione agli studenti, ma molto più spesso il martelletto batte respingendo le accuse e schierandosi a favore della scuola.Leggi anche:
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Un punteggio troppo basso per lo studente, ma non per i giudici
Una storia raccontata dalla ‘Gazzetta di Modena’ e che risale all’annata 2019/20, ovvero in pieno periodo pandemico, quando l’esame di Stato aveva subito delle variazioni ad hoc: i maturandi hanno dovuto vedersela soltanto con un maxi-orale da 40 punti, senza le prove scritte.
Il protagonista è uno studente di Sassuolo, che partiva da una buona base di crediti scolastici, 45 su 60. Ecco perché è rimasto incredibilmente scottato da quel 64/100 apparso sul diploma, un voto molto al di sotto delle aspettative. La delusione ben presto si è tramutata in voglia di rivalsa.
Il giovane ha quindi presentato un primo ricorso al Tar per andare a correggere quel giudizio troppo severo. Il Tribunale però ha respinto il ricorso. Il ragazzo non poteva crederci, ma non per questo ha rinunciato alla sua versione dei fatti. Giusto il tempo di rimettersi dallo stupore e si è nuovamente rimboccato le maniche per un secondo tentativo, rivolgendo il suo appello al Consiglio di Stato.
Quel 64 su 100, per l’allora maturando, era infatti frutto “dell’erronea applicazione delle norme speciali dettate per lo svolgimento della maturità durante la pandemia da Covid-19 e delle correlate linee guida ministeriali”, così come della “deliberata intenzione della commissione giudicatrice di sterilizzare completamente il bonus di punteggio che il Ministero dell’istruzione ha attribuito a ciascuno studente in proporzione al punteggio curriculare di base come compensazione per essere stato costretto a svolgere prove di maturità in un’unica soluzione orale”.
Il Consiglio di Stato ha ricevuto l’appello, lo ha letto, lo ha valutato… e poi lo ha respinto. La decisione già presa dal Tar è stata quindi confermata per la seconda volta, mettendo un punto fermo (immobile) alla diatriba. La ragione è molto semplice: “I docenti componenti la commissione, vale a dire quelle medesime figure che avevano autorevolmente attestato il precedente positivo andamento scolastico invocato dallo studente, abbiano dovuto prendere atto di un non brillante esito della prova orale, presumibilmente dovuto anche alla peculiarità della situazione pandemica, suscettibile di incidere sulle sensibilità dei giovani candidati”.
La studentessa che si è dovuta accontentare del massimo dei voti
Ci sono studenti che ottengono il massimo, ma vogliono di più. E probabilmente appartiene proprio a questa categoria la studentessa del Liceo Classico che dopo aver ottenuto un 100 scintillante all’esame di Maturità 2023 non si è data ai festeggiamenti. Al contrario, ha messo su il broncio e ha lottato per vedersi riconoscere la stellina di merito, ovvero la cara e vecchia lode.
Davvero? Davvero, sì. La studentessa, dopo aver investito un bel cucuzzolo di 3600 euro in spese legali, come riportato da ’La Repubblica’, ha presentato il suo ricorso al Tar: quel 100 non andava bene, a suo giudizio meritava di più.
Il Tribunale, anche in questo caso, ha valutato attentamente gli atti e alla fine si è pronunciato. Sempre con esito negativo: la studentessa si è dovuta “accontentare” del massimo dei punti, senza lode. Il perché è presto detto: la maturanda è sicuramente andata bene, ma non per questo ha brillato. Scrivono i giudici: “Il provvedimento impugnato dà conto della mancata dimostrazione, specie all’esito della prova orale, di quella brillantezza che, secondo i criteri articolati dalla stessa commissione, costituiva il presupposto per l’attribuzione della lode”. In particolare, il tassello mancante per l’ottenimento della lode sarebbe riferito a un indicatore nello specifico: la “Capacità di argomentare in maniera critica e personale, rielaborando i contenuti acquisiti”. Qui la ragazza avrebbe registrato mezzo punto in meno del massimo, sufficiente a espungere la lode dal voto finale.
La studentessa che voleva un aiutino in più
Facciamo appena un passo indietro: Maturità 2022, provincia di Pavia.
La Maturità, lo abbiamo già detto, rappresenta simbolicamente (e anche letteralmente) la fine del percorso scolastico. Non è raro quindi che gli alunni rimangano delusi dall’esito dell’esame finale, che rimarrà marchiato a fuoco sull’attestato di diploma. Una circostanza vissuta sulla propria pelle dalla liceale che poteva contare su un’ottima media dell’8. Una media che alla fine è stata trasposta, quasi ricalcata, sul voto di Maturità: 80 su 100.
Il 2022 è stato l’ultimo anno in cui la pandemia ha influenzato direttamente l’impianto dell’esame di Stato, che è andato in scena con alcune modifiche alle norme previste. Forse proprio per questo, in considerazione cioè delle difficoltà dovute allo stato di emergenza, la studentessa si aspettava un risultato di gran lunga migliore. Un aiutino in più, insomma. Dunque ha pensato bene di fare anche lei ricorso al Tar per dare un’aggiustata verso l’alto al numero del diploma.
Le ragioni della studentessa erano valide? Per il Tribunale no, e infatti ha respinto anche questo ricorso. L’80 rimarrà 80.