
In questo senso, è molto interessante l'esperimento – segnalato da 'Il Corriere della Sera' - che una docente del liceo classico “Parini” di Milano ha condotto insieme ai suoi studenti del quinto anno. Durante la lezione, l'insegnante ha raccolto i biglietti anonimi della classe contenenti le domande per ChatGPT. Lo scopo? Indagare sulle proprietà del software in una sorta di simulazione in vista dell'imminente esame di Maturità.
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ChatGPT: gli esperimenti nelle scuole
Al Parini, gli studenti pongono domande di tipo emozionale: ”Penso al suicidio tutti i giorni. Cosa posso fare?”. “Come si riconosce un amore tossico?”. ChatGPT risponde fingendo partecipazione: ”Mi spiace, ma c’è sempre speranza”, suggerendo poi di chiamare il 118. Gli studenti vanno oltre e chiedono poi un parere sulla guerra in Ucraina, ma il software risponde con informazioni generali sulla situazione. Con un po' di fantasia, i ragazzi lo invitano ad inventare un dialogo immaginario tra Charles Bukowsky e Beatrice, la musa di Dante Alighieri. Il risultato? Piuttosto deludente. Gli studenti concludono che l’essere umano è insostituibile.Anche al liceo “Leonardo” di Milano si sperimenta. Qui il progetto è a cura di Devis Abriani, docente di matematica e fisica e animatore digitale del liceo, che ha coinvolto gli studenti in un progetto in cui si usa ChatGPT per scrivere un programma in un linguaggio che i ragazzi non conoscono. ”Il tema è più complesso di quel che sembra: per interrogare un’intelligenza artificiale non bastano domande qualsiasi. E bisogna interpretarne le risposte: tutto questo è materia di studio del prompt engineering. È vero che i ragazzi possono farsi fare i compiti, ma questo succede da quando esiste internet. L’intelligenza, la memoria, la capacità di ragionare hanno bisogno di supporti per apprendere, un tempo si aveva solo il libro e ora ne esistono altri, tra cui anche questo. Dobbiamo educarli a usarlo nel modo corretto”, spiega il professore.
ChatGPT, è scontro aperto tra i docenti
Inevitabile la nascita di un dibattito destinato a durare nella scuola specie tra i prof. ChatGPT è un'opportunità o un rischio per le attività umane? ”La scuola non è una torre d’avorio in cui ci si può nascondere dai fenomeni pervasivi della società. Dovremo approcciarci anche a questo strumento, evitando adesioni entusiastiche o divieti a priori” specifica Mauro Agostino Donato Zeni, responsabile milanese dell’Associazione Nazionale Presidi. ”I nostri ragazzi sono nativi digitali. Sta a noi fare una progettazione che li metta al riparo dai rischi, ovvero la perdita di interesse per la conoscenza. Ma io sono ottimista”, aggiunge Antonella Caleffi, preside alle medie di via Bottego e via Adriano.Ma per quanto riguarda invece le università? Qui ChatGPT consiste in un'alternativa davvero allettante per gli studenti. Non a caso Giuseppe Riva, direttore dell’Humane Technology Lab della “Cattolica” ha scoperto nove allievi che avevano presentato tesine elaborate dal pc. Il docente ha utilizzato un apposito software di controllo: ”ChatGPT è come un bibliotecario, che ha letto tutti i libri e risponde alle domande citando una riga di questo, una di un altro. Ma non comprende quello che risponde. Il limite più importante, soprattutto pensando a un uso scolastico, è che non dice dove ha tratto la propria conoscenza e non distingue la qualità delle fonti. Trae il suo sapere da miliardi di occorrenze, ma da poche fonti autorevoli, perché altrimenti si scontrerebbe col diritto d’autore. E a volte crea testi allucinatori”.