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Sintesi
relativita.jpg La teoria della relatività, dopo un secolo dalla sua formulazione, è una teoria ormai consolidata, confermata da migliaia di esperimenti. Ci si deve porre allora il problema se debba diventare parte integrante dell’insegnamento della fisica o continuare a rimanere relegata, nella migliore delle ipotesi, ad un paio di settimane di lezioni. Ovviamente la risposta non può che essere la prima, per diversi motivi. Innanzitutto il processo educativo nella scuola deve guidare lo studente verso la costruzione di una sua consapevole visione del mondo in cui la fisica ha un’importante collocazione culturale in quanto “non solo ci fa conoscere il mondo, non solo è in grado di cambiarlo, ma è capace di trasformare le categorie con le quali lo interpretiamo”.
In questo senso la fisica non solo contribuisce, nel contatto con le altre discipline, ad una visione completa dell’evoluzione del pensiero e della storia dell'umanità e alla formazione culturale dell'allievo (attraverso lo sviluppo di capacità di analisi e di collegamento e delle facoltà di astrazione e di unificazione che la fisica richiede per indagare sul mondo naturale), ma concorre anche alla acquisizione di una mentalità flessibile ed è indispensabile per le scelte che ogni cittadino è chiamato a compiere nella vita democratica. Inoltre analisi recenti mostrano come gli studenti siano affascinati da argomenti di Relatività o di Fisica delle Particelle più di quanto non lo siano, in generale, dalla Fisica Classica; La fisica “è una” e molti concetti (per esempio quelli legati ai principi di conservazione) sono fondamentali tanto per la Fisica Classica che per la Fisica Moderna.
E’ dunque necessario studiare la Fisica Moderna, perché è fondamentale per la cultura del cittadino, suscita interesse negli studenti (con un vantaggio per l’apprendimento) ed è conveniente insegnarla, perché evidenzia principi fisici generali, comuni in parte anche alla Fisica Classica cosa che permette di rivedere e approfondire molti concetti generali, con evidenti benefici per la didattica.
Un altro obiettivo primario dell’insegnamento della disciplina deve essere quello di far nascere nell’allievo la sensibilità e la percezione alla base della capacità di comprendere la linea di demarcazione tra fisica e meta-fisica e (soprattutto all’inizio dello studio di ogni nuovo contenuto) la capacità di superare il cosiddetto “pensiero di senso comune” che troppe volte impedisce la comprensione dei contenuti stessi e del modo di procedere della scienza fisica (si vedano misconcezioni …)
Diventa a questo punto fondamentale “una ridefinizione dei saperi legandolo ad una nuova idea di cultura, di scuola, di processi di insegnamento/apprendimento … si è preso atto della necessità di selezionare nuclei di conoscenza disciplinare da approfondire e sviluppare “[1 ]. Infatti il Documento del Gruppo di Studio AIF-SIF [1], ha individuato il ruolo e il significato di una fisica insegnata per nuclei fondanti, cioè traducendo l’idea di nucleo fondante nel contesto della cultura scientifica: “Un diverso modo di guardare alla cultura scientifica e ai processi di insegnamento/apprendimento implica un diverso modo di individuare i contenuti: dalla quantità alla qualità.
Dovrà essere privilegiata la ricerca di nuclei disciplinari fondanti ai quali ancorare percorsi didattici culturalmente significativi e riflessioni sul significato culturale delle scienze affinché queste emergano come discipline caratterizzate da una propria struttura interna, da specifici metodi di indagine e dall’uso di particolari linguaggi, nonché da una loro fecondità in una dimensione culturale più ampia di interconnessione con altre discipline.”
In questa ottica l’insegnamento della relatività è fondamentale in quanto le concezioni di spaziotempo sono “enti e / o idee centrali per il nostro essere nel mondo e per la nostra conoscenza di esso”, ma sono anche emblematiche del succedersi nel corso dello sviluppo storico dei rapporti tra fisica e meta-fisica, tra fisica e pensiero cultuale. Inoltre la teoria della relatività è anche una teoria quadro, che vincola la forma in cui devono essere espresse teorie specifiche.
INDICE
PREMESSA Pag.1
PROPOSTA DIDATTICA Pag. 5
PERCORSO DIDATTICO : Pag. 7
· Cinematica Pag. 7
o Principio di relatività
o finitezza e invarianza di c; c come velocità limite Pag. 14
o relativita’ ristretta Pag. 16
· Dinamica
o Enermoto Pag. 25
o Urti Pag. 31
· Effetto Doppler Pag. 31
· Esperimento di Michelson-Morly Pag. 34
· Introduzione alla relatività generale Pag. 44
APPENDICE1
o Test iniziale Pag. 55
APPENDICE2
o Esercitazione1 GPS Pag. 55
o Esercitazione2 : Diagrammi spazio- tempo Pag. 59
o Esercitazione3 : dinamica Pag. 70
o Esercitazione4 : relatività generale Pag. 74
APPENDICE3
o Approfondimento1 Pag. 77
o Approfondimento2 : Trasformazioni di Lorentz e Diagrammi spazio- tempo Pag. 79
o Approfondimento3 : dinamica Pag. 89
Note e bibliografia
[1]N. Grimellini Tomasini, O. Levrini. C. Casadio, M. Clementi, S. Medri Senni Insegnare fisica per nuclei fondanti:un esempio riferito al concetto di spazio La Fisica nella Scuola, XXXII, 4, 202-213, 1999.
[2]Newton, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (1686)
[3]Kant, Critica della ragion pura ( 1783)
[4]Einstein “L’elettrodinamica dei corpi in movimento” (1905)
[5]Minkowski “Spazio e tempo” (1908).
[6]O. Levrini - Il Contributo della Relatività Ristretta al dibattito sui concetti di Spazio e Tempo in Fisica:Analisi Della Prospettiva Di Einstein,2006
[7]N.Grimellini Tomasini, O. Levrini (2005) - L’Elettrodinamica dei corpi in movimento e i libri di testo: riflessioni sul significato culturale della relatività ristretta – La Fisica nella Scuola, XXXVIII
[8]Resnick R. (1968), Introduzione alla Relatività Ristretta, Casa Editrice Ambrosiana, Milano.
[9]Taylor E. F., Wheeler J. A. 1992, Fisica dello spazio-tempo, ed. it. Zanichelli (1996)
[10]Fabri E., “Insegnare relatività nel XX secolo”, Lezioni alla Scuola Estiva Estiva A.I.F., 2001, Q16
[11]Halliday D., Resnick R., Walker J., Fondamenti di Fisica, Zanichelli editore, 2001,
[12]Carla Casadio e Olivia Levrini -Lo Spazio e il Tempo Assoluti di Newton, 2006
[13]P.Casini - Filosofia e fisica da Newton a Kant -, 1978.
[14]L.Geymonat - Storia del pensiero filosofico e scientifico - Garzanti, 1971.
[15]K.R.Popper - Congetture e Confutazioni - 1972.
[16]T.S.Kuhn - La struttura delle rivoluzioni scientifiche - Einaudi, 1969 .
[17]K.R.Popper - Scienza e filosofia - Einaudi, 1969.
[18]K.R.Popper - La logica della scoperta scientifica - Einaudi, 1970 .
[19]E.Mach - La meccanica nel suo sviluppo storico-critico - Boringhieri, 1968.
[20]S. Bergia - La storia della relatività - La Fisica nella scuola, Anno VIII, n°1, 1975.
[21]G. Boniolo – Filosofia della fisica- Mondatori, 1997
[22]Einstein. (1917) – Relatività esposizione divulgativa, - Boringhieri, 1980
[23]Einstein. – Opere scelte - Boringhieri, 1988
[24]Weinberg S. - Gravitation and Cosmology, Wiley and Sons, 1972
[25]Landau-Lifsits - Teoria dei campi – Ed.Riuniti, 1976
[26]Olivia Levrini _ Analisi della prospettiva di Minkowski
[27]Giordano Bruno “La cena delle ceneri”
[28]Galileo Galilei “Dialogo sopra i massimi sistemi”
[29]www.arrigoamadori.com/lezioni/FdA_WEB/FdA_F02_RelativitaRistretta.htm#_Toc114747483
[30]A.B. Arons, Guida all’insegnamento della fisica, Zanichelli, Bologna, 1992
[31]Possibile modo per ricavare le trasformazioni di Lorentz (da Scorza F., Un esperimento di insegnamento della Relatività in una classe di Liceo Scientifico: dal progetto alla realtà di classe, Tesi di Laurea in Fisica, Università di Bologna, Relatore Prof. N. Grimellini Tomasini, Correlatori Prof. P. Fantini, Dott. O. Levrini)
[32] P.Colella :presentazione della sperimentazione di relatività al WS di Udine
[33]http://www.df.unipi.it/~fabri/sagredo/

Una sperimentazione didattica sulla relatività
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Estratto del documento

L R L R

FIG. A FIG. B

Questo orologio consiste di una sorgente L (fig.A ) che manda un segnale luminoso verso l'alto,

dove a distanza h c'è uno specchio S, che riflette la luce verso il basso. Proprio accanto a L c'è un

rivelatore R che vede il segnale riflesso, lo conta, e trasmette a L il comando di emettere

istantaneamente un nuovo segnale (per il nostro scopo non ha importanza se un tale orologio sia più

o meno realizzabile nella pratica.).

Naturalmente l'intervallo di tempo tra due segnali successivi sarà il tempo impiegato dalla luce ad

∆τ.

andare e tornare, cioè 2h/c: questo tempo lo chiamiamo La più importante proprietà di un tale

orologio è che il suo periodo dipende esclusivamente dalla distanza fra sorgente-rivelatore e

specchio.

Supponiamo ora che l'orologio a luce sia in moto rispetto al nostro laboratorio, e vediamo come

appariranno le cose nel riferimento del laboratorio (fig. B). Mentre la luce sale, lo specchio si sposta

verso destra, e lo stesso fa anche il rivelatore: perciò la luce che arriverà a R viaggia obliquamente.

∆x

Chiamiamo lo spostamento dell'orologio nel tempo di andata e ritorno, e indichiamo con h,

∆t

come prima, la distanza verticale tra la sorgente e lo specchio. Vogliamo calcolare il tempo che

la luce ha impiegato a fare il percorso LSR. Lo spazio percorso è (teorema di Pitagora)

2 2 1/2

c∆t=2(h +(∆x/2) )

∆τ ∆τ:

2 2 2 2

da cui essendo c∆τ=h e quadrando si ha (c∆t) =c +∆x e isolando rispetto a

∆τ ∆t

2 2 2 2 2

c = c -∆x

da cui ∆ 2 2

x v

∆τ ∆ − = − ∆

2

= t 1 t

2 2

c c

ponendo 1

γ = 2

v

1 coefficiente di dilatazione

2

c

possiamo scrivere la relazione precedente come

∆t =γ∆τ

∆τ

gli orologi in moto ritardano! viene chiamato tempo proprio e rappresenta l’intervallo tra due

eventi che accadono nello stesso luogo. L’intervallo di tempo misurato da qualsiasi altro osservatore

è sempre maggiore del tempo proprio.

Si osserva che, a seconda del moto relativo con l’orologio a luce,nei diversi sistemi di riferimento

gli eventi emissione e ricezione avranno una diversa distanza temporale tra di loro e una diversa

distanza spaziale.

Tesi_Sormani 17

Master IDIFO

Tuttavia si osserva che esiste una “particolare combinazione” di tali misure che è invariante:

∆τ ∆t ∆x ∆t ∆x

2 2 2 12 12 2 22 22

Infatti c = c - = c -

Se ne deduce l’invarianza dell’intervallo

∆s ∆t ∆x

2 2 22 22

= c - detto intervallo spazio-tempo

Se utilizzo la stessa unità di misura per tempo e spazio è c=1 e posso anche scrivere

∆τ ∆t ∆t ∆x

2 12 12 22 22

= -∆x = -

[In generale se v=hc (0<h<1) allora ∆x/h è lo spazio percorso da un oggetto che viaggia alla

velocità della luce nel tempo ∆t e, analogamente, h ∆t è il tempo impiegato da un oggetto che

viaggia alla velocità della luce per percorrere uno spazio ∆x.

Questo semplice ragionamento permette di definire un’unica unità di misura per il tempo e lo

spazio.

Dal momento che ∆x=c ∆t (e c è la stessa in tutti i sistemi di riferimento) è possibile esprimere

lo spazio con l’unità di misura dei tempi (∆t= ∆x/c) o viceversa (∆x=c ∆t) ].

Vediamo il significato di tale intervallo con alcuni problemi

Problemi

1) Far scintille su un razzo

Un razzo molto veloce,entra dal portone principale, percorrendo il lungo corridoio e esce dalla porta posteriore. Ad ogni

ticchettio dell'orologio del razzo questo emette una scintilla. La prima di esse scocca nello spazio di un millimetro tra

I'antenna del razzo in movimento e la penna che si trova nel taschino di Giovanni, l'osservatore nel laboratorio. La

seconda scintilla scocca quando I'antenna del razzo è in prossimità di una maniglia metallica posta 4,00000000 metri

oltre nel corridoio secondo la misura dell'osservatore del laboratorio, che registra tra queste due scintille un intervallo

temporale di 16,6782048 nanosecondi.

a. Qual è il tempo tra le scintille misurato in metri da Giovanni, l'osservatore nel laboratorio?

b. Qual è il valore dell'invariante spazio-temporale tra i due eventi, calcolato a partire dalle misure di Giovanni nel

laboratorio?

c. Prevedete: qual è il valore dell'invariante calcolato mediante misure nel sistema del razzo?

d. Qual è la distanza tra le scintille misurata nel sistema del razzo?

e. Qual è il tempo (in metri) tra le scintille misurato nel sistema del razzo? Confrontatelo con il tempo tra le stesse

scintille misurato da Giovanni nel sistema di riferimento del laboratorio.

f. Qual è la velocità di questo razzo misurata da Giovanni nel laboratorio?

SOLUZIONE:

Dati: evento A= scocca la prima scintilla

evento B= scocca la seconda scintilla -9

dt= intervallo temporale misurato da Gianni tra i due eventi= 16,6782048 ns (1 ns=10 s)

dx=intervallo spaziale misurato da Gianni tra i due eventi= 4m

a. Nel tempo dt la luce percorre uno spazio pari a cdt=(0,299792458m/ns )(16,6782048ns)=5m

2 2 2 2 2

b. dt -dx = (5m) -(4m) =9m

c. Il valore dell’invariante non cambia al variare del sistema di riferimento, pertanto anche calcolato nel sistema del

2

razzo resta 9m .

Tesi_Sormani 18

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d. Nel sistema del razzo le scintille avvengono sempre nello stesso punto, quindi dx=0

e. Siccome nel sistema del razzo i due eventi A e B hanno dx =0, in questo sistema di riferimento la distanza temporale

2 2 2

che si misura tra i due eventi è il tempo proprio dτ e, essendo dτ =dt -dx , avendo già calcolato l’invariante al punto b,

possiamo concludere dτ=3metri.

Da questo dobbiamo dedurre che il tempo intercorso tra le due scintille misurato da Giovanni è più lungo di quello

misurato sul razzo!

f. Secondo le misure del laboratorio il razzo si sposta di 4 metri in un tempo pari a 5 metri-luce. Perciò la sua velocità

nel sistema del laboratorio è pari a 4/5 di c.

Infatti la velocità del razzo è data da v= ∆x/ ∆t , dove ∆t=5 metri-luce=5m/c . Pertanto v=(4/5)c.

2) Protone, meteorite e nave spaziale

a) Un protone che si muove (rispetto al laboratorio) con una velocità pari a 3/4 di quella della luce attraversa due

rivelatori che distano tra loro 2 metri. Gli eventi 1 e 2 sono costituiti dai passaggi attraverso i rivelatori. Quali sono

le distanze spaziale e temporale tra i due eventi nel laboratorio, espresse in metri? Quali sono le stesse distanze nel

sistema del protone?

b) Un meteorite molto veloce proveniente dallo spazio interagisce con gli strati esterni dell'atmosfera terrestre,

creando una breve scia luminosa (evento 1 ) e poi continua la sua corsa fino a disintegrarsi nel Sole (evento 2) 10

11

minuti dopo (rispetto al sistema di riferimento della Terra). Assumete che il Sole disti 1 ,4960 x 10 metri dalla

Terra. Nel sistema di riferimento terrestre, quali sono le distanze spaziale e temporale, in minuti, tra l'evento 1 e

l'evento 2? Quali sono le stesse distanze nel sistema del meteorite?

c) Nel ventitreesimo secolo una nave spaziale lascia la Terra (evento 1 ) e viaggia al 95 percento della velocità della

luce fino ad arrivare a Proxima Centauri (evento 2), che dista 4,3 anni-luce dalla Terra. Nel sistema di riferimento

terrestre, quali sono le distanze spaziale e temporale, in anni, tra l'evento 1 e l'evento 2? Quali sono le stesse

distanze nel sistema della nave spaziale?

a) Dati: Evento1: passaggio del protone attraverso il primo rivelatore

Evento 2: passaggio del protone attraverso il secondo rivelatore

dx = distanza tra i due rivelatori misurata nel laboratorio = 2 metri

v = velocità del protone misurata nel laboratorio = ¾ di c

La distanza spaziale tra i due eventi nel laboratorio è dx=2m

Indico con dt la distanza temporale tra i due eventi nel laboratorio:

dt=dx/v=dx/(3c/4)=(8/3)metri-luce=2,66667metri-luce

Nel sistema del protone la distanza spaziale tra i due eventi è nulla, perché avvengono entrambi laddove si trova il

protone (che in questo sistema è fermo).

Pertanto l’intervallo di tempo tra 1 e 2 in questo sistema di riferimento è un intervallo di tempo proprio dτ che posso

calcolare a partire dagli intervalli dt e dx tra i due eventi misurati nel laboratorio :

2 2 2 2 2 2

dτ =dt -dx = (2,66667metri-luce) -(2 metri) =3,1111 m

pertanto dτ = 1,764 metri –luce che è un tempo inferiore a quello osservato nel laboratorio.

b. Dati: Evento1= scia luminosa

Evento2= disintegrazione

dt = distanza temporale tra i due eventi misurata sulla Terra=10 minuti

11

dx= distanza Terra-Sole misurata dalla Terra=1,4960 *10 metri

Per rispondere alla prima domanda (posto che dt è già espresso in minuti) dobbiamo esprimere la distanza Terra-Sole in

minuti-luce, ovvero dobbiamo calcolare il tempo (in minuti) impiegato dalla luce a percorrere il tragitto Terra- Sole;

osserviamo che ci serve esprimere c in metri al minuto. Per farlo basta osservare che la luce percorre in un minuto uno

8 8

spazio 60 volte superiore a quello che percorrerebbe in un secondo, pertanto c=2,99792458*10 m/s = 2,99792458*10

10

*60 m/min = 1,798754748*10 m/min. Così la distanza tra la Terra e il Sole è:

11 10

dx/c= (1,4960 *10 metri)/( 1,798754748*10 m/min) = 8,3169 minuti-luce

Tesi_Sormani 19

Master IDIFO

Nel sistema che si muove col meteorite i due eventi avvengono nello stesso luogo; in questo sistema dunque l’intervallo

temporale che intercorre tra i due eventi è un intervallo di tempo proprio dτ , che si può calcolare grazie all’invariante

spaziotemporale ricavabile dalle misure di dt e dx nel sistema Terra:

2 2 2 2 2 2

dτ =dt -dx = (10 min) -(8,3169min) = 30,8292 (min)

da cui si ricava dτ=5,5524 min

Anche in questo caso osserviamo che il tempo intercorso tra i due eventi è più lungo se osservato dalla Terra, ovvero

che nel sistema solidale col meteorite il viaggio Terra-Sole è stato più breve.

c. Dati: Evento1= la nave spaziale lascia la Terra

Evento 2= la nave raggiunge Proxima Centauri

dx = distanza Terra-P.C. misurata sulla Terra = 4,3 anni-luce

v = velocità della nave spaziale = 95/100 di c

La distanza spaziale misurata sulla Terra tra i due eventi è dx = 4,3 anna-luce.

La velocità della nave spaziale può essere espressa come v = 0,95 anni-luce/anno

La distanza temporale (sempre misurata sulla Terra) è:

dt = dx/v = (4,3 anni-luce)/(0,95 anni-luce/anno)=4,53 anni

Sulla navicella l’intervallo spaziale tra i due eventi è 0, quindi l’intervallo te

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