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Sono un insegnante di matematica in pensione dal 1999 e, all’inizio di quest’anno scolastico, desidero sottoporre ai colleghi docenti di questa disciplina nelle scuole medie superiori alcune considerazioni che, mi auguro, possano favorire un dibattito sull’aspetto metodologico-diattico dell’insegnamento della nostra materia. Per ciò ho ritenuto possa essere interessante prendere le mosse dal Resoconto del professore Vinicio Villani, del Convegno internazionale di Cagliari del 31-10-1981, sul tema: “Metodiche attuali nell’insegnamento della Geometria nell’arco di studi pre-universitari”.
RIFLESSIONI SULL’INSEGNAMENTO DELLA MATEMATICA E IN PARTICOLARE DELLA GEOMETRIA
Di Alfio Grasso di quest’anno
Sono un insegnante di matematica in pensione dal 1999 e, all’inizio scolastico, desidero sottoporre ai
colleghi docenti di questa disciplina nelle scuole medie superiori alcune considerazioni che, mi auguro, possano favorire
metodologico-diattico della nostra
un dibattito sull’aspetto dell’insegnamento materia.
Per ciò ho ritenuto possa essere interessante prendere le mosse dal
Resoconto del professore Vinicio Villani, del Convegno internazionale di Cagliari del 31-10-1981, sul tema:
“Metodiche attuali nell’insegnamento della Geometria nell’arco di studi pre-universitari”.
Sulla metodologia da seguire nell’insegnamento della matematica, vi è un consenso pressoché generale sui punti
seguenti:
- Le nozioni matematiche (siano esse definizioni, assiomi, simboli, teoremi o costruzioni di qualunque tipo) non
vanno imposte dall’alto, in modo puramente formalistico e acritico; occorre motivarle in base alle conoscenze
precedenti degli allievi e in funzione delle utilizzazioni future che se ne intendono fare. Ove possibile, si
coinvolgeranno gli alunni stessi nella costruzione delle nozioni matematiche, guidandoli a formulare
definizioni, a fare congetture e a dimostrarne la validità o a trovare contro esempi, a riscontrare analogie
strutturali, ecc.
- Vanno rispettati i ritmi naturali di apprendimento dei giovani; ciò implica la necessità di un insegnamento
ciclico, a “spirale”, ritornando sui medesimi argomenti in momenti successivi, con approfondimenti via via
maggiori e da punti di vista man mano più elevati, senza ricorrere ad astrazioni premature ma al tempo stesso
senza disperdersi in analisi troppo minuziose di situazioni particolari e prive di successivi sviluppi.
La strutturazione delle conoscenze in teorie organiche deve essere l’obiettivo finale di tutta l’attività didattica,
- ma non ne può costituire in alcun modo il punto di partenza.
Dopo queste premesse, affrontiamo la questione principale, che più direttamente riguarda il tema specifico di questa
esposizione: “quale dovrebbe essere il ruolo della geometria nel contesto di un insegnamento autenticamente rinnovato
della matematica”? La risposta è riassunta in cinque punti, che riflettono nella sostanza le opinioni di larga parte dei
matematici che si sono occupati del problema nei congressi internazionali dal 1950. più di quanto si usa insegnarne
a) Di geometria ne va insegnata parecchia, a tutti i livelli di scolarità; senz’altro
attualmente. Va rivalutato particolarmente lo studio della geometria nello spazio, dato il ruolo fondamentale
che una corretta visione spaziale svolge nei più diversi campi della matematica e delle sue applicazioni.
b) Occorre distinguere vari stadi di apprendimento degli allievi, e quindi varie forme di presentazione delle
nozioni geometriche. I diversi stadi non vanno visti però come compartimenti stagni, staccati fra loro; in ogni
stadio si devono riprendere e rielaborare le nozioni del livello precedente e preparare il terreno agli sviluppi
previsti nello stadio successivo.
Nella fase intermedia fra l’insegnamento “sperimentale” e l’insegnamento razionale degli ultimi anni della
c) scuola secondaria superiore occorre prevedere uno stadio di avvio al metodo della deduzione logica. Poiché
l’assiomatica di Euclide–Hilbert è troppo complessa (ventuno assiomi!) e quella vettoriale di Dieudonné
troppo astratta, ci si limiterà in questo stadio a familiarizzare gli allievi col metodo ipotetico-deduttivo su parti
circoscritte (ma significative) della geometria, senza la preoccupazione di costruire un sistema di assiomi
globale.
d) Una possibile sequenza degli stadi è la seguente (le indicazioni sulle età sono solo orientative e dipendono
anche dall’impostazione del corso di studi cui ci si riferisce):
I. Sperimentale e grafico 6-12 anni circa
II. Deduttivo in senso locale 13-15 anni circa
III. Sistemazione razionale 16-17 anni circa
IV. Geometria vettoriale 18-19 anni circa
V. Ripensamento critico
sul significato della geometria
e) Non esistono scorciatoie che permettano di saltare senza gravi inconvenienti alcuno di questi stadi. Pertanto il
tempo da dedicare all’insegnamento della geometria non può essere ridotto; anzi va aumentato, tagliando altri
rami secchi dei programmi. 1
Riflessioni sull’insegnamento della matematica e in particolare della geometria di Alfio Grasso
Qualche commento
Sul punto a). Dopo la crisi che ha investito l’insegnamento della matematica negli ultimi decenni, tutti hanno dovuto
costatare ancora una volta che la geometria rappresenta una fonte inesauribile e insostituibile di suggestioni intuitive, di
esempi, di esercizi, di problemi, di modi di pensare e di esprimersi, di modelli e di teorie matematiche.
b) esprime una verità ovvia, che però nella pratica dell’insegnamento
Il punto è spesso ignorata: troppe volte il docente
di un nuovo ciclo di studi enuncia pomposamente l’idiozia secondo cui gli allievi farebbero bene a “dimenticare” tutto
di ricostruire l’edificio dalle
quello che hanno appreso nel ciclo precedente, per consentire (a lui, naturalmente)
fondamenta! Quanto più utile e didatticamente efficace sarebbe se quel docente accertasse con domande informali - così
i giovani saranno meno intimiditi - le conoscenze già possedute dagli allievi e traesse spunto dalle risposte generiche, o
suo
ingenue, o errate, per motivare esigenze di precisione, di generalità, di rigore, del insegnamento!
L’aspetto indubbiamente più innovativo di queste proposte è il punto c).
L’idea di rinunciare alla presentazione di un’assiomatica globale per gli allievi che si avvicinano per la prima volta al
ma ha preso nuovo vigore negli ultimi trent’anni a seguito del fallimento, in
metodo ipotetico-deduttivo non è nuova,
fascia di età, sia dell’insegnamento tradizionale euclideo-hilbertiano,
questa sia di quello vettoriale di stampo
“modernista”. I vantaggi del metodo di “deduzione locale” sono innegabili: si assumono come vere alcune proposizioni
disposti ad ammettere, sia perché le ritengono “evidenti”, sia perché ne hanno una qualche
che tutti gli allievi sono conseguenze che “evidenti” non sono.
conoscenza dal ciclo precedente, e se ne deducono In questa fase ciò che conta è
far capire agli allievi che ci si basa sempre su determinati presupposti (gli assiomi della teoria) e che ragionando,
riflettendo su essi se ne possono ricavare, con deduzioni puramente logiche, delle conseguenze, la cui validità dipende
sperimentali o da nuovi ricorsi all’intuizione
unicamente dalla validità delle premesse e non da eventuali verifiche
significa proprio “riflessione”, “meditazione”). Avendo rinunziato a un’assiomatica globale, si
(ricordo che teorema
riesce ad arrivare assai più in fretta alla dimostrazione di risultati interessanti e non banali, giustificando così sul piano
In quest’ottica l’insegnante deve possedere un’assiomatica
psicologico la potenza e la bontà del metodo deduttivo.
– tali cioè da consentire sin dall’inizio un rapido accesso
sottostante semplice, dagli assiomi forti a teoremi interessanti
–
e non immediati ma intuitivi in quanto traducono proprietà dello spazio che ci circonda facili a verificarsi (a esempio
l’Assiomatica a base metrica L’enseignemet de la géométrie
esposta da Choquet nel volume del 1964 e le cui linee
Solo dopo un’attività
fondamentali aveva proposto al seminario internazionale di Royaumont in Francia nel 1959).
preliminare di questo tipo, negli anni successivi, sarà naturale porre il problema della ricerca di un sistema globale e non
ridondante di assiomi per tutta la geometria. Va da sé che non sarà necessario rifare tutta la geometria secondo
l’impostazione assiomatica scelta, ma basterà illustrare su qualche esempio significativo come ciò sia possibile.
La sequenza degli stadi elencati nel punto d) rispecchia sostanzialmente le idee espresse dalla maggioranza dei
matematici nei congressi internazionali dedicati all’educazione matematica. Tuttavia è opportuno ribadire ancora una
volta che non si tratta di una suddivisione rigida; molto dipende anche dalla struttura del sistema scolastico in cui ci si
trova a operare. Non è neppure detto che gli ultimi due stadi debbano essere sviluppati a fondo in tutte le scuole
secondarie superiori. Inoltre è inteso che in ogni stadio si possono usare liberamente tutti gli strumenti giudicati
adeguati agli scopi che ci si prefigge di raggiungere. A esempio, si potranno alternare ragionamenti di tipo sintetico con
ragionamenti numerici o algebrici e ricorrere tutte le volte che lo riterrà opportuno all’uso di sistemi di coordinate. Non
è escluso quindi che si parli di vettori geometrici anche prima dello stadio dedicato appositamente alla “geometria
vettoriale”. La novità che il quarto stadio vuole rappresentare rispetto agli stadi precedenti sta nel passaggio da
in’assiomatica essenzialmente geometrica a quella dell’algebra lineare. Ma, a differenza di ciò che propone Dieudonné,
secondo questo schema l’algebra lineare costituisce lo sbocco e la generalizzazione naturale di tutta una serie di attività
geometriche, non un loro semplice surrogato.
L’eventuale stadio di “ripensamento sul significato della geometria” è strettamente connesso allo stadio precedente. Una
volta compresa la convenzionalità dei sistemi di assiomi e la possibilità di sostituirne uno con un altro equivalente senza
con ciò alterare la teoria che si sta esaminando, si faranno riflettere gli allievi sulla possibilità di costruire anche sistemi
di assiomi tra loro non equivalenti; se si avrà tempo sufficiente a disposizione, sarà stimolante parlare delle geometrie
non-euclidee, delle geometrie finite, ecc.
Il punto e) rappresenta lo scoglio più difficile da superare. Caduta l’illusione “modernista” di poter saltare impunemente
a quello della “geometria vettoriale”, non
gli stadi intermedi, passando direttamente dallo stadio sperimentale-grafico
resta altra soluzione che cercare altrove il tempo necessario per svolgere organicamente tutto il programma di
geometria.
Per esempio, con riferimento ai programmi dei licei classici e scientifici, nell’ultimo anno dei primi e nel quarto anno
dei secondi sono previsti argomenti di goniometria e trigonometria. Sarebbe opportuno sfrondarli significativamente e
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