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Analisi del capitolo 30 dei Promessi Sposi
Innanzitutto, è bene distinguere i frangenti del capitolo legati alla storia, ovvero tutto ciò che si può ricondurre a fatti realmente avvenuti e/o personaggi realmente esistiti, oltre che ad alcuni riferimenti di natura geografica, da quelli legati alla fantasia dell'autore (romanzo): in questo caso la prevalenza è data ai secondi, che si rispecchiano nelle vicende generali del capitolo, nonostante non manchino gli elementi attinenti ai primi (cenni al territorio, personaggi realmente esistiti, come l’innominato, e il clima di guerra che fa da sfondo al capitolo).
Inoltre, i personaggi coinvolti sono:
- don Abbondio, che da subito fa emergere la sua paura e la sua inquietudine, che nel capitolo si sviluppa arrivando a trovare vari motivi di nascita: si va da quella per il saccheggio della canonica a quella per il castello dell’innominato, passando per l’inquietudine per il passaggio dei lanzichenecchi avvertito da un momento all’altro; inoltre, il curato si dimostra ossequioso nei confronti dell’innominato quando arriva a destinazione, mentre nella parte finale del capitolo egli dimostra di essere un personaggio alquanto passivo, poiché non si adopera per riprendere i beni che erano suoi sottratti da alcuni cittadini per paura di eventuali ritorsioni;
- Perpetua, che fin da subito cerca di tranquillizzare e rassicurare il curato e dall’altra parte si dimostra operosa assieme ad Agnese nello svolgere alcuni servizi per l’innominato e il suo castello al fine di ripagare al meglio la sua ospitalità;
- Agnese, di cui vengono soprattutto evidenziate l’operosità (assieme a Perpetua, come appena citato, e nella parte finale del capitolo nel rimettere a posto la casa) e l’apprezzamento nutrito nei confronti dell’innominato e dei benefici offertale da quest’ultimo;
- l’innominato, che continua a mostrarsi altruista dato che non disdegna mai di fare del bene al prossimo, mentre emerge la sua spontaneità nell’accoglienza a don Abbondio, Agnese e Perpetua.
Quanto ai luoghi in cui si svolgono le vicende generali, troviamo il castello dell’innominato, che simboleggia l’ordine (dato dall’innominato con un’attenta pianificazione), l’operosità (ritrovabile nelle 2 donne) e le continue inquietudini del curato e dall’altra parte la canonica di don Abbondio stesso, teatro dei suoi continui litigi con Perpetua.
Infine, il tema principale trattato in questo capitolo è quello attinente alla guerra, vista come flagello vero e proprio e collegata alle catastrofiche conseguenze portate: è il caso della canonica di don Abbondio, ma anche dei campi e delle strade di paese, come notato dai protagonisti nel viaggio di ritorno.
Inoltre, è bene notare che il Manzoni non narra tali episodi da un punto di vista oggettivo, attenendosi alla storia ufficiale, ma riesce a riferirli mediante le testimonianze dirette (punto di vista soggettivo) delle vittime.