Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • La storia di Gertrude, la Monaca di Monza, è centrale nei capitoli IX e X de "I Promessi Sposi", dove si esplora la sua complessa vicenda personale e sociale.
  • Il racconto include un lungo flashback che mette in luce le pressioni sociali del Seicento, costringendo Gertrude a diventare monaca per preservare il patrimonio familiare.
  • L'educazione di Gertrude è manipolativa, con inganni e tattiche subdole da parte del padre e delle monache, limitando la sua libertà di scelta ma mostrando anche un nucleo di resistenza interiore.
  • Il binomio inganno/violenza emerge nella lotta interiore di Gertrude, costretta ad accettare forzature esterne che diventano pressioni interne, rendendola complice di un sistema oppressivo.
  • Dal "Fermo e Lucia" a "I Promessi Sposi", la storia di Gertrude evolve, con una maggiore attenzione alla comprensione morale piuttosto che al sensazionalismo, eliminando alcuni dettagli più oscuri.

Indice

  1. Introduzione
  2. Rapporto fra storia e racconto
  3. L’educazione di Gertrude
  4. Binomio inganno/violenza
  5. La storia di Gertrude dal “Fermo e Lucia” a “I Promessi Sposi”

Introduzione

All’inizio del capitolo IX, i protagonisti, giunti momentaneamente in salvo devono dividersi e affrontare, su vie separate ulteriori difficoltà che li aspettano. Soltanto dopo lunghe peripezie riusciranno a ritrovarsi (capitolo XXXVI). I due capitoli, IX e X, hanno come argomento comune la vicenda di Gertrude, la Monaca di Monza che tutti chiamano “la signora”.

Rapporto fra storia e racconto

Il ritratto, preparato da un clima di attesa, si apre con un flashback di lunghezza insolita, quasi un romanzo all’interno del romanzo. Come nelle disgressioni precedenti, il personaggio viene messo a contatto col suo tempo che già chiarisce il mistero che gli aleggia intorno. Ancora una volta, la riflessione storica sottolinea discriminazioni e pregiudizi sociali del Seicento: Gertrude è obbligata a prendere il velo per lasciare intatto il patrimonio familiare destinato al primogenito. Queste consuetudini soffocanti hanno conseguenze sulla psicologia e sulla condotta della donna, coinvolgendone, quindi i sentimenti. Nonostante questo, in essa esiste un nucleo di libertà che può riscattare la debolezza: essa sceglie di continuare sulla strada che le è stata fatta intraprendere. Questa lotta tutta interiore si individua il concetto del “vero morale” che Manzoni si pone come obbiettivo di rappresentare: “Ogni finzione che mostri l’uomo in riposo morale, è dissimile da vero”.

L’educazione di Gertrude

L’educazione che viene impartita alla ragazza si basa sull’inganno e su di una tattica subdola, contro cui sarà sempre più difficile combattere; il calcolo del principe corrisponde a quello delle monache, legate più alla politica del convento che ad una vocazione, un aspetto presente anche in altre figure ecclesiastiche. Da notare che nel racconto dell’infanzia, raramente Gertrude compare come soggetto delle proposizioni che la riguardano o, tutt’al più è un soggetto passivo: era nascosta….. fu collocata….. fu chiamata. Essa, di norma costituisce l’oggetto a cui si rivolgono le azioni compiuta dal padre o dalle monache, nell’intento di raggiungere in modo subdolo l’obiettivo prefissato: le si diedero…… le si diceva…..Dal momento in cui, lo scrittore precisa che nel convento esistevano alcune ragazze che sapevano di essere destinate al matrimonio, Gertrude comincia a emergere come coscienza e soggetto delle sue azioni. Il consenso alla vocazione, chiamata con un ossimoro “vocazione imposta”, e la ribellione ad essa, nella ragazza hanno la stessa radice: alla vanità, si aggiungeranno poi altre spinte contro la vita monastica, via via legate all’esperienza e alla sua crescita.

Binomio inganno/violenza

Al centro della vicenda non c’è soltanto la polemica sociale contro un tipo di educazione forzata o l’analisi di un caso storico, visto che le monacazioni forzate erano all’ordine de giorno nel XVII secolo. Si riscontra anche l’individualità della protagonista in lotta, che oscilla in continuazione fra due poli opposti, che avanza in modo tortuoso e instabile. Questa discesa del cuore di Gertrude verso ciò che le impongono gli altri, descrive il continuo trasformarsi di una resistenza in una resa, di un sentimento nel suo contrario, di una pressione esterna in un condizionamento interno. Ad ogni passo, questo percorso verso il basso chiama in causa una rete di corresponsabili: è tutto un mondo che complotta per ingannare la ragazza (il padre, la madre, il fratello primogenito, la madrina, i parenti, gli amici, le suore, le altre figure ecclesiastiche). Si ha pertanto un accumularsi di violenze sottili e di astuzie tanto subdole che Gertrude riesce a fare sue fino a diventarne complice.

La storia di Gertrude dal “Fermo e Lucia” a “I Promessi Sposi”

Ai capitoli IX-X de I Promessi Sposi corrispondono i sei capitoli iniziali della seconda parte di Fermo e Lucia che presentano importanti differenze di contenuto. La digressione, all’inizio della seconda parte sul tema che letteratura esistono altri sentimenti più importanti dell’amore che uno scrittore dovrebbe diffondere nell’animo dei lettori quali la commiserazione, l’indulgenza, il sacrificio di se stesso, la commiserazione, né I Promessi Sposi scompare. Tuttavia nella seconda versione, la storia di Gertrude è profondamente trasformata, forse anche alla luce di alcune premesse morali. Gli aspetti più foschi della vicenda sono eliminati o soltanto intuiti come le manovre seduttrici di Egidio, le complicità che gli vengono offerte, l’uccisione della conversa. È come se lo scrittore volesse far prevalere la comprensione sul ribrezzo e la riflessione sulla cronaca. Ciò che prevale è la preoccupazione morale, sempre viva, anche quando sembrerebbe nascosta, e la ricerca di un equilibrio che mettesse a fuoco l’essenziale eliminando tutte quelle parti che il lettore, definito “di garbo” potrebbe comunque avvertire da sé.

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