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Analisi del capitolo 32 dei Promessi Sposi
Innanzitutto, è bene distinguere i frangenti del capitolo legati alla storia (fatti realmente accaduti, personaggi realmente esistiti e citazioni circa il territorio e il paesaggio) da quelli legati alla fantasia dell'autore (romanzo vero e proprio): anche in questo capitolo, come nel precedente, a farla da padroni sono i primi, in quanto si tratta di una narrazione basata su fatti realmente accaduti, e quindi digiuna da veri e propri elementi affidati alla fantasia dell’autore.
I personaggi principali in questo caso sono:
- Ambrogio Spinola, governatore di Milano, che dà maggiore importanza all’assedio di Casale e alla guerra per la successione invece di dare il proprio contributo alla società per quanto riguarda la situazione inerente alla peste; dall’altra parte, egli si dimostra completamente insensibile nei confronti alla situazione, e ciò emerge soprattutto nel momento in cui decide di affidare piene responsabilità al gran cancelliere Ferrer, rispecchiando un atteggiamento completamente menefreghista e indifferente;
- il cardinale Borromeo, di cui viene evidenziata la grande resistenza alle pressioni del popolo, specialmente nei confronti della processione domandatagli da alcuni magistrati, a cui però alla fine deve cedere; si dimostra ancora una volta compassionevole e caritatevole nei confronti di coloro che si trovano nel lazzaretto e allo stesso tempo ci viene riferito dal narratore che egli uscirà totalmente illeso dall’epidemia in questione;
- la scena politica, che si dimostra impotente di fronte alla situazione in generale, e questa stessa impotenza inizia a divenire più evidente in riferimento alle violenze dei monatti alla popolazione; inoltre, in questo capitolo è quasi come se scomparisse dai radar, sia perché viene lasciato più spazio allo svolgersi degli eventi sia perché viene citata in pochi frangenti dal narratore;
- la popolazione di Milano, che si dimostra esasperata dalla situazione e allo stesso tempo ne emerge la profonda irrazionalità, in quanto preferisce affidarsi a dicerie infondate sui presunti untori (e a tal proposito il Manzoni riferisce che uno dei motivi potrebbe essere quello di non voler ammettere di aver sbagliato nel non riconoscere l’epidemia quando ancora era nelle sue fasi iniziali).
Inoltre, i luoghi in cui si svolgono la gran parte delle vicende che prende piede nel capitolo sono 2:
- il lazzaretto, colpito dall’assenza dei medici e “salvato” ancora una volta dall’intervento dei cappuccini e del cardinale arcivescovo;
- le vie della città, che si dimostrano nuovamente un mezzo alquanto efficace per la diffusione delle dicerie, come nel caso di quella degli untori, e allo stesso tempo teatro di violenze nei confronti di cittadini innocenti (da notare la somiglianza con il capitolo precedente, solo che in quel caso la violenza era stata per lo più rivolta al benemerito Lodovico Settala.
Infine, i temi trattati individuabili in questo frangente del Romanzo sono i seguenti, ovvero:
- l’animo umano, rispecchiato da vari atteggiamenti dei personaggi: è il caso dell’indifferenza (Ambrogio Spinola), della violenza (monatti) e del coraggio di resistere (cardinale arcivescovo);
- la violenza, che si rispecchia nelle violenze dei monatti: da notare come essi non si rendano nemmeno conto della gravità delle loro azioni, dato che preferiscono approfittare della difficoltà e delle debolezze dei popolani, in una situazione e in un contesto a loro del tutto favorevole (lo farebbero anche in condizioni “normali”?); inoltre, questa tematica si collega anche alla guerra, di cui in questo capitolo viene evidenziata la totale inutilità, dall’assedio di Casale fallito;
- la lacerazione della società, che non solo è sottolineata dal calo demografico, ma anche dal crollo dell’autonomia di pensiero dei cittadini (messa alla prova, in particolare, dalla diffusione di dicerie), con solo alcuni che ne rimangono immuni.