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Analisi del capitolo 31 dei Promessi Sposi
Innanzitutto, è bene distinguere i frangenti del capitolo legati alla storia (quindi a tutto ciò, tra personaggi e avvenimenti, che è riconducibile alla realtà) da quelli legati alla fantasia dell'autore (romanzo): in questo caso, l’aspetto storico copre la totalità del capitolo con il racconto dell’epidemia di peste da parte del narratore, e quindi gli aspetti legati al romanzo sono assenti del tutto.
Inoltre, i principali personaggi che agiscono nel capitolo sono:
- i popolani, che si dimostrano inizialmente sordi e noncuranti nei confronti dei numerosi avvertimenti dati da alcuni medici, per esempio Lodovico Settala o Alessandro Tadino, e in seguito ostili alle precauzioni (“cordone sanitario”) che il tribunale di Sanità fa assumere; inoltre, nella parte finale del capitolo, molti cittadini sono allo sbando più totale, in quanto aggrediscono lo stesso Settala e si abbandonano alle dicerie senza fondamento riguardo gli untori;
- Ambrogio Spinola, un personaggio che in precedenza era stato solamente citato dal narratore quale successore di don Gonzalo alla carica di governatore di Milano; si dimostra totalmente disinteressato alla faccenda, poiché preferisce dedicare le sue attenzioni alla festa per la nascita del figlio di Carlo IV (favorendo così il contagio) e all’assedio di Casale;
- il tribunale di Sanità, di cui lo stesso Manzoni critica la lentezza nel varare contromisure per la peste, come certificato dall’emanazione della prima grida, ma che dimostra una certa efficacia quando alla fine del capitolo, mediante l’espediente del carro della morte, riesce a convincere i cittadini dell’esistenza di tale epidemia (intervento che però porta anche degli svantaggi, tra i quali il più importante che è rappresentato dall’aumento immediato dei contagi);
- le “mosche bianche” della situazione, ovvero coloro che riconoscono l’avvento di una minaccia importante e cercano di spargere la voce a riguardo, con il rischio (e perciò ne va apprezzato il grande coraggio) di attirare l’odio dei cittadini: è il caso di Federigo Borromeo, Ludovico Settala e alcuni medici del tribunale di Sanità come Alessandro Tadino.
I luoghi in cui trovano svolgimento le principali vicende sono 2:
- il lazzaretto, che inizialmente è in preda alla paura e al caos scatenati da coloro che sono stati ospitati e che vivono in condizioni insopportabili; tuttavia, è trovata una risoluzione più che efficace a tale problema nel momento in cui ne viene affidata l’organizzazione ai frati cappuccini, che portano carità e ordine al suo interno;
- le vie della città, che simboleggiano lo sbando totale della popolazione e la sua disperazione, ma allo stesso tempo si dimostrano un mezzo efficace di diffusione, come nel caso della diceria degli untori;
Infine, i temi trattati in questa parte del Romanzo manzoniano sono anch’essi 2, ovvero:
- l’epidemia di peste, fonte di disperazione e pretesto per far emergere il più delle volte l’inettitudine delle persone al comando, che non si dimostrano affatto meritevoli dei ruoli a loro affidati in passato;
- il male, già ripreso da Manzoni in uno dei capitoli precedenti: esso è visibile agli occhi di tutti quando ormai ha messo forti radici all’interno della popolazione, che all’inizio della sua diffusione (come in questo caso) ne ignora l’esistenza.