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Riassunto del capitolo 29 dei Promessi Sposi
Il capitolo si apre con don Abbondio che cerca disperatamente di trovare un riparo sicuro in vista dell’arrivo più che imminente dei lanzichenecchi; in preda alla disperazione, scarta varie opzioni, tra cui quelle di rifugiarsi a Bergamo, in alta montagna oppure affittare una barca per attraversare il fiume. Nel mentre Perpetua, ben meno avvezza a farsi prendere dalla paura e dall’agitazione, sotterra all'esterno della canonica, più precisamente all'ombra di un fico, i risparmi del curato.
A questo punto sopraggiunge Agnese, che vuole condividere una sua idea con i 2: ella tenterebbe infatti di raggiungere il castello dell’innominato, che nella precedente lettera indirizzatale, in cui vi erano anche i 100 scudi come risarcimento, aveva ribadito la possibilità di chiedergli aiuto qualora lei stessa avesse avuto bisogno.
Nonostante i dubbi e le paure del curato, Perpetua riesce a convincerlo e i 3 si mettono in cammino verso la meta prestabilita; nel mentre, don Abbondio mette in scena un ulteriore monologo in cui sfoga tutte le sue paure e inquietudini contro il duca di Nevers e l’imperatore austriaco, che secondo lui sono gli unici responsabili del conflitto, e quindi della conseguente invasione dei lanzichenecchi, o quantomeno coloro che hanno le colpe maggiori.
A un certo punto, Agnese, don Abbondio e Perpetua arrivano nel paese dell’innominato, e qui colgono l’occasione per far visita alla famiglia del sarto, che aveva accolto Lucia a seguito della sua liberazione dalla cattività nel castello del temuto signore; lo stesso sarto li accoglie calorosamente, e li convince a stare con la sua famiglia a pranzare.
Egli si dice in ogni caso ottimista per la situazione, in quanto il suo paese dovrebbe essere ben lontano dalle mire dei lanzichenecchi, e quando i 3 devono rimettersi in cammino si preoccupa di chiamare un calesse per la prosecuzione del loro stesso viaggio.
A questo punto, dato che se ne era parlato durante il pranzo stesso, la scena si sposta sull’innominato, di cui il lettore viene aggiornato a riguardo: è riuscito a portare avanti il suo cambiamento, dato che ha iniziato a muoversi senza bravi al suo seguito né armi, e addirittura si è meritato il rispetto dei suoi nemici, venuti a sapere della sua conversione.
Infine, viene evidenziato un suo grande gesto di altruismo e generosità verso il prossimo: egli infatti ha messo a disposizione il suo castello, non più simbolo di terrore, per coloro che volessero trovare un riparo, e nel mentre ha anche organizzato un piccolo esercito a difesa della valle, mettendo varie armi a disposizione e predisponendo i turni di guardia.