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Capitolo  26 Promessi Sposi - Analisi Pag. 1
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Sintesi

Analisi del capitolo 26 dei Promessi Sposi


Innanzitutto, è bene distinguere i frangenti del capitolo legati alla storia (tutto ciò che è riconducibile alla realtà, quindi personaggi, avvenimenti e riferimenti geografici) da quelli legati alla fantasia dell'autore (romanzo): come in molti casi, i primi sono “ridotti” ai cenni a personaggi realmente esistiti (innominato, cardinale arcivescovo) e al territorio, mentre gli avvenimenti romanzati occupano la quasi totalità del capitolo.

Inoltre, i personaggi principali che agiscono in esso sono:
- il cardinale arcivescovo, di cui emerge il forte atteggiamento offensivo durante il dialogo con don Abbondio e l’amarezza nei confronti del curato, che intuisce nonostante tutto rimanere fermo nella paura e nell’egoismo; inoltre, viene sottolineato dal narratore che i suoi rimproveri nei confronti di don Abbondio appaiono eccessivi, ma comunque dettati dalla percezione di un conflitto interiore;
- don Abbondio, che come visto in molti altri casi assume un atteggiamento difensivo nel dialogo, limitandosi a trovare scuse e a rimanere in silenzio; tuttavia, viene in parte compreso dal cardinale quando parla della difficoltà del loro mestiere, e nella parte finale del confronto è avvolto dai rimorsi per non aver ascoltato i consigli di Perpetua che lo avvertiva già tempo prima di rivolgersi a Borromeo per la questione del matrimonio di Renzo e Lucia;
- Agnese, di cui emerge il profondo amore materno per Lucia, che inizialmente avrebbe voluto rimproverare, ma che alla fine comprende appieno a seguito dell racconto della fanciulla; inoltre, emerge in lei la contraddizione relativa alla donazione dell’innominato: infatti, una volta ricevuti i 100 scudi d’oro si dimostra eccitata all’idea di poterli spendere per rendere la vita di sua figlia e Renzo più semplice, ma a seguito della richiesta di Lucia di donarne metà a Renzo, ella accetta di buon grado negando questo suo grande interesse per il denaro;
- Lucia, che è pura e caritatevole nei confronti di Renzo, dato che implora la madre a donargli 50 scudi d’oro, ma allo stesso tempo coraggiosa e triste nel rivelare ad Agnese il voto di castità alla Provvidenza;
- l’innominato, che assume un ruolo indiretto nel capitolo in quanto è il curato della sua parrocchia a fargli da tramite per la donazione; con la stessa, però, dimostra ancora una volta la continuazione del suo percorso di redenzione e di espiazione delle colpe;
- Renzo e Bortolo, che da quanto viene riferito dal narratore si sono dimostrati furbi e accorti a seguito della notizia della caccia all’uomo di don Gonzalo, nonostante Renzo rischi di far saltare la copertura ogni volta che viene chiamato “Antonio” e non risponde.

I luoghi in cui si svolgono le vicende sono riconducibili a questi 3:
- il luogo “X” (che non viene precisato) del dialogo tra fra Cristoforo e don Abbondio, in cui emergono nuovamente le differenze tra questi due personaggi;
- la villa di donna Prassede, luogo della rivelazione del voto di Lucia, che potrebbe essere anche vista come la liberazione da un peso, in questo caso un dramma che la affliggeva nel profondo;
- Bergamo, luogo dei sotterfugi e della furbizia di Bortolo e Renzo.

Infine, il tema principale del capitolo è la giustizia, che viene esaminata con un taglio particolare da parte del narratore: emerge infatti l’amarezza del Manzoni a riguardo, poiché in questo caso non è l’oppressore a vincere sull’oppresso, ma il contrario; viene anche sottolineata l’inefficienza della burocrazia, sottolineata dalle azioni del capitano di giustizia, che dà la caccia a Renzo per un puntiglio personale e una convenienza politica.
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