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Capitolo   19 Promessi Sposi - Riassunto (3) Pag. 1
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Sintesi

Riassunto del capitolo d19 dei Promessi Sposi


Il capitolo riprende dal colloquio tra il conte zio e il conte Attilio citato nel precedente, con il narratore che riferisce il consiglio dello stesso cugino di don Rodrigo di servirsi del padre provinciale per sistemare la questione riguardante padre Cristoforo.
Questa soluzione, come ribadisce, è vantaggiosa: prima di tutto è incline alla carica di funzionario del conte zio, che quindi si troverebbe nella sua “comfort zone”, dall’altra parte verrebbe salvaguardato il prestigio del casato, poiché c’era il rischio che don Rodrigo stesse pianificando una vendetta personale contro il frate.

Pertanto il padre provinciale, con cui il conte zio era da sempre rimasto in buoni rapporti visto che si trattava di una persona molto potente, e quindi incline ai compromessi, viene invitato a pranzo insieme a una serie di personaggi altolocati, con questi ultimi che hanno il compito di metterlo in soggezione; durante il pasto, vengono attraversati vari argomenti, tra cui un viaggio a Madrid da parte del conte zio e la figura del cardinale Barberini dal padre provinciale.
In seguito, i due si spostano in un’altra stanza per discorrere della questione: durante la stessa, il conte zio cerca di far emergere le colpe di fra Cristoforo, facendo leva su quanto riferito in precedenza dal nipote, ma il padre provinciale, dal canto suo, tenta di difenderlo anche in nome dell’ordine cappuccino.

Nel momento in cui il conte accenna a una disputa dello stesso frate con suo nipote Rodrigo, il padre provinciale si ritrova con le spalle al muro e deve cedere all’esortazione del funzionario; quindi, assecondandolo, viene deciso di trasferire fra Cristoforo lontano dal convento di Pescarenico, in particolare a Rimini.
Però tutto ciò non deve essere visto come una “punizione”, ma come una convenienza politica per l’ordine, un incarico da effettuare il più presto possibile; per questo, poche giorni dopo tale confronto , viene consegnata al padre portinaio la lettera di trasferimento per fra Cristoforo, che si mette in cammino il giorno successivo.
È bene citare anche la sua grande preoccupazione per Renzo, Lucia e Agnese, a cui però mette fine pensando di essere troppo presuntuoso: sarà infatti la Divina Provvidenza a occuparsi di loro.

A questo punto, la scena si sposta su don Rodrigo, sul cui piano per rapire Lucia vengono dati degli aggiornamenti: infatti, egli si è deciso a rivolgersi a un terribile uomo per compiere l’impresa, nonostante gli innumerevoli rischi che potrebbero nascere da ciò.
Il nome di questo criminale, in cui è possibile riconoscere la figura di Francesco Bernardino Visconti, signore di Brignano Ghiara d’Adda, non viene citato in alcun documento dell’epoca, per cui l’autore deve ricondursi agli scritti di Francesco Rivola e Giuseppe Ripamonti: viene descritto come una persona cresciuta tra la tirannia, che però durante l’adolescenza è riuscita a sconfiggere o rendere suoi sottoposti tali figure.
Ha un castello al confine tra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, e durante la sua vita si è macchiato di orribili delitti e scelleratezze, trascurando la legge e accrescendo esponenzialmente la sua fama, tanto che chiunque, dai deboli a chi era nel torto, gli si rivolgeva ogniqualvolta se ne presentava il bisogno; tuttavia, tutti coloro a cui dava appoggio questo diventavano automaticamente suoi debitori.

Infine, il capitolo si conclude tornando al piano del signorotto, che si precisa da una parte aver già avuto contatti ed essere rimasto in buoni rapporti con l’innominato, dall’altra si premura di mantenere questo loro rapporto segreto per la sua reputazione; quindi un giorno, con la scusa di andare a caccia, egli si dirige al castello del terribile personaggio.
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