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Capitolo   12 Promessi Sposi - Riassunto (6) Pag. 1
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Sintesi

Capitolo 12 dei Promessi Sposi - Riassunto


Come già successo, il capitolo inizia ripartendo dalle vicende del precedente (Renzo a Milano); in particolare, Manzoni riferisce le cause della carestia da cui era interessata la città in quel periodo storico.
Tutto si rifà all’anno che precede le vicende, ossia il 1627, durante il quale vi era stato un raccolto scarso a cui però era stato possibile sopperire con le provviste messe da parte in passato; lo stesso copione si era ripetuto l’anno seguente, con la differenza data dalla mancanza di altre provviste a cui far ricorso; tutto ciò poi era anche aggravato dalla guerra del Monferrato, per cui molto spesso i campi erano resi improduttivi e “inutilizzabili” a causa del passaggio dei soldati: alla fine, tale situazione portò a un rincaro del prezzo del pane.

In quel periodo, dato che il governatore don Gonzalo Fernandez di Cordova era impegnato nell’assedio di Casale, le redini erano affidate al gran cancelliere Antonio Ferrer, che portò il prezzo del pane da 80 a 30 lire al moggio, per calmare la furia dei cittadini; tutto ciò causò un’affluenza spropositata ai forni, con i fornai che vedevano diminuire drasticamente il loro guadagno.
Così questi ultimi, dopo aver minacciato di scioperare, si rivolsero al consiglio dei decurioni, alcuni magistrati cittadini eletti ogni anno, che a loro volta si rivolsero a don Gonzalo per informarlo della situazione; a questo punto, un'altra commissione di magistrati, convocata dal governatore stesso, decide di riportare il pane al prezzo iniziale, riaccendendo l’ira dei cittadini.
Questi ultimi iniziano ad assalire i garzoni che ogni mattina si riservano di portare il pane a casa dei nobili, ma visto il misero bottino decidono di dirigersi al forno delle grucce, dove i fornai si erano barricati e chiedevano l’intervento del capitano di giustizia e della squadra di alabardieri; tutto ciò, però, non riesce a contrastare l’ondata della rivolta con i cittadini che fanno irruzione e scatenano il tumulto.

L’attenzione si sposta quindi su Renzo, che ascolta i pareri della folla: c’è chi dice che la colpa sia da attribuire ai fornai, chi sostiene che ci siano degli ufficiali di polizia mimetizzati tra la folla, chi pensa che il tumulto non sistemerà nulla e chi attribuisce tutta la colpa al vicario di provvisione, presidente del consiglio dei decurioni.
Dopo che il forno è stato quasi distrutto, vengono riferiti i pensieri del promesso sposo, che trova la situazione nel complesso inutile e senza senso (come ribadito anche da Manzoni nelle righe successive), in quanto non servirà a nulla protestare se alla fine verranno distrutti anche i forni, che comunque rivestivano un ruolo centrale nella produzione di pane.

In seguito, egli si dirige insieme ai cittadini alla piazza centrale, dove ognuno stava portando pezzi di mobilio e/o suppellettili per bruciarli in un falò, come segno di ribellione nei confronti della carestia.
Alla fine, sempre in mezzo a una moltitudine di cittadini, Renzo si dirige nel Cordusio, dove questi hanno preso la decisione di far visita al vicario, ritenuto l'unico vero e proprio responsabile della vicenda, per circondare la sua abitazione e linciarlo.
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