Concetti Chiave
- Il colloquio tra il cardinal Federigo e don Abbondio mette in luce il contrasto tra la logica dell'amore e quella della paura.
- Don Abbondio si aggrappa a giustificazioni egoistiche per le sue azioni, mentre il Cardinale cerca di risvegliarne la coscienza tramite la carità e l'umiltà.
- Nonostante le argomentazioni morali e religiose del Cardinale, don Abbondio rimane fermo nelle sue paure e giustificazioni personali.
- Il Cardinale, con un atto di umiltà, tenta di abbattere le difese di don Abbondio, facendosi fratello e non superiore.
- Alla fine del colloquio, don Abbondio è toccato dall'esempio di carità del Cardinale, ma non pienamente convertito a causa della continua paura di don Rodrigo.
Indice
Contrasto tra Don Abbondio e il Cardinale
Due personaggi ben diversi tra loro si trovano l’uno di fronte all’altro, e, dal contrasto, traggono in vario modo nuove note al completamento del loro carattere. Don Abbondio ribadisce, direi ufficialmente, gli aspetti tutt’altro che encomiabili della sua natura, abbarbicandosi ferocemente e, quello che più meraviglia, con una certa convinzione, agli egoistici capisaldi, che hanno orientato e guidato tutte le azioni della sua vita; il cardinal Federigo, dal canto suo, fornisce di sé un’immagine più. completa, più chiara e solare, aggiungendo qualcosa di decisivo e di definitivo a quanto già sappiamo di lui.
Il colloquio con l'Innominato
Il Cardinale, infatti, nel suo colloquio con l’Innominato, si era trovato di fronte ad una persona che, per proporzioni morali ed umane, non gli stava indietro, anche c un destino ben diverso ne aveva scandito, fino a quel tilomento, il ritmo dell’esistenza. Era un’anima che chiedeva, di propria elezione, la parola che vivifica, e che nel profondo del cuore era già preparata a ricevere.
Qui, invece, l’interlocutore è un religioso, che non riesce ad avere un’idea chiara dei doveri della propria missio ne, che è cieco e sordo ad ogni argomento, ed è loquace ,oIo per avanzare le proprie difese, tutte fondate su considerazioni utilitarie ed egoistiche.
La logica dell'amore contro la paura
Ma la logica dell’amore, dell’abnegazione e della santità non può conciliarsi con la logica della paura, dell’egoismo i wrsonale, della pusillanimità. I due parlano veramente due linguaggi diversi, desti. nli a non convergere mai. Don Abbondio, bruscamente ‘rpreso che il Cardinale non intenda le ragioni del suo ojerare, porta tre argomentazioni, che si risolvono tutte nel motivo della paura, e, più particolarmente, la minacrin della sua incolumità personale (« Sotto la pena della vita, m’hanno intimato di non far
quel matrimonio »), il pericolo che gli proviene da un potente e prepotente sipoore (« E’ un signore quello, con cui non si può né vincerla nè impattarla »), e infine, quando non sa più uome cavarsela, la famosa frase conclusiva: « il coraggio uno non se lo può dare >>.
Il Cardinale e le Sacre Scritture
Forte di questi fallaci argomenti, non recede di un passo dalle sue posizioni e rimane fermo nella convinzione che, se torto c’è stato da parte sua, la difficoltà della situazione fornisce già per sè stessa un valido elemento a discarico. Il Cardinale ricorre alle Sacre Scritture, parla di martirio per il trionfo della fede, di missione del sacerdozio,dei sacrifici che esso può compo1tare, di esempio, di al truismo, di umanità: invano. Il nostro curato ha bensì la sensazione di respirare in un’atmosfera nuova, « come un pulcino negli artigli del falco.. », ma non vuole nè sa capire, e tanto meno si convince della propria colpevolezza. Il Santo Porporato passa poi d accuse più dirette, e mette in rilievo, in tutti i suoi aspetti più evidenti, l’indegnità dell’operato di don Abbondio, che, per paura, si è fatto ministro di iniquità, rifiutando di compiere uno dei suoi primi doveri, quel d unire due giovani in matrimonio. Ma neppure da queste più esplicite e circostanziate argomentazioni egli si lascia scuotere, e si svia invece e si perde dietro a pensieri stizzosi nei riguardi delle donne «chiacchierone», e in apprezzamenti poco riverenti verso la persona stessa del suo autorevole interlocutore. Quando poi il Cardinale gli fa notare che avrebbe senz’altro dovuto riferire a lui, suo superiore, quanto stava accadendo, egli si accorge, con stizza e meraviglia, che quello era proprio il parere datoli da Perpetua. Ma don Rodrigo sempre vivo, e questo pensiero basta a tenerlo in iscacco e ad anncbbiargli la mente.
L'umiltà del Cardinale
Egli si sente vittima di continue ingiustizie, e nor sospetta che il suo peggior nemico è proprio annidato dentro di lui, ed è la sua sconfintata paura. Questo colloquio continuerebbe all’infinito senza possibilità di reciproca comprensione, se il cardinale, avendo compresa l’estrema debolezza mqra1e dell’individuo che ha di fronte, non ne sentisse compassione, e, in un im pulso fraterno, non si avvicinase a lui, nell’intent di restituirgli la tranquillità che il colloquio gli avev tolta.Egli passa così dal tono deciso di colui che, nella sua veste di pastore di anime, ha l’obbligo di riprendere gli errori e gli smarrimenti dei suoi sottoposti, a una « gravità compunta e pensierosa »; e infine, con sublime carità e abnegazione, compie davanti a don Abbondio un atto di umiltà, esortandolo a rimproverargli eventuali sue colpe e confessandosi a lui. Vorrebbe annientarsi, scendere al livello del suo sottoposto, per dargli la piena convinzione di trovarsi accanto ad un fratello ansioso della sua sorte, più che di fronte ad un superiore, cui rendere conto delle proprie azioni: per poter finalmente risvegliare, nell’anima addormentata del curato, la voce del rimorso.
Quello che non gli era riuscito con le alte argomentazioni, egli raggiunge con l’umilt, con la dedizione assoluta di sè stesso, con il suo fulgido esempio di carità. Quando l’Uomo di Dio pronuncia le parole più alte che amore cristiano abbia mai suggerito, don Abbondio, finalmente, china il capo avvilito e confuso, e fors’anche pentito. Solo allora lo « stoppino umido e ammaccato » finisce col bruciare alla fiamma della grande torcia. Ma don Abbondio non esce convertito dal colloquio, perché l’ombra di don Rodrigo si leva enorme e minacciosa tra la sua persona e la via del dovere.
Domande da interrogazione
- Qual è il contrasto principale tra Don Abbondio e il Cardinale?
- Come si svolge il colloquio tra il Cardinale e l'Innominato?
- Quali argomentazioni usa Don Abbondio per giustificare le sue azioni?
- In che modo il Cardinale cerca di far riflettere Don Abbondio sui suoi errori?
- Qual è l'effetto finale del colloquio sullo stato d'animo di Don Abbondio?
Il contrasto principale tra Don Abbondio e il Cardinale risiede nella loro diversa visione del dovere e della fede. Don Abbondio è guidato dalla paura e dall'egoismo, mentre il Cardinale rappresenta l'amore, l'abnegazione e la santità.
Nel colloquio con l'Innominato, il Cardinale si confronta con un'anima che cerca la parola che vivifica, mostrando una predisposizione a ricevere il messaggio di fede, a differenza di Don Abbondio, che rimane chiuso nelle sue paure.
Don Abbondio giustifica le sue azioni con argomentazioni basate sulla paura per la sua incolumità personale, il pericolo rappresentato da un potente signore, e la convinzione che il coraggio non si possa dare da sé.
Il Cardinale cerca di far riflettere Don Abbondio sui suoi errori utilizzando le Sacre Scritture, parlando di martirio, missione del sacerdozio, e sacrifici, ma anche attraverso un atto di umiltà, confessandosi a lui per risvegliare la voce del rimorso.
Alla fine del colloquio, Don Abbondio si sente avvilito e confuso, e forse anche pentito, ma non esce convertito, poiché la paura di Don Rodrigo continua a oscurare la sua via del dovere.