Concetti Chiave
- Gli Inni Sacri di Manzoni, scritti tra il 1812 e il 1815, rappresentano un esempio di poesia innovativa.
- Manzoni si distacca dai modelli poetici di Monti e Foscolo, abbandonando temi mitologici per abbracciare argomenti vivi e autentici.
- Questa nuova poesia punta a un linguaggio popolare e utilizza versi agili e ritmati, liberandosi dalle forme auliche classiciste.
- Il poeta aveva progettato dodici inni per le principali feste, ma ne realizzò solo cinque, ispirandosi all'innografia cristiana antica.
- L'ultimo inno, la Pentecoste, rompe lo schema fisso dei precedenti, concentrandosi sulla discesa dello Spirito Santo e sull'invocazione per l'umanità.
Innovazione poetica di Manzoni
Gli Inni Sacri di Manzoni furono scritti tra il 1812 e il 1815.
Essi fornirono un esempio concreto di poesia nuova.
Manzoni infatti si distacca dal modello poetico dominante, ossia quello consacrato da Monti e Foscolo, fondato sul culto del mondo artistico, sull'adozione di temi mitologici, in quanto considera tutto questo come un qualcosa di falso per cui decide di virare su temi che siano vivi nella coscienza contemporanea, temi aderenti al "vero".
Ne deriva pertanto una poesia nuova, che vuole avere orizzonti popolari, per questo ricorre a versi agili, versi dal ritmo incalzanti, e anche lo stesso linguaggio si libera dalle forme auliche tipiche dello stile classicista.
Struttura e temi degli Inni
Manzoni aveva inizialmente progettato ben dodici inni che cantassero le principali feste, ma ne realizza solo cinque.
Il modello per gli inni è offerto al poeta dall'antica innografia cristiana.
Sebbene i primi quattro inni siano costruiti su uno schema fisso, ossia enunciazione del tema, rievocazione dell'episodio centrale, e commento, l'ultimo inno invece, ossia la Pentecoste, rompe totalmente lo schema dei precedenti mettendo da parte sia l'enunciazione che la rievocazione, insistendo sulla discesa dello Spirito Santo ed introducendo un'invocazione affinché esso discenda ancora una volta sull'umanità.