Concetti Chiave
- Manzoni scrisse l'ode a Napoleone in tre giorni, spinto da un'emozione intensa alla notizia della sua morte.
- L'autore non si era mai espresso su Napoleone in vita, scegliendo di osservare senza schierarsi, ma dopo la sua morte sentì il bisogno di parlare.
- Manzoni vede Napoleone come una figura divina e strategica, capace di unire due secoli in contrasto grazie alla sua influenza storica.
- L'ode esplora la mortalità degli eroi e l'idea che la vera gloria possa essere giudicata solo dai posteri.
- L'opera riflette sull'importanza della vita e della morte, chiedendosi se la vera gloria risieda in una vita di grandi azioni o di emozioni intense.
Indice
L'ispirazione di Manzoni
Manzoni è l'autore che ruota attorno a Napoleone.
E' un'ode (componimento che elogia Napoleone) che diventerà un capolavoro, non è perfetta.
Il 5 maggio 1821 uno dei più grandi uomini della storia muore, e Manzoni rimane talmente sconvolto che per tre giorni consecutivi scrive quest'ode. Dal tipo di scrittura utilizzato si può comprendere che la scrisse in prenda ad una frenesia che lo indusse a finire di scrivere il componimento immediatamente.
Ciò che contava era scrivere sulla scia dell'emozione provata in quell'istante. Emerge l' emotività che lo condusse a produrla e la brevità del tempo nel quale la scrisse perché è imperfetta, ma la sua perfezione sta proprio in questo.Il silenzio di Manzoni
Quando Napoleone era vivo, Manzoni non parlò mai di lui (ne adulandolo, ne condannandolo). Non si volle mai immischiare nella schiera di persone che parlavano della sua gloria, poiché sfruttando la sua fama si facevano grandi loro (come se rubassero il soggetto). Manzoni non avrebbe saputo da che parte stare, non lo ha fatto vigliaccamente, così osservò quello che successe e basta. Dopo la sua morte, non poté più tacere. Era convinto che quest'uomo (giusto o cattivo che sia) cambiò la storia del mondo. Lo definisce una creatura di Dio nella quale Dio stesso mise più impegno nel crearlo: egli fece veramente di tutto, come elenca il poeta nella serie di versi che compongono l'ode. Arriva fino alla sua morte, quando per sei anni venne esiliato a Sant'Elena.
L'esilio di Napoleone
Manzoni s'immagina un uomo del genere (che non stava mai fermo; aveva una mente brillante: stratega) passeggiando solo in mezzo ad un'isola sperduta che guarda il mare, tenuto d'occhio a distanza dagli Inglesi, impossibilitato a fare qualsiasi cosa e a rinunciare a sè stesso.
Lui, spirito indipendente/padrone della sua vita, pensieri e azioni, osserva il mare che lo divide dal mondo dal quale gli uomini hanno voluto allontanarlo. Avevano paura di lui, che potesse scappare come fece già una volta: niente e nessuno lo avrebbe mai fermato.
Furono gli anni più feroci della sua esistenza. Fu peggio di una guerra: lì sapeva di poter risorgere, nell'isola no.
Pensa all'ultimo attimo della sua vita solo sul letto di morte (coltrice), Dio scese da lui per portarlo su. (dal suo strazio alla speranza)
L'ode alla grandezza
Quest'ode è un vero inno alla grandezza storica di Napoleone. Parla di due secoli (700 RIVOLUZIONE-800 RESTAURAZIONE) che si odiavano l'un l'altro, in contrasto tra loro, ma sotto le mani di Napoleone si sono uniti. Ha dominato la fase finale della rivoluzione (è diventato così grande perché ha esteso all'Europa gli ideali rivoluzionari) e ha condotto sotto le sue mani il secolo successivo che ha obbligato tutta l'Europa a rimettere le cose a posto. EI SI NOMO': egli ha dato il suo nome ad un'intera epoca: età napoleonica (a cavallo tra i due secoli)
Uno dei primi grandi ammiratori di quest'ode fu Goethe (russo) che la tradusse nel 1822, appena ne ebbe tra le mani una copia manoscritta;
Il dilemma della gloria
Quando si pensa ad uomini come Napoleone, Carlo Magno etc. e si vive nelle loro epoche si pensa che non debbano morire mai dato che si dimostrano talmente grandi da sembrare immortali. La morte è per gli esseri umani, loro sono considerati più eroi. Ciò sconvolge gli uomini. Ci si chiede del valore della vita, se ne valesse la pena, ciò che conta davvero, "fu vera gloria? ai posteri l'ardua sentenza" :ovvero, è questo ciò che conta nella vita di un uomo? per diventare grandi dobbiamo fare davvero questo? Lui non da la risposta, lascia l'eventualità ai posteri.
Quest'ode è importante perché davanti alla morte di un uomo del genere, Manzoni si domanda se quella sia la vera gloria.
Memento omo: ricordati uomo che sei terreno! Ciò vale Anche per i grandi. Essere uomini significa avere la vita e la morte. Davanti a quest'ultima te lo chiedi se quello che hai fatto fino a quel momento è stato giusto, se ne è valsa la pena. Ciò che commuove è il destino di gloria e di morte del grande còrso (Napoleone, nato in Corsica) ed è cantato mirabilmente nelle strofe dell'ode, con toni intensi e di sinfonia eroica; la vera gloria è dopo la morte o una vita condotta così (interiore)? Vive più intensamente un uomo che vive nel fuoco dei sentimenti o le azioni di un uomo come Napoleone? Qual è la vera vita? Vivere intensamente le emozioni o le azioni?
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'ispirazione di Manzoni per scrivere l'ode su Napoleone?
- Perché Manzoni rimase in silenzio su Napoleone durante la sua vita?
- Come descrive Manzoni l'esilio di Napoleone a Sant'Elena?
- Qual è il significato dell'ode alla grandezza di Napoleone secondo Manzoni?
- Qual è il dilemma della gloria che Manzoni esplora nell'ode?
Manzoni fu talmente sconvolto dalla morte di Napoleone il 5 maggio 1821 che scrisse l'ode in tre giorni, spinto da un'emozione intensa e frenesia creativa.
Manzoni non volle mai schierarsi né adularlo né condannarlo, evitando di sfruttare la fama di Napoleone per vantaggi personali, ma dopo la sua morte sentì il bisogno di esprimersi.
Manzoni immagina Napoleone come un uomo brillante e indipendente, costretto all'inattività su un'isola sperduta, osservando il mare che lo separa dal mondo, vivendo anni più feroci di una guerra.
L'ode celebra la grandezza storica di Napoleone, che unì due secoli contrastanti e diede il suo nome a un'intera epoca, l'età napoleonica, influenzando profondamente l'Europa.
Manzoni si interroga sul vero significato della gloria e della vita, chiedendosi se la vera gloria risieda nelle azioni eroiche o nella vita interiore, lasciando la risposta ai posteri.