Concetti Chiave
- Il libro descrive un'esperienza di apprendimento collaborativo in matematica in una scuola elementare, basata sul costruttivismo socio-culturale.
- L'approccio collaborativo mira a creare un ambiente di apprendimento stimolante, con ruoli definiti all'interno del gruppo di studenti.
- Le tecniche utilizzate includono la corrispondenza epistolare e i seminari, dove gli studenti assumono ruoli di esperti.
- La riflessione finale degli insegnanti-ricercatori si basa sulla teoria di Guy Brousseau, distinguendo tra situazioni didattiche, a-didattiche e non-didattiche.
- L'esperienza suggerisce nuove direzioni per la didattica collaborativa, specialmente nell'uso delle tecnologie di comunicazione.
Apprendimento collaborativo in matematica S. Locatello, G. Meloni Pitagora Editrice, Bologna, 2003 ![]() Ruolo degli strumenti educativiLa domanda di base è: in un'azione didattica fondata sul costruttivismo socio-culturale , secondo il quale la conoscenza è un'attività essenzialmente condivisa, che ruolo giocano nell'apprendimento della matematica gli strumenti educativi del gruppo collaborativo , della corrispondenza epistolare e delle conferenze seminari ? Concezione costruttivista del sapereIl contesto teorico nel quale si inquadra la sperimentazione fa riferimento, quindi, a una concezione costruttivista del sapere: - il sapere è il prodotto della costruzione attiva dell'allievo; - deve essere riferito ad un preciso contesto sociale e culturale; - è il frutto di collaborazione e negoziazione sociale; - viene usato e ridefinito in altri contesti. Didattica collaborativa e ruoliLa didattica che privilegia l'aspetto collaborativo ha come obiettivo principale quello di creare un ambiente di apprendimento stimolante rinunciando a una programmazione minuziosa della scansione temporale delle unità di lavoro. Il ruolo dell'insegnante è sostanzialmente quello del conduttore : prende decisioni preliminari, descrive il compito e l'approccio collaborativo, organizza l'intervento e il monitoraggio, pianifica la discussione e la valutazione. In secondo luogo, il lavoro collaborativo si differenzia da quello cooperativo per il fatto che in quello cooperativo ciascun membro del gruppo è responsabile di una parte del lavoro e alla fine tutti i contributi confluiscono alla realizzazione del prodotto, in quello collaborativo tutti partecipano contemporaneamente allo stesso compito e cercano di mantenere una visione globale condivisa del problema. Ciò non significa che all'interno di un gruppo collaborativo non vi sia una distinzione di ruoli, anzi questi ruoli sono ben definiti dal punto di vista teorico: - il responsabile del compito è colui che fa raggiungere al gruppo il maggior numero di risultati in relazione al compito; - il responsabile del gruppo è colui che sostiene le relazioni all'interno del gruppo, risolvendo i conflitti che si presentano; - il responsabile della memorizzazione è colui che formalizza i risultati ottenuti mettendoli per iscritto; - il relatore è il responsabile della comunicazione orale sul compito svolto; - l'osservatore è colui che osserva il processo interattivo del gruppo e dà dei feedback . Questi ruoli all'interno del gruppo classe non vengono fissati dall'insegnante ma si ottengono come risultato di un processo più o meno lungo di mediazione e definizione. Tecniche di cooperazione collaborativaLe tecniche di cooperazione collaborativa alla base dell'esperienza descritta nel libro sono quella della corrispondenza epistolare interscolastica e quella delle conferenze-seminari , nelle quali un gruppo di alunni diventati competenti in un argomento assumono il ruolo di esperti verso i propri compagni; in particolare un gruppo di allievi di classe quarta corrisponde per mezzo di lettere con allievi della prima classe. Percorso di apprendimento e problemiIl percorso di apprendimento programmato riguarda il problema nella sua generalità: qual è un problema, cos'è, a cosa serve, come si può e se si può risolvere. "Ci sono tre tipi di problemi - spiega una bambina di quarta al gruppo di allievi di prima - un problema fisico, famigliare e uno di quelli che ti dà la maestra da risolvere oppure da ragionare sopra perché se si vuole far giusto bisogna ragionare e anche pensarci su quello che stai facendo. La maestra un giorno ha dettato un problema, per esempio 35:4 e non lo ho risolto bene perché non ci ho ragionato sopra ...". Dopo qualche settimana i bambini della prima classe rispondono. "... Sui problemi bisogna fare tante scoperte e scegliere quella che vale di più". "Mi va bene quello che hai scritto, però non so fare 35:4, sai quanto fa, me lo dici? Ti posso fare un problema? C'è un bambino che compra 10 caramelle e il suo amico chiede 3 caramelle in regalo. Quante caramelle sono rimaste?" "35:4 non è un problema ma è una divisione ..." "Anche noi abbiamo fatto dei problemi. Un problema è per esempio: tu hai nel tuo astuccio tutto l'occorrente e dopo il tempo della ricreazione non c'è più, devi discutere per trovare una scoperta di soluzione." Nel secondo anno, i ragazzi di seconda corrispondono con un maestro che non conoscono, sanno che è un esperto di problemi ma non lo conoscono di persona. Gli allievi vengono sollecitati a spedire al maestro una serie di problemi inventati da loro e che ritengono molto difficili. Il maestro con un espediente spedisce diverse soluzioni di ogni problema e invita gli allievi a scegliere la soluzione 'migliore'. La scelta degli allievi cade sulla soluzione che presenta modelli aritmetici standard, evidentemente perché le loro convinzioni sono state costruite nell'ambiente extrascolastico al quale fanno riferimento: amici, fratelli, genitori. Una riflessione più attenta e guidata li condurrà a riflettere sull'universo di riferimento di un problema. Riflessioni finali e motivazioneA fine percorso, gli insegnanti-ricercatori riflettono sui momenti nei quali si è concentrato il processo di insegnamento e apprendimento, prendendo come teoria di riferimento quella di Guy Brousseau, secondo la quale esistono situazioni didattiche, a-didattiche e non-didattiche: - Nella situazione didattica l'insegnante esplicita l'obiettivo da raggiungere: insegnanti e allievi conoscono il traguardo cognitivo da raggiungere. - Nella situazione a-didattica solo l'insegnante conosce l'obiettivo da raggiungere: l'insegnante coinvolge gli allievi in attività motivanti senza che essi sappiano cosa devono imparare. In una situazione di questo tipo la responsabilità dell'apprendimento è devoluta all'allievo. - Nella situazione non-didattica l'insegnante non ha un obiettivo didattico preciso, non ha preparato nessuna iniziativa specifica, gli allievi utilizzano il materiale che hanno a disposizione. Un ulteriore riflessione riguarda l'aspetto motivazionale: si impara presto e bene quando hai bisogno di sapere qualcosa e trovi qualcuno che te la spiega. Il problema dell'apprendimento si sposta allora dal capire come trasmettere il sapere al capire come far scaturire il bisogno di sapere. Implicazioni metodologiche e nuove tecnologieL'esperienza raccontata è particolarmente interessante per le sue implicazioni metodologiche. Indipendentemente dalla condivisione delle concezioni teoriche enfatizzate nel libro, l'apprendimento collaborativo è un tema di grande attualità: è facile immaginare come le problematiche della corrispondenza con carta e penna tra gruppi di allievi possano essere trasferite alla comunicazione telematica, sia attraverso computer sia attraverso telefonini. In un momento in cui si sperimenta l'uso a scopo didattico dei nuovi strumenti di comunicazione, in cui questi mezzi di comunicazione, indipendentemente dalla volontà degli insegnanti, costruiscono spontanei gruppi collaborativi, l'esperienza raccontata può rappresentare un punto di partenza per immaginare i nuovi orizzonti della didattica collaborativa in rete. Critica e potenziale dell'esperimentoIl libro contiene numerosi riferimenti alle più recenti teorie didattiche, tuttavia, a mio avviso, la costante preoccupazione degli autori di inquadrare la loro esperienza all'interno di teorie affermate, può essere visto come un limite del racconto; gli autori avrebbero potuto soffermarsi di più sulla descrizione dell'esperimento, avanzare ipotesi teoriche innovative e mettere in evidenza eventuali discordanze con le teorie consolidate. Conclusione e spinta alla sperimentazioneL'esperienza è senz'altro un punto di riferimento per chi voglia sperimentare una metodologia didattica, quella del gruppo collaborativo, che possa coinvolgere e rendere più attivi gli allievi nell'apprendimento della matematica. In ogni caso, la spinta a sperimentare nuove metodologie può essere l'unica via per uscire da un periodo di incertezza, e probabilmente anche di disinteresse e di degrado, in cui versa l'insegnamento-apprendimento della matematica in ogni ordine di scuola. Antonio Bernardo |
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale dell'apprendimento collaborativo in matematica descritto nel libro?
- Quali sono i ruoli definiti all'interno di un gruppo collaborativo?
- Come si differenzia il lavoro collaborativo da quello cooperativo?
- Quali tecniche di cooperazione collaborativa sono state utilizzate nell'esperienza descritta?
- Quali sono le implicazioni metodologiche dell'esperienza di apprendimento collaborativo?
L'obiettivo principale è creare un ambiente di apprendimento stimolante che favorisca la collaborazione e la negoziazione sociale, rinunciando a una programmazione minuziosa delle unità di lavoro.
I ruoli includono il responsabile del compito, il responsabile del gruppo, il responsabile della memorizzazione, il relatore e l'osservatore, ognuno con compiti specifici per facilitare il processo collaborativo.
Nel lavoro collaborativo, tutti i membri partecipano contemporaneamente allo stesso compito mantenendo una visione globale condivisa, mentre nel lavoro cooperativo ciascun membro è responsabile di una parte del lavoro.
Sono state utilizzate la corrispondenza epistolare interscolastica e le conferenze-seminari, dove gli alunni diventano esperti in un argomento e lo condividono con i compagni.
L'esperienza suggerisce che l'apprendimento collaborativo può essere trasferito alla comunicazione telematica, offrendo nuovi orizzonti per la didattica collaborativa in rete, e rappresenta un punto di partenza per sperimentare nuove metodologie didattiche.