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Teatro spagnolo (dalle origini fino al secolo XV)
Nel medioevo spagnolo la nozione di teatro come l’avevano intesa i greci e i romani è dimenticata. Alla fine del medioevo/inizio rinascimento l’idea di teatro come rappresentazione di un testo drammatico ritorna ad essere concepita. Il teatro del medioevo si intende come una serie di pratiche di spettacolo, ma è diverso dalla concezione di un’opera teatrale. Questo genere, a confronto con altri generi, scarseggia in documentazione e le testimonianze che son sopravvissute sono poche. La maggior parte delle opere teatrali hanno una relazione stretta con la religione, quindi con la liturgia. Il teatro spagnolo sorge in Spagna vincolato con la Chiesa. Infatti la messa è una rappresentazione della morte e della resurrezione di Gesù e tutto avviene in un’ora di tempo.
I protagonisti sono i chierici, i sacerdoti, i preti che per spiegare i misteri della fede ai propri fedeli (analfabeti) creano dei dialoghi teatrali che in Spagna prendono il nome di TROPOS. Attraverso i tropos i sacerdoti portano in scena alcuni episodi rilevanti della Bibbia. Un tropo molto rappresentato era quello della scena del dialogo tra l’angelo di Dio e le donne che andavano a visitare il sepolcro dopo la morte di Cristo. Questo tropo liturgico prende il nome di visitatio sepulchri. L’angelo dice alle donne che Gesù è resuscitato e mostra loro il sepolcro vuoto.
Queste rappresentazioni all’interno delle chiese poco a poco si fecero sempre più spettacolari, più lunghe e giunsero ad avere un’autonomia propria.
Nel secolo XII (1100) le rappresentazioni iniziarono ad essere recitate in lingua romanza perché il dramma liturgico era destinato ad un ambiente popolare quindi il latino era automaticamente escluso. Il latino però continuava a conservarsi nelle messe. Si amplia il bacino di spettatori e il numero di partecipanti. Gli argomenti erano connessi alla tradizione religiosa: episodi della vita dei santi, miracoli della vergine, episodi della vita di Gesù. Con il tempo si aggiunsero anche elementi più profani e comici. Per ragioni di decoro si decise di cambiare il contesto di rappresentazione; si abbandonarono le chiese e i drammi cominciarono ad essere portati in scena in luoghi pubblici.
Queste rappresentazioni in Spagna presero il nome di AUTOS = acto, acciòn, l’azione è la rappresentazione di qualcosa.
Auto de los reyes magos
In Spagna si conservano pochi documenti scritti sul teatro. L’esempio più antico di teatro castigliano è l’auto de los reyes magos. È della fine del secolo XII ed è scritto in lingua romanza. È il primo esempio di teatro castigliano. Ha 147 versi e l’autore è anonimo. L’argomento è il racconto della visita dei re magi a Gesù a Betlemme. È presente la figura di Erode che vuole attentare la vita di Gesù. Protagonisti: Gasparre, Melchiorre e Baldassarre.
C’è uno stacco enorme dal secolo XII al XV dal punto di vista letterario.
Teatro secolo XV (1400) a partire dalla prima metà di questo secolo ci sono due tipi di rappresentazione teatrale: momos y entremeses.
Los momos si realizzarono in ambito cortese ed erano giochi con maschere e senza dialoghi. Erano una forma di intrattenimento per i nobili.
Los entremeses erano rappresentazioni di carattere religioso. A metà del secolo XV sorge una tradizione drammatica in castigliano. Il primo autore di opere teatrali in castigliano è Gòmez Manrique, zio di Jorge Manrique. Altri autori furono Juan del Encina (scrisse un canzoniere con 8 opere teatrali) e Luca Fernàndez (scrisse opere religiose, profane e comiche).
La Celestina – Fernando de Rojas
Ritratto di quello che è la società dell’epoca, non solo aristocratica ma anche popolare. È un’opera complessa e ha una struttura drammatica così complessa che anche gli studiosi non sanno se si possa classificare nelle opere teatrali.
Fernando de Rojas nacque in Puebla de Montalbàn un paese della provincia di Toledo. Nacque in una famiglia agiata e studiò legge a Salamanca e consegue il titolo di Bachiller in legge. È un titolo che si dava agli studenti una volta terminato il primo grado dell’università. Lavorò come avvocato in Talavere de la reina e divenne sindaco di questo paese.
Fernando de Rojas nel prologo della Celestina dice che l’aveva letto in un manoscritto a legge e si dedicò a continuare l’opera teatrale col resto degli atti.
Alcuni critici si, dicono che lesse il manoscritto e lo continuò, quindi che era stato scritto da due persone. Altri dicono invece che Fernando fu l’unico autore dell’opera.
La Celestina – 1499 data della prima edizione
1. Prima edizione: Burgos 1499. Ha 16 atti, è anonima e senza titolo. Si conserva solo un esemplare di questa edizione che è nel British Museum a cui però manca la prima pagina.
2. Seconda edizione: Toledo e Salamanca 1500. Di quella di Toledo si conserva solo un’edizione a Ginevra mentre di quella di Salamanca non si conserva nessun esemplare. Quella di Toledo ha un titolo: Comedia de Calisto y Melibea.
3. Terza edizione: Salamanca 1501. C’è solo un esemplare di questa edizione che si trova a Parigi e non ha grandi differenze rispetto alle altre edizioni però in questa è presente una lettera che ha il nome di “El autor a un su amigo” che possiamo considerare come prologo. L’autore ci dice che lui a Salamanca trovò il primo atto di un’opera di autore sconosciuto e lui volle continuare gli altri atti. Li scrisse in 15 giorni. L’autore praticamente ci dice il perché ha scritto l’opera.
In questa edizione c’è anche un poema acrostico = componimento poetico nel quale le prime lettere di ogni verso compongono una parola o una frase o un nome. Nel caso della Celestina è una frase.
4. Altre edizioni: Siviglia, Toledo e Salamanca 1502. L’opera cambia titolo: da comedia diventa tragicomedia de Calisto y Melibea. Da 16 atti si passa a 21.
5. Altre edizioni: Saragozza 1507, Valencia 1514, Toledo 1526.
Argomento dell’opera: Calisto è un giovane nobile che si innamora di Melibea. Anche lei appartiene ad una ricca famiglia della città. Non si sa il nome della città. Melibea non corrisponde l’amore di Calisto. Calisto entrò nel giardino della famiglia di Melibea perché doveva recuperare un falco che gli era scappato. Il servo di Calisto, Sempronio, lo consiglia di utilizzare come intermediario una vecchia che si chiama Celestina. Questo personaggio si guadagna da vivere facendo la mezzana (donna che si dava da fare per organizzare incontri tra uomo e donna). Consiglia a Melibea di ricevere Calisto nel suo giardino e di ricevere le sue offerte amorose. Calisto per compensare il lavoro della vecchia le dà come premio una catena d’oro. I servi di Calisto erano due, Sempronio e Pàrmeno, e avevano aiutato la Celestina ad organizzare tutto. Vanno a casa della vecchia per chiedere la loro parte di ricompensa. La Celestina non dà loro niente e quindi loro la uccidono. Prima di ucciderla scappano, ma cadono da una finestra e sono giustiziati dalle guardie che passano di lì. Calisto va a visitare Melibea e arriva alla sua porta attraverso una scala. Mentre sta con Melibea sente un rumore per strada e vuole verificare di cosa si tratta. Scende dalle scale e muore. Melibea quando seppe della morte di Calisto si suicida. L’opera si conclude con il pianto del padre di Melibea.
Genere letterario: opera in prosa o testo teatrale?
Alcuni dicono che è un’opera teatrale per i seguenti indizi:
- Il titolo (Comedia de Calisto y Melibea)
- Elementi strutturali della tradizione della commedia latina
- Presenza di dialoghi
- Divisione della commedia in atti e non in capitoli
- Presentazione diretta dei personaggi
Altri dicono che non è un’opera teatrale per i seguenti indizi:
- Il testo è troppo lungo
- Eccessiva complessità delle azioni e delle scene (cambiano molto)
- Dialoghi troppo lunghi per essere rappresentati
- Ritmo intenso dell’azione
Quest’opera è di transizione perché ha sia un aspetto medievale che rinascimentale.
Caratteristiche medievali:
- Proposito didattico-morale (avverte i pazzi innamorati). La morte è una conseguenza per le persone che vogliono perseguire il piacere.
- L’opera riproduce l’argomento dell’opera Pamphilus, commedia latina. La storia è uguale.
Caratteristiche rinascimentali:
- L’opera riflette una concezione del mondo in crisi. I personaggi seguono parametri morali più moderni perché cercano il piacere (chi amoroso, chi del benestare). Questi valori sono moderni e non medievali.
- Il suicidio di Melibea e la sensualità riflettono l’ideologia e l’ambiente pagano del rinascimento.
Il mondo dei nobili rappresentato da Calisto e Melibea
Il mondo dei servitori rappresentato dalla Celestina e dai servi.
I due mondi hanno gli stessi vizi; le passioni dei nobili e dei servi sono le stesse.
Il comportamento dei protagonisti si considera come il risultato della relazione che questi hanno con un nuovo contesto sociale, ovvero che il mondo sta cambiando per tutti.
I nobili abbandonano le tradizioni antiche, vogliono solo ostentare la loro condizione sociale.
I servi ora hanno una relazione col denaro che li unisce ai nobili. Il denaro unisce i due mondi.
Personaggi: Celestina personaggio complesso. Simile ad un personaggio del libro de buen amor, cioè Trotaconventos. Egli è il precedente della Celestina. Lei conosce le debolezze dell’essere umano e se ne approfitta. È una donna fredda, perversa, che ha un’astuzia eccezionale. Mostra l’arte di manipolare le persone, le relazioni e anche le situazioni. Tutto ciò lo fa per conseguire beneficio cioè denaro. La sua caratteristica principale è l’avidità. Confida molto nella sua arte di fattucchiera. Invoca il demonio per ottenere i suoi obiettivi. Il suo nome è curioso perché si scontra con il suo carattere.
Calisto: è la parodia di Leriano. È pazzo d’amore per Melibea, però è egoista, attende una vecchia per ottenere l’amata.
Melibea, Pleberio Padre, Parmeno e Sempronio.
Linguaggio e stile: Abbondano cultismi, metafore e conversazioni cortesi ma anche termini popolari, insulti, volgarismi e frasi fatte. C’è differenza di mondi anche per quanto riguarda lo stile e il linguaggio.
Pag 147 libro La Celestina
Acto III – la scena del maleficio (conjuro)
Elementi che hanno a che vedere con la magia. Tutto si sta preparando per il maleficio. Invoca Plutone (Dio degli inferi della tradizione mitologica), il demonio e si dimostra come la sua più illustre seguace. Lo invoca non come le streghe perché lei è una fattucchiera. Lei si vuole servire del demonio affinché l’obiettivo del suo maleficio si compia.
Celestina mette in pratica una philocaptio cioè una cattura d’amore; invoca il demonio per ottenere la philocaptio (amore) di Melibea per Calisto che la paga. Deve invocare il demonio perché da sola non può. Quindi lei fa un patto con il diavolo.
Unge un filo con l’olio di serpente perché l’idea è quella di andare a vendere il filato presso la casa di Melibea. Attraverso la vendita del filo, l’olio entra nella casa di Melibea. Il diavolo deve inserirsi nel filo per entrare nella casa della ragazza. Più Melibea guarda il filato più si convince di amare Calisto. La Celestina minaccia il diavolo se non lo fa, gli dice che l’avrà come nemica. Altro motivo per cui non può essere considerata una strega, perché le streghe adorano il diavolo. Per lei il diavolo è solo un mezzo per ottenere il suo beneficio. Lei si considera superiore al diavolo.
TEATRO SPAGNOLO (dalle origini fino al secolo XV)
Nel medioevo spagnolo la nozione di teatro come l’avevano intesa i greci e i
romani è dimenticata. Alla fine del medioevo/inizio rinascimento l’idea di teatro
come rappresentazione di un testo drammatico ritorna ad essere concepita. Il
teatro del medioevo si intende come una serie di pratiche di spettacolo, ma è
diverso dalla concezione di un’opera teatrale. Questo genere, a confronto con
altri generi, scarseggia in documentazione e le testimonianze che son
sopravvissute sono poche. La maggior parte delle opere teatrali hanno una
relazione stretta con la religione, quindi con la liturgia. Il teatro spagnolo sorge
in Spagna vincolato con la Chiesa. Infatti la messa è una rappresentazione della
morte e della resurrezione di Gesù e tutto avviene in un’ora di tempo.
I protagonisti sono i chierici, i sacerdoti, i preti che per spiegare i misteri della
fede ai propri fedeli (analfabeti) creano dei dialoghi teatrali che in Spagna
prendono il nome di TROPOS. Attraverso i tropos i sacerdoti portano in scena
alcuni episodi rilevanti della Bibbia. Un tropo molto rappresentato era quello
della scena del dialogo tra l’angelo di Dio e le donne che andavano a visitare il
sepolcro dopo la morte di Cristo. Questo tropo liturgico prende il nome di
visitatio sepulchri. L’angelo dice alle donne che Gesù è resuscitato e mostra
loro il sepolcro vuoto.
Queste rappresentazioni all’interno delle chiese poco a poco si fecero sempre
più spettacolari, più lunghe e giunsero ad avere un’autonomia propria.
Nel secolo XII (1100) le rappresentazioni iniziarono ad essere recitate in lingua
romanza perché il dramma liturgico era destinato ad un ambiente popolare
quindi il latino era automaticamente escluso. Il latino però continuava a
conservarsi nelle messe. Si amplia il bacino di spettatori e il numero di
partecipanti. Gli argomenti erano connessi alla tradizione religiosa: episodi
della vita dei santi, miracoli della vergine, episodi della vita di Gesù. Con il
tempo si aggiunsero anche elementi più profani e comici. Per ragioni di decoro
si decise di cambiare il contesto di rappresentazione; si abbandonarono le
chiese e i drammi cominciarono ad essere portati in scena in luoghi pubblici.
Queste rappresentazioni in Spagna presero il nome di AUTOS = acto, acciòn,
l’azione è la rappresentazione di qualcosa.
Auto de los reyes magos
In spagna si conservano pochi documenti scritti sul teatro. L’esempio più antico
di teatro castigliano è l’auto de los reyes magos. È della fine del secolo XII ed è
scritto in lingua romanza. È il primo esempio di teatro castigliano. Ha 147 versi
e l’autore è anonimo. L’argomento è il racconto della visita dei re magi a Gesù
a Betlemme. È presente la figura di Erode che vuole attentare la vita di Gesù.
Protagonisti: Gasparre, Melchiorre e Baldassarre.
C’è uno stacco enorme dal secolo XII al XV dal punto di vista letterario.
Teatro secolo XV (1400) a partire dalla prima metà di questo secolo ci sono
due tipi di rappresentazione teatrale: momos y entremeses.
Los momos si realizzarono in ambito cortese ed erano giochi con maschere e
senza dialoghi. Erano una forma di intrattenimento per i nobili.
Los entremeses erano rappresentazioni di carattere religioso. A metà del secolo
XV sorge una tradizione drammatica in castigliano. Il primo autore di opere
teatrali in castigliano è Gòmez Manrique, zio di Jorge Manrique. Altri autori
furono Juan del Encina (scrisse un canzoniere con 8 opere teatrali) e Luca
Fernàndez (scrisse opere religiose, profane e comiche).
La Celestina – Fernando de Rojas (1470? – 1540?)
Ritratto di quello che è la società dell’epoca, non solo aristocratica ma anche
popolare. È un’opera complessa e ha una struttura drammatica così complessa
che anche gli studiosi non sanno se si possa classificare nelle opere teatrali.
Fernando de Rojas nacque in Puebla de Montalbàn un paese della provincia di
Toledo. Nacque in una famiglia agiata e studiò legge a Salamanca e consegue il
titolo di Bachiller in legge. È un titolo che si dava agli studenti una volta
terminato il primo grado dell’università. Lavorò come avvocato in Talavere de la
reina e divenne sindaco di questo paese.
Fernando de Rojas nel prologo della Celestina dice che l’aveva letto in un
manoscritto a legge e si dedicò a continuare l’opera teatrale col resto degli atti.
Alcuni critici si, dicono che lesse il manoscritto e lo continuò, quindi che era
stato scritto da due persone. Altri dicono invece che Fernando fu l’unico autore
dell’opera.
La Celestina – 1499 data della prima edizione
1. Prima edizione: Burgos 1499. Ha 16 atti, è anonima e senza titolo. Si
conserva solo un esemplare di questa edizione che è nel British Museum a
cui però manca la prima pagina.
2. Seconda edizione: Toledo e Salamanca 1500. Di quella di Toledo si conserva
solo un’edizione a Ginevra mentre di quella di Salamanca non si conserva
nessun esemplare. Quella di Toledo ha un titolo: Comedia de Calisto y
Melibea.
3. Terza edizione: Salamanca 1501. C’è solo un esemplare di questa edizione
che si trova a Parigi e non ha grandi differenze rispetto alle altre edizioni
però in questa è presente una lettera che ha il nome di “El autor a un su
amigo” che possiamo considerare come prologo. L’autore ci dice che lui a
Salamanca trovò il primo atto di un’opera di autore sconosciuto e lui volle
continuare gli altri atti. Li scrisse in 15 giorni. L’autore praticamente ci dice il
perché ha scritto l’opera.
In questa edizione c’è anche un poema acrostico = componimento poetico
nel quale le prime lettere di ogni verso compongono una parola o una frase
o un nome. Nel caso della Celestina è una frase.
4. Altre edizioni: Siviglia, Toledo e Salamanca 1502. L’opera cambia titolo: da
comedia diventa tragicomedia de Calisto y Melibea. Da 16 atti si passa a 21.
5. Altre edizioni: Saragozza 1507, Valencia 1514, Toledo 1526.
Argomento dell’opera: Calisto è un giovane nobile che si innamora di Melibea.
Anche lei appartiene ad una ricca famiglia della città. Non si sa il nome della
città. Melibea non corrisponde l’amore di Calisto. Calisto entrò nel giardino
della famiglia di Melibea perché doveva recuperare un falco che gli era
scappato. Il servo di Calisto, Sempronio, lo consiglia di utilizzare come
intermediario una vecchia che si chiama Celestina. Questo personaggio si
guadagna da vivere facendo la mezzana (donna che si dava da fare per
organizzare incontri tra uomo e donna). Consiglia a Melibea di ricevere Calisto
nel suo giardino e di ricevere le sue offerte amorose. Calisto per compensare il
lavoro della vecchia le dà come premio una catena d’oro. I servi di Calisto
erano due, Sempronio e Pàrmeno, e avevano aiutato la Celestina ad
organizzare tutto. Vanno a casa della vecchia per chiedere la loro parte di
ricompensa. La Celestina non dà loro niente e quindi loro la uccidono. Prima di
ucciderla scappano, ma cadono da una finestra e sono giustiziati dalle guardie
che passano di lì. Calisto va a visitare Melibea e arriva alla sua porta attraverso
una scala. Mentre sta con Melibea sente un rumore per strada e vuole
verificare di cosa si tratta. Scende dalle scale e muore. Melibea quando seppe
della morte di Calisto si suicida. L’opera si conclude con il pianto del padre di
Melibea.
Genere letterario: opera in prosa o testo teatrale?
Alcuni dicono che è un’opera teatrale per i seguenti indizi:
- Il titolo (Comedia de Calisto y Melibea)
- Elementi strutturali della tradizione della commedia latina
- Presenza di dialoghi
- Divisione della commedia in atti e non in capitoli
- Presentazione diretta dei personaggi
Altri dicono che non è un’opera teatrale per i seguenti indizi:
- Il testo è troppo lungo
- Eccessiva complessità delle azioni e delle scene (cambiano molto)
- Dialoghi troppo lunghi per essere rappresentati
- Ritmo intenso dell’azione
Quest’opera è di transizione perché ha sia un aspetto medievale che
rinascimentale.
Caratteristiche medievali:
- Proposito didattico-morale (avverte i pazzi innamorati). La morte è una
conseguenza per le persone che vogliono perseguire il piacere.
- L’opera riproduce l’argomento dell’opera Pamphilus, commedia latina. La
storia è uguale.
Caratteristiche rinascimentali:
- L’opera riflette una concezione del mondo in crisi. I personaggi seguono
parametri morali più moderni perché cercano il piacere (chi amoroso, chi del
benestare). Questi valori sono moderni e non medievali.
- Il suicidio di Melibea e la sensualità riflettono l’ideologia e l’ambiente
pagano del rinascimento.
Il mondo dei nobili rappresentato da Calisto e Melibea
Il mondo dei servitori rappresentato dalla Celestina e dai servi
I due mondi hanno gli stessi vizi; le passioni dei nobili e dei servi sono le stesse.