Concetti Chiave
- Pero López de Ayala, nato nel 1392, è una figura chiave della nobiltà spagnola che ha vissuto e influenzato il cambio dinastico in Castiglia, partecipando alla guerra civile che ha portato Enrique II al trono.
- Nonostante la sua intensa carriera politica e militare, López de Ayala si è dedicato alla letteratura, producendo opere che riflettono su temi umanistici e moderni, come "Rimado de Palacio" e "Crónicas".
- Il "Rimado de Palacio" è un'opera poetica di circa 8000 versi che esplora la corruzione del mondo e la condizione umana attraverso confessioni autobiografiche e simbolismi.
- Le opere di López de Ayala mostrano una profonda analisi psicologica e morale dell'essere umano, evidenziando temi di ambizione, ingiustizia e inganno.
- La sua scrittura combina una visione disincantata della vita con una religiosità intima e vacillante, tipica dell'Umanesimo, esplorando l'infelicità e l'inadeguatezza dell'uomo nel mondo.
Un autore del pieno 300 che comincia a preporre aspetti dell’’Umanesimo è Pero López de Ayala; oltre alla sua opera, è molto testimoniale la sua autobiografia in quanto ci avvicina alla storia della Spagna.
Pero Lopez de Ayala nasce nel 1392 nella regione Basca dell’Álava, da una famiglia dell’alta nobiltà e per questo motivo cresce alla corte di Castiglia con il Re Pedro I; ciò comporta il fatto che egli si troverà a partecipare ad un punto fondamentale della storia della Spagna: il cambio di una dinastia. Di fatti, fu direttamente coinvolto nella guerra civile scoppiata dopo la ribellione dei nobili capitanati dal fratello del Re, Enrique II, figura che contribuirà a riunire le forze del Regno di Castiglia, avvicinando la Spagna ad una politica filofrancese in contrapposizione, quindi, sia a Pedro I che all’egemonia inglese in Europa. Questo fatto ha come conseguenza un progressivo allontanamento dei nobili dal Re Pedro I, chiamato non casualmente “el cruel” (il crudele), in quanto spesso condannava a morte chiunque potesse essere suo nemico ed addirittura i figli dei nemici. Enrique II, con l’appoggio militare francese, nel 1366 entrerà in Castiglia proclamandosi Re: da questo momento comincia una guerra civile che durerà 3 anni. Durante la guerra, Pero López sarà fatto prigioniero, precisamente nel 1367. La guerra si concluderà nel 1369 con l’uccisione del Re Pedro el cruel da parte delle truppe filofrancesi, mentre Pero otterrà la libertà. Tutta la nobiltà che aveva appoggiato Enrique, ricevette in seguito dei compensi: infatti, in questo periodo si può pensare di parlare di un potere oligarchico, ovvero nelle mani di pochi, di una serie di nobili e tra questi vi era Pedro Lopez che sarà ricompensato ottenendo la carica di consigliere ed ambasciatore del Regno. Però, Enrique II avrà vita breve e verrà sostituito da suo figlio Juan I che avrà come mira espansionistica il Portogallo; con la battaglia di Aljubarrota, il Portogallo si sottrae dalla Castiglia e Pero, in quanto ambasciatore, viene nuovamente fatto prigioniero dalle truppe portoghesi di Don Juan I, scontando 15 mesi di galera nelle prigioni dei castelli di Leyra e di Obidos. Dopo aver scontato la pena, rientra in Castiglia con un nuovo merito che lo porta ad una nuova ascesa politica; infatti, quando nel 1390 Juan I muore e viene succeduto dal figlio appena sedicenne Enrique III (detto l’infermo), Pedro entrerà a far parte del consiglio di reggenza, formato inoltre da due nobili e dall’arcivescovo di Toledo. Nel 1399, quando Enrique III avrà raggiunto l’età per governare, Pero Lopez sarà nominato segretario di stato (1° ministro). Negli ultimi anni della sua vita, Pero, si ritirerà in un convento dove morirà nel 1407.
Nonostante l’intensa attività prima militare e poi politica, Pero Lopez trova del tempo per dedicarsi alla letteratura: di fatti, non poteva non frequentare gli ambienti culturali che gravitavano intorno alla corte del tempo. Passa, così, da uomo di azione ad uomo di meditazione. Dopo aver immerso le mani nel sangue della storia della Spagna, Pero prova a formulare una sua idea dello stare al mondo, dell’esperienza della vita, e tutta una serie di riflessioni sviluppate in una chiave così moderna da poi essere considerate traghetto della Spagna verso l’Umanesimo. Forse ( resta un interrogativo) già nelle prigioni portoghesi aveva cominciato delle liriche che avrebbero poi formato la sua opera “Rimado de Palacio” ed aveva anche dato inizio a “el libro de la caza de las aves”. Lavorerà, poi, al libro “Crónicas”: pubblicato per la prima volta nel 1383, questo libro è l’insieme di cronache storiografiche che raccontano i Regni di Pedro I el cruel, Enrique II, Juan I ed Enrique III el Doliente: queste cronache, quindi, abbracciano una parte di storia della Spagna, raccontati sulla base di una conoscenza diretta di fatti e personaggi. Pur testimoniando in esse grandi doti da moralista, o addirittura, da psicologo (in quanto descrive aspetti interiori dei grandi sovrani gettando così le basi dell’io individuale, punto focale dell’Umanesimo), resta nel libro principalmente il fine didattico – dottrinale con la tendenza di ammaestrare il suo lettore: di fatti, questo testo lascia una traccia di un percorso da percorrere, soprattutto si vuole riferire ai principi ed ai nobili. Il passaggio più riuscito dell’intero componimento è la storia di Pedro el cruel, storia in cui confluiscono realismo storico e consapevolezza che la storia stessa fornisse un insegnamento esemplare.
L’opera più interessante potrebbe definirsi “Rimado de Palacio”: opera di circa 8000 versi, eterogenea o anche disomogenea, scritta per lo più in cuaderna via. Sono, però, frequentemente inseriti lirici con forma metrica diversa, ovvero le “ottave de arte mayor” (forma metrica principale della poesia del 400), ricorrenti soprattutto nelle parti scritti dopo. In questo poema si distinguono 3 parti con lunghezze diverse:
• Lunga confessione nella quale un io autobiografico confessa dei peccati, delle colpe;
• Quadro complessivo della corruzione del mondo attraverso immagini simboliche;
• Estratto versificato dei Moravia di San Gregorio Magna. Pero Lopez, infatti, aveva tradotto dal latino le Moravia (commento al libro biblico di Giobbe, scritto da un profeta, inizialmente in ebraico, e scritto nel credo religioso cristiano che viene chiamato a dimostrare le ragioni di Dio nei confronti del Diavolo rispetto alle questioni universali del mondo. Il fine ultimo è dimostrare la fedeltà dell’uomo a Dio a prescindere dai doni che quest’ultimo gli offre).
Nel Rimado vi è un calcolatissimo passaggio dalle colpe individuali dell’essere umano, colpe dovute ai suoi limiti, ad una ricostruzione degli errori della vita pubblica per poi concludere con una rassegnatissima considerazione sul dolore intrinseco dello stare al mondo dell’uomo. Il libro è ambizioso ed umanistico in quanto l’Umanesimo è quel momento della letteratura in cui ci si interroga sull’uomo, sull’immanenza piuttosto che sulla trascendenza. L’autore ne ricava una rassegnazione rispetto ai destini dell’uomo e all’infelicità dell’uomo data, appunti, dai propri limiti.
Il discorso è sviluppato in prima persona, semplicemente una sorta di convenzione (utilizzata anche nella letteratura moderna in cui un io narrante interviene anche non avendo nulla a che fare con l’autore): infatti l’io biografico è molto ridotto rispetto ad un ampliamento universale che si fa carico di tutta l’umanità. E’ presentata una visione disincantata dell’esistenza, spesso molto amara e rassegnata. Sono sviluppati alcuni aspetti rilevanti come il sentimento dell’ambizione, tipico dell’uomo del 300/400, che spinge l’essere umano a fare e volere sempre di più. A questo tema si affianca quello dell’ingiustizia sia subita che provocata dall’uomo sull’uomo stesso. Presente è anche il tema dell’inganno, perpetrato da un essere umano sull’altro, un inganno come nel non dire la verità per far sbagliare l’altro. Vi è sempre una finezza di analisi psicologica e morale che tende ad entrare nelle pieghe più remote e nascoste dell’uomo, col fine ultimo di spiegarne lo spessore.
Ci sono due polarità: da un lato troviamo lo schietto sapore del reale e, dall’altro, la ferma durezza cristiana del giudizio, dettata da una società non esente dall’essere teocratica e fondata, quindi, sugli insegnamenti del cristianesimo. Il giudizio cristiano, un giudizio molto duro, permea tutto il testo ma riesce a trascendere questi elementi e ad andare oltre. Questa religiosità è molto intima, legata all’individualità umana, esposta quindi al dubbio, è una fede vacillante, tipica di un umanista. Spesso, infatti, assistiamo a colloqui individuali con Dio, incentrati su dubbi e confessioni atroci sull’esistenza, sull’inadeguatezza dell’uomo che tocca un po’ tutti i personaggi tematizzati (dall’ultimo contadino al papa). Questo testo ci da una misura sia individuale che universale della vita umana ed è presente in esso qualcosa di profondamente moderno: il malessere, l’inadeguatezza, l’infelicità dell’uomo sulla terra.
Domande da interrogazione
- Chi è Pero López de Ayala e quale ruolo ha avuto nella storia della Spagna?
- Quali sono le opere letterarie principali di Pero López de Ayala?
- Quali temi emergono nel "Rimado de Palacio"?
- Come si manifesta l'influenza dell'Umanesimo nelle opere di Pero López de Ayala?
- Qual è l'importanza delle "Crónicas" di Pero López de Ayala?
Pero López de Ayala è stato un autore e politico del XIV secolo, nato nella regione Basca dell’Álava. Ha partecipato a eventi cruciali della storia spagnola, come la guerra civile che ha portato al cambio di dinastia in Castiglia, ed è stato coinvolto in importanti incarichi politici, come consigliere e ambasciatore del regno.
Le opere principali di Pero López de Ayala includono "Rimado de Palacio", un poema di circa 8000 versi, e "Crónicas", una raccolta di cronache storiografiche sui regni di Pedro I, Enrique II, Juan I ed Enrique III. Queste opere riflettono la sua esperienza diretta e offrono una visione umanistica della vita e della storia.
"Rimado de Palacio" esplora temi come l'ambizione, l'ingiustizia, l'inganno e il dolore intrinseco dell'esistenza umana. L'opera presenta una visione disincantata e amara della vita, con una forte componente di analisi psicologica e morale, tipica dell'Umanesimo.
L'influenza dell'Umanesimo nelle opere di Pero López de Ayala si manifesta attraverso l'analisi dell'individualità umana, il dubbio religioso e la riflessione sull'esistenza. Le sue opere pongono l'accento sull'immanenza e sulla condizione umana, anticipando temi che saranno centrali nell'Umanesimo.
Le "Crónicas" di Pero López de Ayala sono importanti perché offrono una narrazione dettagliata e diretta di eventi storici significativi della Spagna, basata sulla sua esperienza personale. Queste cronache combinano realismo storico con un intento didattico, fornendo insegnamenti esemplari attraverso la storia dei sovrani spagnoli.