Concetti Chiave
- Cicerone, nato nel 106 a.C. ad Arpino, si affermò come oratore e politico a Roma, nonostante le origini non nobili, grazie alle sue abilità retoriche e alla difesa della repubblica e dei valori tradizionali.
- Durante il suo consolato nel 63 a.C., sconfisse Lucio Sergio Catilina e si schierò con gli optimates, difendendo la legalità repubblicana contro le riforme dei populares guidati da Giulio Cesare.
- Cicerone affrontò la congiura di Catilina, condannando i cospiratori senza appello; la sua azione gli costò l'esilio, ma ritornò a Roma nel 57 a.C. e continuò la sua attività politica e giuridica.
- Le orazioni di Cicerone, come le Catilinariae e le Philippicae, dimostrano la sua maestria retorica nel coinvolgere emotivamente il pubblico e sostenere le sue tesi con chiarezza e abilità dialettica.
- L'ideale dell'humanitas di Cicerone combina il pensiero filosofico greco con l'esperienza romana, enfatizzando la ragione, la cultura e il dovere verso la società, senza disprezzare il successo personale.
Indice
Vita di Cicerone
- Marco Tullio Cicerone nacque nel 106 a.C. ad Arpino, città fuori Roma, da una famiglia “non nobile” di possedenti terrieri appartenenti all’ordine equestre. La sua origine avrà un peso nella sua carriera, poiché per conquistarsi uno spazio personale a Roma deve riuscire ad affermarsi, cosa che per lui però non sarà particolarmente difficile.- A venticinque anni, nell'81 a.C. (sotto la dittatura di Silla), egli sostenne la prima causa di cui conserviamo testimonianza (l'orazione Pro Roscio Amerino). Ciò ci fa capire che nonostante la sua giovane età, era capace di affermarsi come oratore.
- Poco dopo lasciò Roma per un lungo soggiorno di studio (79-77 a.C.) in Grecia e in Asia Minore con il fratello Quinto: frequentò ad Atene una delle scuole di retorica più importanti e prese come guida Mirone; a Rodi frequentò una scuola filosofica ed in particolare seguì le lezioni di Panezio.
- Ritornato a Roma, inizia a bruciare le tappe del suo cursus onorum (diventa questore in Sicilia nel 75 a.C., ed entrò per la prima volta in Senato). La sua carriera politica (proseguita con la carica di edile nel 69 a.C. e quella di pretore nel 66) culminò nell'elezione al consolato per l'anno 63 a.C., ottenuta battendo Lucio Sergio Catilina, rappresentante dei populares. In realtà ciò che interessava in particolar modo a Cicerone era la salus res publicae, vale a dire la “salvezza dello Stato”. Per l’appunto la sua idea era della concordia ordium e il suo intento era quello di mediatore tra le varie classi. Vediamo poi come le sue idee andavano poi a coincidere in particolar con gli interessi degli optimates. Durante il suo consolato Cicerone s'impegnò decisamente su posizioni conservatrici, a difesa della legalità repubblicana e degli interessi degli optimates, i ceti economicamente e socialmente più forti, rappresentati da senatori e cavalieri, contro i populares, sostenuti da Giulio Cesare, i quali propugnavano riforme costituzionali, economiche e sociali a favore dei meno abbienti. Infatti, quello che è stato sempre presente in Cicerone è la difesa del mos maiorum, legava molto le sorti dello stato alla tenuta dei principi/valori romani (credeva molto nel valore dell’humanitas, interesse verso tutto ciò che è umano). È qui che ritroviamo il suo conservatorismo: non quindi sul piano culturale, ma sul piano economico, che vede di conseguenza un favoreggiamento del latifondo.
- Una delle questioni più spinose che Cicerone dovette affrontare durante la sua carriera politica fu la congiura di Catilina. Quest'ultimo, infatti, presentatosi nuovamente candidato al consolato per l'anno successivo con un programma accentuatamente "popolare" (assegnazione di terre ai proletari, condono dei debiti, addirittura proscrizione dei ricchi) e di nuovo sconfitto, si preparava a impadronirsi del potere con un'azione di forza. Le sue trame furono sventate da Cicerone che, attaccandolo violentemente con la prima orazione "catilinaria" (scrisse poi 4 libri “de coniuratione catilinae”), lo costrinse a lasciare Roma. Ai primi di dicembre furono arrestati e condannati a morte altri cinque capi della congiura, rimasti a Roma. Cicerone però condannò li condannò a morte senza che fosse dato loro l’appello al popolo. Quest’azione vediamo che gli costerà l’esilio per 16 mesi a Tessalonica.
- Nel 57 a.C. Cicerone torna a Roma, grazie all’intervento di Milone e Pompeo. Negli anni successivi rimase ai margini della vita politica, ma si adattò a difendere in tribunale vari personaggi legati a Pompeo e a Cesare. In particolare, vediamo che nel 51 a.C., Cicerone venne spedito in Cilicia, in Asia minore, come proconsole.
- Quando tornò in Italia trovò la guerra civile tra Cesare e Pompeo. Cicerone non poteva non schierarsi con il Senato e con la legalità repubblicana, e dunque con Pompeo. Tuttavia, vi è la disfatta dei pompeiani e la vittoria di Cesare, a cui successivamente all’appello di clemenza, si affianca Cicerone. Durante gli anni dal 46-44 a.C., in realtà Cicerone si allontana dalla vita politica per problemi familiari.
- Dopo l'uccisione di Cesare (il 15 marzo del 44 a.C.) Cicerone, pur non avendo partecipato alla congiura, si schierò prontamente dalla parte dei cesaricidi, mentre nel conflitto tra i due aspiranti all'eredità politica del dittatore assassinato, Antonio (suo principale collaboratore e console nel 44 a.C.) e il giovane Ottaviano (suo nipote ed erede), appoggiò il secondo, sperando di diventare suo consigliere e di indurlo a restaurare l'autorità del Senato. In realtà Ottaviano si servì di lui per ottenere l'appoggio del Senato e lo utilizzò come alleato nella lotta contro Antonio, che Cicerone attaccò violentemente con le orazioni dette Filippiche.
- Nel 43 a.C., raggiunto dai sicari nei pressi della sua villa di Formia, il grande oratore fu ucciso il 7 dicembre del 43 a.C.; la sua testa e le sue mani furono mozzate e portate ad Antonio, che le fece esporre nel Foro romano.
Le Orazioni
- Cicerone curò personalmente la pubblicazione (cioè la riproduzione in più copie e la diffusione) di molte sue orazioni, spesso rielaborandole e ampliandole rispetto ai discorsi effettivamente pronunciati. Gli scopi perseguiti con la pubblicazione erano molteplici: propaganda politica, difesa del proprio operato di fronte alle critiche e agli attacchi degli avversari, desiderio di ottenere gloria presso i contemporanei e presso i posteri: obiettivo, quest'ultimo, che Cicerone ebbe sempre vivissimo e che costituì uno dei principali moventi delle sue azioni in ogni circostanza. Le orazioni conservate per intero sono 58 (28 politiche – es. Filippiche; 30 giudiziarie – es. Sesto Roscio Amerino, che diventano dei veri e propri casi giuridici).
Le Orazioni giudiziarie
• Le Verrinae (70 A.C.) = cioè "discorsi contro Verre", del 70 a.C., sono sette orazioni (di cui solo le prime due effettivamente pronunciate) per il processo de repetundis ("per concussione") intentato dai Siciliani contro Gaio Verre, governatore in Sicilia dal 73 al 71 a.C.Dopo la requisitoria (actio prima) Verre, schiacciato dall'evidenza delle accuse, partì in volontario esilio, senza aspettare la seconda fase del dibattito. Cicerone non pronunciò quindi le orazioni dell'actio secunda, anche se le compose: qui denuncia i numerosi misfatti compiuti da Verre durante il governo di Sicilia.
• Pro Archia Poeta (62 A.C.) Si tratta di un'orazione del 62 a.C. in difesa del poeta greco Archia, accusato di aver usurpato il diritto di cittadinanza romana. Orazione dedicata per lo più ad un'appassionata esaltazione della cultura e della poesia. Archia fu assolto.
• Pro Sestio (56 A.C.) In questa orazione, del 56 a.C., Cicerone difende Sestio (tribuno della plebe), accusato de vi ("di violenza"), per aver organizzato bande armate da opporre a quelle di Clodio. Cicerone sostiene la tesi che il ricorso a mezzi illegali si è reso necessario proprio per difendere le istituzioni, gravemente minacciate dai programmi eversivi dei popolari. Sestio fu assolto.
• Pro Caelio (56 A.C.) Nella Pro Caelio del 56 a.C. Cicerone difende il giovane Marco Celio Rufo, accusato, tra l'altro, di aver rubato dei gioielli a una sua ex amante, Clodia, sorella di Clodio e di aver tentato di farla avvelena-re. Cicerone sfoga il suo odio contro Clodio attaccandone violentemente la sorella, presentata come una donna corrotta e dissoluta. L'imputato fu assolto.
Il carattere delle Orazioni ciceroniane
Nelle orazioni Cicerone si dimostra perfettamente padrone dei mezzi espressivi e capace di sfruttare con consumata abilità ogni elemento e ogni circostanza nell'interesse della causa.Grazie alla chiarezza espositiva, alla competenza giuridica e all'eccezionale abilità dialettica, che gli permette di argomentare con logica serrata e stringente, egli assolve egregiamente le tre funzioni che nelle opere retoriche assegna all'oratore:
- docere: informare chiaramente e dimostrare la sua tesi nel modo più convincente dal punto di vista razionale;
- delectare: dilettare il pubblico, ricorrendo alle doti di narratore vivacissimo e di ritrattista psicologicamente acuto e penetrante, all'arguzia e all'ironia;
- movere: trascinare gli uditori al consenso suscitando commozione, sdegno, ira, compassione, ricorrendo agli effetti "patetici" in particolare nelle perorazioni, dove possono svolgere un ruolo decisivo per l'esito della causa. Creazione del rapporto empatico tra oratore e pubblico.
Lo stile di Cicerone oratore è estremamente vario, duttile, multiforme: tende alla solennità e alla magniloquenza, sconfinando talora nella ridondanza e nell'ampollosità, ma è capace anche, all'occorrenza, di brevità, essenzialità.
I più tipici procedimenti stilistici ciceroniani - quelli che conferiscono al suo modo di esprimersi un carattere peculiare e inconfondibile - si attuano prevalentemente nell'ambito dell'organizzazione sintattica del discorso, cioè nella disposizione delle parole nella frase e delle frasi nel periodo. Quest'ultimo è articolato in modo complesso, con abbondanza di proposizioni subordinate, ed è costruito, secondo criteri di coesione e di compattezza, su una rete di corrispondenze equilibrate e simmetriche: è la concinnitas ("armonia", "eleganza"), ottenuta con il parallelismo e l'equivalenza fonico-ritmica dei membri, con l'abbondanza dei nessi sinonimici e con tutte le figure della ripetizione. Principio che regola la sintassi ciceroniana.
L'ideale dell'humanitas
L'ideale dell'humanitas, cioè la concezione dell'uomo ci appare una sintesi complessa e originale del pensiero filosofico greco e dell'esperienza morale e politica romana. Si può riassumere in questi termini:- l'uomo è superiore agli altri esseri animati grazie al dono peculiare della ragione, che lo rende simile alla divinità (ideale recuperato nell’età umanistica, “Homo act dei”);
- l'uomo degno di questo nome assoggetta gli istinti naturali, i sentimenti e le passioni al dominio della ragione, punto di riferimento e criterio di comportamento in ogni circostanza;
- l'acquisizione, attraverso lo studio, di una vasta cultura enciclopedica è indispensabile per conoscere a fondo se stessi e il mondo (la pratica dell’otium diventa estremamente importante, elemento di potenziamento della conoscenza della propria realtà distaccandosi dal negotium)
- nei rapporti con i suoi simili, l'uomo deve essere sempre animato da rispetto, tolleranza e benevolenza;
- il dovere di rendersi utili alla società e alla patria è preminente rispetto a tutti gli altri;
i riconoscimenti esteriori (successo, gloria, prestigio) non sono da disprezzare, ma non costituiscono il movente né lo scopo dell'azione: la coscienza del dovere compiuto per l'utilità comune è premio bastante per l'uomo virtuoso, secondo una concezione laica della morale, che, pur non negando l'esistenza della divinità e l'immortalità dell'anima, stabilisce tuttavia i valori in base a criteri rigorosamente umani, senza ancorarli a realtà trascendenti.
Le Orazioni deliberative
Sono discorsi politici pronunciati o nel Senato o nelle assemblee popolari.• Pro Lege Manilia (66 A.C.) La Pro lege Manilia è la prima orazione deliberativa di Cicerone (a favore della proposta di legge che assegnava a Pompeo poteri straordinari per la guerra contro Mitridate in Oriente). Fu approvata
• Le Catilinariae (63 A.C.) Le Catilinariae (sott. orationes) sono quattro discorsi pronunciati nei giorni drammatici della scoperta e della repressione della congiura di Catilina. Sono indubbiamente tra le prove migliori dell'oratoria ciceroniana; i più efficaci strumenti retorici e i più consumati procedimenti stilistici sono finalizzati al coinvolgimento emotivo dell'uditorio, con un vigore e una veemenza davvero trascinanti.
• Tra le orazioni pronunciate nel 57 a.C., al ritorno dall'esilio, si segnala la De (o Pro) domo sua ("In difesa della sua casa"), pronunciata davanti al collegio dei pontefici per ottenere la restituzione del terreno su cui sorgeva la sua casa sul Palatino
• Le Philippicae (44-43 A.C.) Le Philippicae (sott. orationes) sono quattordici discorsi, che Cicerone pronunciò tra il 44 e il 43 a.C., con l'intento di far dichiarare Antonio nemico pubblico. Chiamate nell'antichità anche Antonianae, devono il nome di Philippicae all'accostamento, fatto da Cicerone stesso in una lettera a Bruto, alle celeberrime orazioni di Demostene contro Filippo di Macedonia.
Le opere retoriche
Cicerone trattò di retorica (la scienza e la tecnica della persuasione) in numerose opere, scritte in periodi diversi della sua vita, come: De oratore, Brutus e Orator.• Il De oratore Il De oratore, in tre libri, fu composto nel 55 a.C. ed è un dialogo di tipo platonico-aristotelico: un'opera, cioè, in cui l'autore affida il compito di trattare l'argomento a vari interlocutori, inseriti in uno scenario fittizio, ma storicamente definito. Nel I libro Cicerone, per bocca di uno dei personaggi del dialogo, espone e sviluppa ampiamente la tesi di fondo dell'opera, enunciata fin dalla prefazione: nessuno potrà essere riconosciuto un oratore perfetto se non avrà acquisito una conoscenza approfondita di tutti gli argomenti più importanti e di tutte le discipline.
Egli afferma l'ideale di un oratore impegnato a fondo nella vita pubblica, ma fornito al tempo stesso di una ricchissima cultura (anche filosofica) che gli consenta di parlare con competenza ed efficacia su qualsiasi argomento.
Le parti della Retorica
Nel Il e III libro si passa alla trattazione delle "parti" della retorica:- Inventio: Ricerca degli argomenti da svolgere; digressione sul comico e sui suoi meccanismi
- Dispositio: Ordine secondo cui gli argomenti devono essere disposti nel discorso
- Memoria: Tecniche per memorizzare ciò che si deve dire
- Elocutio: Elaborazione stilistica, con un'ampia e particolareggiata esposizione delle figure retoriche (ornatus)
- Actio: Modo in cui l'oratore deve "porgere" il discorso (dizione, tono della voce, gesti)
• Il Brutus: La Teoria Dello Stile Oratorio. Vi è ripresa la teoria dello stile oratorio già svolta nel III libro del De oratore. Le parti più nuove e interessanti sono l’illustrazione delle differenze tra lo stile oratorio e quello dei filosofi, degli storici e dei poeti; la distinzione dei tre stili (o livelli stilistici): umile, medio e sublime; l'ampia trattazione della prosa ritmica, con particolare riguardo alle clausole, ossia alle sequenze prosodiche (successione e alternanza di sillabe lunghe e brevi) che è consigliabile adottare di preferenza nella chiusa dei periodi e delle frasi.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dell'origine familiare di Cicerone nella sua carriera politica?
- Quali furono le conseguenze della congiura di Catilina per Cicerone?
- Quali sono le caratteristiche principali delle orazioni di Cicerone?
- Come Cicerone concepisce l'ideale dell'humanitas?
- Quali sono le opere retoriche principali di Cicerone e cosa trattano?
Cicerone proveniva da una famiglia "non nobile" dell'ordine equestre, il che influenzò la sua carriera poiché dovette affermarsi a Roma senza il vantaggio di un'origine aristocratica. Tuttavia, riuscì a superare questo ostacolo grazie alle sue capacità oratorie e politiche.
La congiura di Catilina fu un momento cruciale nella carriera di Cicerone. Dopo aver sventato la congiura e condannato a morte i suoi capi senza appello, Cicerone fu esiliato per 16 mesi a Tessalonica, ma successivamente tornò a Roma grazie all'intervento di Milone e Pompeo.
Le orazioni di Cicerone si distinguono per la chiarezza espositiva, la competenza giuridica e l'abilità dialettica. Egli utilizza uno stile vario e duttile, capace di solennità e brevità, e impiega tecniche retoriche per informare, dilettare e muovere il pubblico.
L'ideale dell'humanitas di Cicerone è una sintesi del pensiero filosofico greco e dell'esperienza romana, che valorizza la ragione, la cultura enciclopedica, il rispetto e la tolleranza verso gli altri, e il dovere di contribuire alla società, senza ancorare i valori a realtà trascendenti.
Le opere retoriche principali di Cicerone includono "De oratore", "Brutus" e "Orator". Queste opere trattano della scienza e tecnica della persuasione, delineando l'ideale dell'oratore perfetto, le parti della retorica e la teoria dello stile oratorio.