Concetti Chiave
- Cicerone curò personalmente la pubblicazione delle sue orazioni, ampliandole per fini di propaganda politica, difesa personale e ricerca della gloria.
- Le orazioni di Cicerone si dividono in giudiziarie e deliberative, con 58 discorsi integrali pervenuti fino a noi.
- Le Verrinae sono una serie di orazioni contro Gaio Verre, suddivise in tre parti, che combinarono discorsi pronunciati e scritti da Cicerone.
- La Pro Archia Poeta esalta la cultura romana mentre difende il poeta greco Archia dall'accusa di usurpazione della cittadinanza romana.
- La Pro Milone, sebbene non declamata, sostiene la legittima difesa per Milone, condannato nonostante la perorazione considerata tra le più belle di Cicerone.
Riguardo la pubblicazione dei suoi discorsi Cicerone stesso curò le proprie orazioni, spesso ampliandole e rielaborandole. Gli scopi principali della pubblicazione erano: la propaganda politica, la difesa del proprio operato e soprattutto il desiderio di gloria sia presso i contemporanei che presso i posteri.
Le orazioni pervenuteci integre sono 58, tra queste possiamo distinguere quelle giudiziarie, pronunciate in tribunale e quelle deliberative, declamate in senato o dinanzi all’assemblea popolare.
Orazioni Giudiziarie:
- Le Verrinae (70 a.C.)
Le Verrinae (discorsi contro Gaio Verre) comprendono sette orazioni di cui le prime due realmente pronunciate in occasione del processo di concussione dei Siciliani contro Gaio Verre, governatore in carica in Sicilia dal 73 a.C.
- Pro Archia Poeta ( 62 a.C.)
Orazione del 62 a.C. scritta in difesa del poeta greco Archia, che fu assolto, nonostante l’accusa di aver usurpato il diritto di cittadinanza romana. Parte del discorso è un’esaltazione di cultura e poesia romana.
- Pro Sestio (56 a.C.)
Nel 56 a.C. Cicerone difese Sestio (tribuno che l’anno precedente l’aveva aiutato a rientrare dall’esilio) accusato di violenza poiché aveva organizzato bande armate da opporre a quelle di Clodio. Cicerone sostiene che ricorrere a mezzi illegali per difendere le istituzioni dalle minacce eversive dei popolari è possibile. Lancia, poi, un appello per il Consensum Bonorum, alleanza di cittadini moderati volti a salvaguardare gli interessi comuni. L’imputato fu poi assolto.
- Pro Caelio (56 a.C.)
Nell’orazione Pro Caelio del 56 a.C. Cicerone difende Marco Celio Rufo, accusato di aver rubato i gioielli dell’ex amante Clodia, sorella di Clodio, e di aver tentato, in seguito di avvelenarla. Cicerone attacca la donna presentandola come corrotta e dissoluta, motivo per cui il suo imputato fu giudicato innocente e assolto.
- Pro Milone (52 a.C.)
Orazione in difesa di Milone per il processo "DE-VI" (de violentia) del 52 a.C. per la morte di Clodio Quest’orazione non fu declamata; nonostante ciò Cicerone sostiene la tesi della legittima difesa. Afferma che Clodio ha trovato nella morte una giusta punizione per le sue colpe. Conclude con una perorazione, definita dai retori antichi come la più lunga e bella del corpus ciceroniano. Milone fu condannato all’esilio.
Domande da interrogazione
- Quali sono gli scopi principali della pubblicazione delle orazioni di Cicerone?
- Quante orazioni di Cicerone ci sono pervenute integre e come si distinguono?
- Qual è il contesto delle orazioni "Le Verrinae"?
- Qual è la tesi sostenuta da Cicerone nell'orazione "Pro Milone"?
Gli scopi principali erano la propaganda politica, la difesa del proprio operato e il desiderio di gloria sia presso i contemporanei che presso i posteri.
Ci sono pervenute integre 58 orazioni, che si distinguono in giudiziarie, pronunciate in tribunale, e deliberative, declamate in senato o dinanzi all’assemblea popolare.
"Le Verrinae" sono discorsi contro Gaio Verre, comprendono sette orazioni, di cui le prime due furono pronunciate durante il processo di concussione dei Siciliani contro Gaio Verre, governatore in Sicilia dal 73 a.C. al 71 a.C.
Nell'orazione "Pro Milone", Cicerone sostiene la tesi della legittima difesa, affermando che Clodio ha trovato nella morte una giusta punizione per le sue colpe, anche se l'orazione non fu declamata e Milone fu condannato all’esilio.