tery97
Ominide
2 min. di lettura
Vota 5 / 5

Concetti Chiave

  • Nei "Paradoxa Stoicorum", Cicerone esplora i paradossi stoici che sfidano le convenzioni comuni, ponendo l'onestà e la virtù come beni supremi.
  • "De Finibus Bonorum et Malorum" analizza il concetto di sommo bene attraverso tre dialoghi, ognuno rappresentante diverse scuole filosofiche.
  • Nel primo dialogo, Cicerone critica la visione epicurea, sostenendo che la felicità risiede nella saggezza e nell'onestà, non solo nell'assenza di dolore.
  • Il secondo dialogo contrappone la teoria stoica del vivere secondo natura, che Cicerone parzialmente accetta se natura significa virtù.
  • Il terzo dialogo esplora la tesi accademico-peripatetica, che vede la felicità nella virtù in equilibrio con il benessere fisico.

Le principali opere filosofiche di Cicerone

PARADOXA STOICORUM (Morali):
I "Paradoxa stoicorum" sono un piccolo opuscolo in cui Cicerone espone alcuni "paradossi" degli stoici, ovvero, alcune loro proposizioni assurde che vanno contro l'opinione comune. Sei riguardano l'ambito della morale:
1) L'onestà è l'unico bene;
2) Per conseguire la felicità è sufficiente la virtù;
3) Non esiste una gradazione per vizi e virtù;
4) Tutti gli stolti sono portati alla pazzia;
5) Tutti i sapienti sono liberi e tutti gli stolti sono schiavi;
6) Soltanto il saggio è ricco.

DE FINIBUS BONORUM ET MALORUM:
È un'opera(in 5 libri) strutturata in 3 dialoghi. Il tema affrontato è quello del sommo bene, ovvero, la felicità.
-Nel primo dialogo, costituito dai libri I e II, Manlio (probabilmente Manlio Torquato) espone il punto di vista della filosofia epicurea: il sommo bene consiste nel piacere. Cicerone confuta la posizione epicurea asserendo che tra assenza di dolore e piacere c'è una notevole differenza e che la felicità consiste nella saggezza e nell'onestà.

- Nel secondo dialogo, costituito dai libri III e IV, Catone esprime le teorie stoiche: il sommo bene consiste nel vivere secondo natura e l'uomo è l'unico tra tutti gli esseri animati a saper scegliere tra bene e male. Cicerone confuta, in parte, anche la posizione stoica asserendo che l'uomo può provare la felicità vivendo secondo natura, ma soltanto se per natura si intende virtù.

- Nel terzo dialogo, costituito dal V libro, Pisone sostiene la tesi accademico-peripatetica(quella di Aristotele) che è anche quella di Antioco d'Ascalona, maestro di Cicerone: il sommo bene nasce dalla perfetta corrispondenza tra anima e corpo, per cui consiste sicuramente nella virtù, ma senza dimenticare le ragioni del corpo.

Domande e risposte