Concetti Chiave
- Tacito, un eminente storico dell'antichità, è noto per i suoi prenomi Publius e Gaius, sebbene nessun consenso sia stato raggiunto su Sextus.
- Era un nostalgico della libertà repubblicana, ma credeva nella necessità del principato, infondendo passione nei suoi scritti storici.
- Nacque nel 55 in Gallia Narbonese, probabilmente da una famiglia equestre o senatoria, e studiò a Roma.
- Si sposò con la figlia di Agricola nel 78, avviando una carriera politica influente sotto gli imperatori Flavi.
- Nel 112 divenne proconsole in Asia, dove morì intorno al 117, dopo aver sostenuto accuse di corruzione contro Mario Prisco.
Publio Cornelio Tacito è uno degli storici più importanti dell'antichità.
Ad egli sono stati riferiti numerosi prenomi: in alcune lettere di Sidonio Apollinare e anche in alcuni vecchi scritti, egli è nominato con Gaius, ma nel manoscritto principale della tradizione, troviamo invece Publius. Tali, fino ad adesso, sono riconosciuti come i due praenomina più probabili per l'autore. Alcuni studiosi avevano avanzato anche l'ipotesi di 'Sextus', ma tale teoria non è mai riuscita a trovare un seguito.
Egli è uno storico, nostalgico della libertas repubblicana, convinto però della necessità del principato. Amante della storia, vi inserisce tutta la sua passione, rendendo i suoi scritti piacevoli alla lettura, oltre che immensamente utili dal punto di vista storiografico.
Vita: Nasce il 55 in Gallia Narbonese (deducibile da un episodio contenuto nel secondo libro degli Annales), da famiglia equestre oppure senatoria (ipotesi confermata dal disprezzo con cui Tacito parla degli arrampicatori sociali). Studia a Roma e sposa la figlia di Agricola nel 78, grazie a cui inizia la carriera politica e a cui fu talmente legato da considerarlo un modello e da nutrire nei suoi confronti l'affetto che si nutre per un padre (come si nota dalla sua opera a lui dedicata). Ad esempio, sotto i tre imperatori Flavi, nell'88, diviene pretore. Successivamente abbandona Roma per alcuni incarichi, tornandoci nel 97. Tornato, divenne consul suffectus e pronunciò un elogio funebre dedicato a Virginio Rufo.
Anni dopo, con l'amico Plinio il Giovane, sostenne l'accusa di corruzione contro Mario Prisco (nel 100 Prisco venne mandato in esilio). Nel 112 fu proclamato proconsole in Asia e vi morì intorno al 117.