Antonella912
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Concetti Chiave

  • Il "Dialogo de oratoribus" di Tacito, scritto intorno al 100 d.C., esplora l'arte della retorica in un dialogo ambientato nel 75 o 77 d.C.
  • L'opera segue la tradizione dei dialoghi filosofici ciceroniani e si svolge a casa di Curiazio Marerno con protagonisti Marco Apro e Materno.
  • Il dialogo contrappone l'eloquenza, difesa da Apro, e la poesia, sostenuta da Materno, riflettendo sulla decadenza dell'oratoria.
  • Messalla attribuisce la decadenza oratoria al deterioramento dell'educazione e alla preparazione insufficiente dei maestri.
  • Tacito condivide l'opinione di Materno che l'impero ha contribuito al declino, ma riconosce la necessità dell'impero per evitare guerre civili.

Dialogo de oratoribus di Tacito

Scritto poco dopo il 100 d.C., è una breve opera, scritta in forma di dialogo, sull'arte della retorica di cui è stata contestata numerose volte l'autenticità per questioni di stile.
L'opera è ambientata nel 75 (o nel 77) e si riallaccia alla tradizione dei dialoghi ciceroniani di argomento filosofico: infatti si tratta di una discussione immaginaria avvenuta a casa di Curiazio Marerno tra Marco Apro e Materno con numerosi discorsi in difesa dell'eloquenza (da parte di Apro) e in difesa della poesia (da parte di Materno): il padrone di casa ha, infatti, abbandonato l'eloquenza per la poesia.

Successivamente in casa arriva Messalla e i tre, a cui si unisce subito anche Giulio II discutono animatamente circa la decadenza dell'oratoria e ne ricercano le cause, avendo pareri contrastanti gli uni gli altri. Per Messalla infatti, la decadenza dell'oratoria è rintracciabile nel deterioramento dell'educazione e nei maestri, oramai troppo impreparati per riuscire a educare al meglio le nuove generazioni. Secondo Materno, invece, la colpa è da ricercarsi nell'impero, che ha causato tale declino: è quest'ultima l'idea che ha anche Tacito, che però ci avvisa anche che l'impero serve, è necessario al popolo romano per combattere le guerre civili.
Stile: Basato vagamente sul dialogo ciceroniano, si riallaccia di più a quello di Quintiliano (neo-ciceroniano) e non risulta molto presente l'asimmetrica inconcinnitas propria di Tacito. Tale ultima caratteristica è probabilmente dovuta al fatto che questa è un'opera retorica, di cui, il modello per eccellenza, era proprio Cicerone.

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