Concetti Chiave
- Seneca sostiene che la natura non è stata una matrigna per l'uomo, offrendo un ambiente adatto e risorse facilmente accessibili.
- Il desiderio di superfluo e possesso ha allontanato l'uomo dalla virtù e dalla sapienza, secondo Seneca.
- Le invenzioni che hanno migliorato la vita non derivano dalla filosofia, ma dall'ingegno comune e dall'adattamento ai bisogni.
- L'avidità ha corrotto la società, riducendo la ricchezza accessibile e portando povertà, secondo Seneca.
- La virtù è legata a giustizia, prudenza, temperanza e fortezza, emergendo solo con l'istruzione, non naturalmente.
Sintesi epistola 90 a Lucilio
Seneca in quest’epistola all’amico e allievo Lucilio si dimostra convinto del fatto che la natura non sia affatto stata una matrigna per l’uomo: questa lo ha infatti generato in un ambiente adatto a soddisfare le necessità della sua specie e gli ha reso reperibili tutte le risorse necessarie per sopravvivere con il minimo sforzo. Ma il gusto del superfluo e la smania di possedere sempre più del necessario hanno allontanato pian piano l’uomo dalla virtù e dalla sapienza. La sapienza e la filosofia non vengono infatti viste da Seneca come qualcosa di necessario per la mera sopravvivenza, poiché le invenzioni pratiche che hanno consentito all’uomo di progredire e di rendersi la vita facile non sono quasi mai state frutto di un pensiero filosofico di qualche sapiente, ma di gente comune che ha solamente reagito ad un bisogno adattandosi ed avendo inventiva. E’ proprio questo che Seneca contesta a Posidonio per gran parte dell’epistola: le più grandi invenzioni che hanno migliorato la vita dell’uomo (come la costruzione di case e città o l’apprendimento della lavorazione dei metalli) sono frutto della sua sagacia e non della sapienza. Al giorno d’oggi però l’uomo si è allontanato da questi ideali, facendosi guidare dal lusso e dall’avidità: Seneca ci dice che l’uomo in quanto specie era molto più felice quando si limitava a vivere col necessario e non esistevano né architetti né decoratori.
Il lusso invece si è allontanato dalla natura e sviluppa i suoi vizi giorno dopo giorno tramite l’intelligenza, andando a corrompere sempre di più la società umana; se un tempo tutti potevamo accedere ad una ricchezza infinita, adesso l’avidità ha ridotto ciò ad una miseria ed ha portato con sé la povertà. Oggi gli uomini fanno vari tentativi col denaro o la violenza, ma pur ottenendo molto, sarà impossibile tornare alle condizioni naturali dell’uomo. Egli sconfessa inoltre la tesi secondo cui l’uomo sarebbe svantaggiato rispetto agli altri animali in quanto manca di difese naturali sostenendo che la natura ci ha sempre messo tutte le sue risorse e possibilità (cibo, materiali ma anche rifugi come le grotte) a portata di mano fin da subito.
L’epistola si conclude infine con una riflessione sulla virtù, la quale si può ritrovare nei valori di giustizia, prudenza, temperanza, fortezza e la quale non è un qualcosa di naturale nell’uomo, ma viene a trovarsi solo dove l’uomo è realmente istruito.
Domande da interrogazione
- Qual è la convinzione principale di Seneca riguardo alla natura e all'uomo?
- Come vede Seneca il ruolo della sapienza e della filosofia nella vita dell'uomo?
- Qual è la critica di Seneca verso la società contemporanea?
Seneca è convinto che la natura non sia stata una matrigna per l'uomo, ma lo ha generato in un ambiente adatto a soddisfare le sue necessità, rendendo disponibili le risorse necessarie per sopravvivere con il minimo sforzo.
Seneca non considera la sapienza e la filosofia necessarie per la mera sopravvivenza, poiché le invenzioni pratiche che hanno migliorato la vita dell'uomo sono state frutto della sagacia e dell'inventiva della gente comune, non del pensiero filosofico.
Seneca critica la società contemporanea per essersi allontanata dagli ideali di virtù e saggezza, facendosi guidare dal lusso e dall'avidità, che hanno corrotto la società e portato alla povertà, allontanando l'uomo dalle condizioni naturali.