Anna___04
Genius
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Concetti Chiave

  • Il tema del viaggio in Seneca è spesso associato al pericolo, come le tempeste e i naufragi nei viaggi per mare.
  • Seneca critica le motivazioni materiali e di potere che spingono gli uomini a viaggiare e affrontare pericoli.
  • I viaggi sono visti anche come un diversivo per i ricchi romani insoddisfatti, incapaci di accettare la loro condizione.
  • Seneca, nelle sue Epistulae ad Lucilium, invita a non cercare guarigione spirituale attraverso il cambio di luogo.
  • Nonostante le critiche, Seneca riconosce che il viaggio può ampliare gli orizzonti conoscitivi e favorire il progresso intellettuale.

Seneca - Il tema del viaggio

Negli scritti di Seneca compare con notevole frequenza il tema del viaggio, assumendo di volta in volta significati diversi. Spesso è collegato all'idea del pericolo: in particolare il viaggio per mare è presentato come una tipica situazione di rischio: le tempeste ed i naufragi compaiono negli elenchi delle disgrazie che incombono sugli uomini in testi parenetici(cioè di esortazione morale) e consolatori. Questa tendenza a giudicare negativamente i viaggi è accompagnata dalla valutazione negativa delle motivazioni che inducono gli uomini ad affrontare i disagi e i rischi di lunghe peregrinazioni o navigazioni: avidità di ricchezza e ambizione di potere.

Anche l'incapacità di accettare serenamente la propria condizione con il conseguente desiderio di evasione è un altro importante movente che induce a intraprendere i viaggi. I I viaggi sono ricordati inoltre come un diversivo che i ricchi romani usavano per trovare rimedio alla propria insoddisfazione e irrequietezza. Nelle Epistulae ad Lucilium questo motivo è ripreso più volte ed è inserito in un contesto autobiografico: Seneca ad esempio esorta Lucilio a non affidarsi ai cambiamenti di luogo per guarire il suo malessere spirituale. Il riconoscimento che il viaggio possa essere l'occasione per un allargamento degli orizzonti conoscitivi e uno strumento di progresso intellettuale non è del tutto assente. Nel De Otio, in particolare, coloro che affrontano faticosi viaggi, mossi dal desiderio di fare nuove scoperte, si contrappongono idealmente agli esempi negativi di chi naviga per avidità. Grazie ai viaggi dello spirito, invece, il sapiente è padrone dell'universo, capace di contemplare con gli occhi della mente i sublimi spettacoli della natura e di prevenire alla conoscenza dei "divina" (le verità divine), unico traguardo che renda la vita degna di essere vissuta.

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