darksoul98
Genius
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Concetti Chiave

  • L'epistola 70 di Seneca esplora il tema del suicidio, considerato un problema personale e di attualità, evidenziando la perdita delle libertà politiche sotto il principato.
  • Seneca ricorda figure storiche come Tito Labieno e Cremuzio Cordo, che scelsero il suicidio di fronte alla repressione politica, inserendosi in un genere storico-letterario noto come "exitus illustrimum virorum".
  • Per Seneca, il saggio deve vivere finché la sua vita ha senso e valore, valutando attentamente quando potrebbe essere il momento di porre fine alla propria esistenza.
  • Seneca non offre un'apologia né una critica del suicidio, ma sottolinea l'importanza di non arrendersi al destino e di considerare il suicidio come una scelta personale e ponderata.
  • La riflessione di Seneca si concentra sulla qualità della vita piuttosto che sulla sua durata, invitando a vivere con saggezza e secondo il proprio giudizio.

L’epistola 70 rappresenta un testo di capitale importanza per comprendere il modo di porsi di Seneca di fronte al suicidio, e come questo fosse da lui sentito quale problema che investiva la sua stessa persona e tematica di urgente attualità. La perdita delle libertà politiche e la dura repressione da parte del principato a danno dei nostalgici della repubblica avevano portato al suicidio personaggi, storici e oratori, come Tito Labieno, Cremuzio Cordo e altri, il ricordo dei quali è costantemente vivo nell’opera di Seneca. Ne nacque un vero genere storico- letterario , ben presente in Tacito, chiamato di solito exitus illustrimum virorum. Per Seneca il saggio vivrà tutto il tempo che deve vivere e non tutto quello che può. Non appena la sua sorte comincia ad essere incerta, con attenzione considererà se non sia giunto il momento di porre fine alla sua vita. “Tuttavia anche se incombe una morte certa e il saggio sa di essere destinato al supplizio, non si condannerà di sua mano”. Si noti dunque come non vi sia in Seneca né l’apologia né la critica dell’atto del suicidio; egli non si sente in grado di dare una regola generale, ma piuttosto in dovere di ribadire ai deboli, per arrendersi alle pressioni del Fato, ma come garante della nostra felicità: “ la legge eterna nulla di meglio ha fatto che darci un solo modo di entrare nella vita, ma molte possibilità di uscirne”.

“alios vita velocissime adduxit quo veniendum erat etiam cunctantibus, alios maceravit et coxit. Quae, ut scis, non semper retinenda est; non enim vivere bonum est, sed bene vivere. Itaque sapiens vivet quantum debet, non quantum potest. Videbit ubi victurus sit, cum quibus, quomodo, quid acturus. Cogitat semper qualia vita, non quanta sit.

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