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Petronio
Ci ha tramandato degli estratti di un'opera narrativa mista di prosa e di versi intitolata Satiricon, collocata nel I secolo d.C. Secondo il racconto tacitiano egli diede prova fino all'ultimo di quel distacco, di quell'anticonformismo e di quella disinvoltura un po' eccentrica da gran signore che l'avevano sempre caratterizzato. Si fece tagliare le vene, le fece poi legare e aprire di nuovo, poi si abbandonò al sonno in modo che la morte, benché forzata, fosse simile a una fine fortuita.
Identificare l'autore nel Satiricon con il Petronio tacitiano appare molto probabile non solo perché il ritratto così efficacemente tracciato dallo storico sembra corrispondere sostanzialmente agli orientamenti e ai gusti dello scrittore, ma anche e soprattutto perché alcuni dati ed elementi precisi contenuti nell'opera riportano all'età di Nerone:
- In vari passi del Satiricon vengono citati nomi di cantanti, attori e gladiatori celebri ai tempi di Caligola e di Nerone
- Nell’opera un personaggio polemizza in modo velato ma inequivocabile con l'epos di Lucano cui contrappone un suo Bellum civile di impianto più tradizionale.
- Un inserto poetico costituito da una Troiae halosis: Nerone aveva scritto un poemetto dallo stesso titolo.
- Si colgono nel Satiricon analogie di forma e di linguaggio con l'Apokolokintosis di Seneca e probabili riferimenti ai temi e allo stile di Seneca filosofo. Numerosissimi volgarissimi si spiegano come tratti di quella lingua parlata dagli strati più bassi della popolazione.
• Contenuto opera
Ci è pervenuto in forma frammentaria. La materia è stata ordinata in 141 capitoli, è narrato in prima persona da un giovane di nome Encolpio che rievoca le avventure e le peripezie di un viaggio compiuto in compagnia di un bellissimo giovinetto, Gitone di cui è innamorato. Si può suddividere in cinque blocchi:
1--> 1-26: Encolpio è alle prese con un retore di nome Agamennone che disserta sulla decadenza dell'eloquenza. Encolpio torna poi alla locanda che ospita insieme con lui e Gitone, il giovane Ascilto, suo compagno di ribalderie e rivale nell'amore per Gitone nei bassifondi di una greca Urbs della Campania. Una donna di nome Quartilla li accusa di aver violato i sacri misteri del dio e li obbliga a partecipare a un'orgia.
2--> 27-78: alle terme avviene l'incontro con un vecchio calvo, è il ricchissimo liberto Trimalcione nella cui casa ha luogo la cena a cui i tre partecipano insieme con Agamennone e altri convitati. Durante il banchetto il padrone di casa esibisce la sua ricchezza in modi grotteschi.
3--> 79-99: dopo la cena riprendono i litigi tra Encolpio e Ascilto a causa di Gitone, che lascia il primo preferendogli il secondo. Il protagonista incontra un vecchio letterato e avventuriero, Eumolpo, il quale, vedendo il giovane intento a osservare un quadro rappresentante la presa di Troia, gli offre una descrizione in versi: è la cosiddetta Troiae halosis.
4--> 99-115: Encolpio ed Eumolpo, insieme al ritrovato Gitone, si imbarcano su una nave e vengono coinvolti in una serie di avventure, complicate dalla gelosia di Encolpio, che scopre in Eumolpo un nuovo rivale. Scampati ad un naufragio i tre giungono a Crotone.
5--> 116-141: a Crotone apprendono che la popolazione si divide tra ricchi senza eredi e cacciatori di eredità. Eumolpo allora si finge un vecchio danaroso e senza figli ed Encolpio e Gitone si fanno passare per suoi servi. Scroccano pranzi e regali ai cacciatori di eredità. Encolpio divenuto impotente è vittima dell'ira di una ricca amante che si crede disprezzata da lui. Eumolpo lascia scritto nel testamento che gli eredi potranno entrare in possesso dei suoi beni solo se faranno a pezzi il suo corpo e se ne ciberanno alla presenza del popolo.
• Questione genere letterario
Il Satiricon viene chiamato romanzo, definizione attribuita convenzionalmente a un genere di cui si conservano vari esemplari greci di età ellenistica e romana e a cui appartengono, nella letteratura latina, le Metamorfosi di Apuleio. La loro principale caratteristica è quella di raccontare vicende complesse e avventurose disposte di regola lungo l'asse narrativo di un viaggio; inoltre pone anch'esso al centro della narrazione un amore ostacolato da circostanze sfavorevoli e dalla presenza di rivali. Tuttavia, il rapporto amoroso tra Encolpio e Gitone è di tipo pederastico e caratterizzato dall'infedeltà da parte di entrambi. In questo elemento di differenziazione si è voluto vedere un intento parodico nei confronti di un genere in cui l'amore è idealizzato e nobilitato sentimentalmente; tale ipotesi si è indebolita da quando sono stati scoperti nuovi frammenti di romanzi greci con avventure erotiche anche omosessuali. Si rivela in ogni caso un atteggiamento parodico nei confronti delle trame stereotipate dei romanzi e dei loro ingredienti tradizionali.
La tendenza alla parodia letteraria, assai spiccata nel Satiricon, e l'alternanza tra narrazione in prosa e in versi sono due dei punti di contatto più significativi tra l'opera e la satira menippea. Il titolo è da considerare con ogni probabilità il genitivo plurale di una parola greca satirika, che sottintende libri, significherebbe "libri di cose satiriche", ossia la fusione di due generi letterari con la creazione di un romanzo in forma di satira menippea. Un’altra analogia con la satira menippea è costituito dalla lingua e dallo stile variegati e composti, aperti a tutti i registri dal più basso al più elevato.
Si possono istituire raffronti anche con la satira vera e propria specialmente con quella di Orazio ad esempio la cena di Nasidieno con cui il banchetto di Trimalcione presenta alcuni punti di contatto.
Largo spazio anche nella commedia e nel mimo. Il mimo infatti rappresentava la vita quotidiana degli strati più bassi della società romana.
Un altro genere che ha influito è la novella Milesia, sono infatti presenti cinque novelle raccontate da diversi personaggi: tre vengono narrate dai commensali durante la cena di Trimalcione, le altre due messe in bocca ad Eumolpo, sono storielle erotiche. Proprio gli argomenti erotici e la spiccata licenziosità caratterizzavano le novelle milesie.
La letteratura di intrattenimento e di evasione sono le caratteristiche più importanti. È evidente che egli non ha perseguito con la sua opera alcun fine morale o moralistico ma si è proposto soltanto il divertimento proprio e del pubblico per cui scriveva, che possiamo identificare con gli aristocratici romani, suoi contemporanei, e forse con Nerone stesso e la sua corte.
• Il realismo petroniano
È un capolavoro di comicità, il comico si manifesta in tutte le forme, dall’umorismo raffinato alla risata aperta e alla battuta oscena. Nelle letterature antiche la materia su cui si esercitava il comico è appunto la vita quotidiana della gente comune di cui viene data una rappresentazione realistica. Si inserisce dunque in una tradizione di realismo comico.
Petronio si diverte descrivendo quel mondo di studenti squattrinati, di intellettuali falliti, di giovani amanti opportunisti e capricciosi. Dal caotico disordine sembra emergere un senso di precarietà, di insicurezza, una visione della vita multiforme frantumata e dominata da una fortuna capricciosa e imprevedibile, oscurata dal pensiero sempre incombente della morte.
Lo strumento fondamentale è lo stile duttile che si adatta alle differenti situazioni e diviene mezzo principale di caratterizzazione dei personaggi. Predomina il linguaggio colloquiale, lo stile abituale del narratore è semplice e disinvolto, paratattico e aperto a vari colloquialismi e grecismi. In certi casi il linguaggio del narratore e dei personaggi colti si eleva notevolmente facendosi elaborato, magniloquente ed enfatico. In mezzo si pone il sermo vulgaris dei personaggi incolti o dotati, come Trimalcione, il loro è un linguaggio colloquiale basso, colorito e fortemente espressivo.
Dopo una serie di parodie in cui Encolpio ha descritto il suo membro virile inerte con la persecuzione del dio Priapo, l'autore inserisce un'importante dichiarazione poetica che prende la parola per rivendicare, appellandosi alla dottrina epicurea del piacere come scopo supremo: "il diritto a una trattazione schietta e disinibita degli aspetti sessuali della vita".
5--> 116-141: a Crotone apprendono che la popolazione si divide tra ricchi senza
eredi e cacciatori di eredità. Eumolpo allora si finge un vecchio danaroso e senza figli
ed Encolpio e Gitone si fanno passare per suoi servi. Scroccano pranzi e regali ai
cacciatori di eredità. Encolpio divenuto impotente è vittima dell'ira di una ricca amante
che si crede disprezzata da lui. Eumolpo lascia scritto nel testamento che gli eredi
potranno entrare in possesso dei suoi beni solo se faranno a pezzi il suo corpo e se ne
ciberanno alla presenza del popolo.
Questione genere letterario:
Il satiricon viene chiamato romanzo, definizione attribuita convenzionalmente a un
genere di cui si conservano vari esemplari greci di età ellenistica e romana e a cui
appartengono, nella letteratura latina, le metamorfosi di Apuleio. La loro principale
caratteristica è quella di raccontare vicende complesse e avventurose disposte di
regola lungo l'asse narrativo di un viaggio; inoltre pone anch'esso al centro della
narrazione un amore ostacolato da circostanze sfavorevoli e dalla presenza di rivali.
Tuttavia il rapporto amoroso tra Encolpio e Gitone è di tipo pederastico e caratterizzato
dall'infedeltà da parte di entrambi. In questo elemento di differenziazione si è voluto
vedere un intento parodico nei confronti di un genere in cui l'amore è idealizzato e
nobilitato sentimentalmente; tale ipotesi si è indebolita da quando sono stati scoperti
nuovi frammenti di romanzi greci con avventure erotiche anche omosessuali. Si rivela
in ogni caso un atteggiamento parodico nei confronti delle trame stereotipate dei
romanzi dei loro ingredienti tradizionali. La tendenza alla parodia letteraria, assai
spiccata nel satiricon, e l'alternanza tra narrazione in prosa e in versi sono due dei
punti di contatto più significativi tra l'opera e la satira menippea. Il titolo è da
considerare con ogni probabilità il genitivo plurale di una parola greca satirika, che
sottintende libri, significherebbe "libri di cose satiriche" ossia la fusione di due generi
letterari con la creazione di un romanzo in forma di satira menippea. Un’altra analogia
con la satira menippea è costituito dalla lingua e dallo stile variegati e composti, aperti
a tutti i registri dal più basso al più elevato. Si possono istituire raffronti anche con la
satira vera e propria specialmente con quella di Orazio ad esempio la cena di
Nasidieno con cui il banchetto di Trimalcione presenta alcuni punti di contatto. Largo
spazio anche nella commedia e nel mimo. Il mimo infatti rappresentava la vita
quotidiana degli strati più bassi della società romana. Un altro genere che ha influito è
la novella Milesia, sono infatti presenti cinque novelle raccontate da diversi
personaggi: tre vengono narrate dai commensali durante la cena di Trimalcione, le
altre due messe in bocca ad Eumolpo, sono storielle erotiche. Proprio gli argomenti
erotici e la spiccata licenziosità caratterizzavano le novelle milesie. La letteratura di
intrattenimento e di evasione sono le caratteristiche più importanti. È evidente che
egli non ha perseguito con la sua opera alcun fine morale o moralistico ma si è
proposto soltanto il divertimento proprio e del pubblico per cui scriveva, che possiamo
identificare con gli aristocratici romani suoi contemporanei e forse con Nerone stesso e
la sua corte.
Il realismo petroniano:
È un capolavoro di comicità, il comico si manifesta in tutte le forme, dall’umorismo
raffinato alla risata aperta e alla battuta oscena. Nelle letterature antiche la materia su
cui si esercitava il comico è appunto la vita quotidiana della gente comune di cui viene
data una rappresentazione realistica. Si inserisce dunque in una tradizione di realismo
comico. Petronio si diverte descrivendo quel mondo di studenti squattrinati, di
intellettuali falliti, di giovani amanti opportunisti e capricciosi. Al caotico disordine
sembra emergere un senso di precarietà, di insicurezza, una visione della vita