Concetti Chiave
- Il suicidio di Petronio viene descritto da Tacito come una parodia della morte solenne degli stoici, sfidando la serietà romana sul tema.
- Il suicidio, considerato un atto nobile e politicamente significativo, era visto nella cultura romana come un'espressione estrema di libertà e dignità.
- La figura di Catone è mitizzata come simbolo di resistenza alla tirannide, rappresentando il suicidio come l'ultima risorsa di libertà individuale.
- Lo stoicismo anti-tirannico dell'età imperiale ha influenzato la nascita di una nuova letteratura che esalta i suicidi di figure eminenti.
- Le morti di Seneca e Trasea Peto seguono una procedura specifica, con rituali e soliloqui, evidenziando le differenze nei loro approcci alla morte stoica.
Riferimenti letterari
I riferimenti letterari, il suicidio di Petronio e il rovesciamento dell'ambitiosa mors (Annales, 16).
Tacito offre qui un particolare ritratto di Petronio e della sua morte che si presenta, in modo irridente e parodico, un ribaltamento della morte solenne ostentata dagli stoici. Il suicidio infatti trovava larga accoglienza nella mentalità romana che lo considerava una forma estremamente nobile di morte, di certo preferibile a una vita priva di dignità e di forte valenza politica. In molti autori ritorna infatti il tema del suicidio che, come anche in Seneca, viene considerata uno dei più grandi doni della natura, come si evidenzia anche dalla mitizzazione della figura di Catone, che preferì morire piuttosto che sottomettersi a Cesare, in quanto costituisce la più estrema espressione di libertà, in quanto è l’unica cosa di cui l’uomo possa disporre davvero liberamente, a cui l’uomo possa aspirare, soprattutto duranti gli anni della tirannide.
L’importanza in età imperiale dello spirito anti-tirannico dello stoicismo si evidenzia anche nello sviluppo di un nuovo tipo di letteratura agiografica definita exitus illustrium virorum in cui venivano narrati i suicidi stoici di diversi personaggi eminenti, esaltandone la fermezza nell’opposizione al despota. Il suicidio stoico, che vede i suoi archetipi nella morte di Seneca e Trasea Peto, secondo una specifica procedura: il saggio, a cui la morte viene annunciata verso sera, resta sereno e al contrario è lui a confortare gli amici. In attesa della morte, il cui lento sopraggiungere è un elemento narrativo necessario per il verificarsi del soliloquio moraleggiante, lo stoico compie un gesto sacrificale cenando a Giove Liberatore, particolare nel quale si riscontrano differenze fra la morte di Tersea, che congeda gli amici e esorta la moglie a rimanere in vita, e quella di Seneca, che invece allestisce la propria morte nel modo più teatrale possibile.