Concetti Chiave
- Persio e Giovenale, seguendo Lucilio, usano la satira per confrontare criticamente la vita contemporanea con ideali superati, esprimendo frustrazione e solitudine.
- Entrambi i poeti si presentano come censori dei vizi, usando la satira come invettiva e il sarcasmo per denunciare la corruzione.
- Persio, influenzato dallo stoicismo, si concentra sulla decadenza morale e utilizza un linguaggio volutamente complesso per smascherare i vizi.
- Giovenale, mosso dall'indignazione, denuncia la spregevolezza della società contemporanea, puntando su ipocrisia e comportamenti contrari ai valori tradizionali.
- Il linguaggio di Giovenale mescola elementi elevati e plebei per creare un effetto grottesco, seguendo la dottrina oraziana con il suo stile unico.
Nella prima età imperiale i temi più popolari come la satira trovano un imprevisto sviluppo grazie alle opere di Persio e Giovenale. Questi, nonostante fossero separati da tre decenni di età, ripropongono un'idea di satura molto simile a quella portata avanti da Lucilio, per i contenuti e per l'uso di esametri. Risultano essere gli ultimi poeti latini in grado di scrivere satire con intenzione di confrontare criticamente la vita contemporanea con un modello ideale.
Tali modelli e criteri morali sono però largamente superati nel contesto sociale del loro tempo. Di qui la loro insofferenza e intransigenza, e il senso di solitudine e frustrazione che traspare dai loro versi. La satira di Persio e Giovenale si rivolge a un pubblico generico di lettori, di fronte a cui i poeti si atteggiano a severi censori dei vizi e dei viziosi, alla maniera dei carmen maledicum di Lucilio. Si passa dunque dalla satira oraziana intesa come “conversazione” colloquiale tra amici, alla satira intesa come invettiva: i due poeti esprimono con un arcigno moralismo animato dalla filosofia stoico-cinica. Lo scopo di entrambi è denunciare e combattere la corruzione che si annida ovunque attraverso l’arma del sarcasmo, che si alterna all’insegnamento.
Aulo Persio Flacco nasce a Volterrsa nel 34 d.C. da una famiglia equestre. Studia a Roma e diverrà discepolo di Anneo Cornuto (quindi è uno stoico). La sua raccolta di satire comprende 6 testi: nel primo attacca i falsi poeti contemporanei; nel secondo i falsi devoti; nel terzo i giovani dissipati; nel quarto gli ambiziosi; nel quinto gli schiavi delle passioni; nell’ultimo gli avari. Si riscontra quindi il tema della decadenza dei mores, il bisogno di rientrare in se stessi, la polemica contro le passioni e le debolezze umane. L’ansia di evasione, il bisogno di rivolta contro i disonesti, gli ipocriti, gli impudichi sono intrisi di pensosità interiore e di una candida coscienza morale: in questo senso Persio è innovativo.
L'elemento più vistoso dello stile di Persio è la voluta difficoltà del linguaggio, usato come mezzo per smascherare il vizio. Un linguaggio teso fino agli estremi limiti della retorica, uno stile duro anche per i personaggi del tempo.
Decimo Giunio Giovenale nasce ad Aquino, tra il 50 e il 65 d.C., da un'agiata famiglia plebea. Diventa avvocato, declamatore, e dopo la morte dell'odiato tiranno Domiziano, poeta. Muore intorno al 140 a.C., probabilmente esiliato da Adriano che crede di essere stato offeso da un’allusione nei suoi versi.
Scrive sature in 5 libri, per un totale di 16 testi. Le più famose sono la terza, che descrive la difficile vita a Roma e la sesta, contro le donne. Diversamente da Persio e Giovenale non è uno stoico, non vuole correggere i costumi ma solo indignare il lettore. Il sentimento che lo muove è l'indignazione: condanna la spregevolezza in cui si trova la società contemporanea. Tratta dunque del verum, o meglio del quid quid agunt homines (tutto ciò che fanno gli uomini). Si concentra sui comportamenti negativi e viziati che si contrappongono al mos maiorum. Prende di mira con astio l’ipocrisia, le donne emancipate, gli omosessuali, gli arricchiti, l’impudenza dei liberti, la viltà dei parasiti, il servilismo dei poeti-clienti e l’astuzia dei provinciali, la cattiva educazione prestata dai genitori, il fanatismo religioso. Il suo compito di poeta è quello di urlare la propria disapprovazione per un mondo che capovolge i valori, che premia chi non lo merita ed emargina i buoni. Solo negli ultimi due libri dimostra di essersi "addolcito", indossa i panni del vecchio saggio superiore a tutto e a tutti. Come Persio vuole evidenziare al meglio il distacco tra il mondo reale e quello ideale, quindi usa un linguaggio che è un misto di parole elevate e termini plebei, di immagini solenni e di situazioni quasi oscene. Il risultato è grottesco, ma voluto. Segue la dottrina descritta da Orazio nell’Ars Poetica, in particolare la Callida Iunctura rielaborandola in Iunctura Acris (congiuntura): disposizione inaspettata delle parole per meravigliare il lettore, ma per questo è ancora più difficile la lettura.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale delle satire di Persio e Giovenale?
- Come differiscono le satire di Persio da quelle di Giovenale?
- Quali sono i temi trattati da Persio nelle sue satire?
- Qual è l'approccio stilistico di Giovenale nelle sue satire?
- Qual è l'obiettivo comune di Persio e Giovenale nelle loro opere?
Le satire di Persio e Giovenale si concentrano sulla critica della società contemporanea, confrontandola con un modello ideale ormai superato, e utilizzano il sarcasmo per denunciare la corruzione e i vizi umani.
Persio, influenzato dalla filosofia stoica, cerca di correggere i costumi attraverso la critica morale, mentre Giovenale si muove principalmente per indignazione, senza l'intento di correggere, ma piuttosto di condannare la società.
Persio affronta temi come la decadenza dei costumi, la critica ai falsi poeti, devoti, giovani dissipati, ambiziosi, schiavi delle passioni e avari, con un linguaggio complesso e retorico.
Giovenale utilizza un linguaggio misto di termini elevati e plebei, con immagini solenni e situazioni oscene, creando un effetto grottesco per esprimere la sua disapprovazione verso la società.
Entrambi i poeti mirano a evidenziare il distacco tra il mondo reale e quello ideale, utilizzando la satira come strumento per criticare e mettere in luce i vizi e le ingiustizie della loro epoca.