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Concetti Chiave

  • La tragedia di Euripide "Ippolito" presenta Fedra come una figura tragica che cerca di nascondere la sua passione inconfessabile, rivelata infine dalla nutrice contro la sua volontà, con il tentativo di seduzione che porta alla calunnia di Ippolito.
  • In Seneca, Fedra domina la scena dall'inizio alla fine, assumendo un ruolo attivo sia nella dichiarazione del suo amore sia nella calunnia e riabilitazione di Ippolito, culminando con il suo suicidio come espiazione e riscatto.
  • Il teatro rinascimentale e barocco ha ripreso la vicenda, arricchendo la trama con nuovi elementi come l'intrigo politico e il conflitto tra amore e dovere, introducendo personaggi come Aricia, amata da Ippolito.
  • La Fedra di Racine è una figura complessa che combina elementi di fatalità e introspezione psicologica, mostrando il conflitto tra passione irrazionale e ragione, ispirata da Euripide e Seneca ma con un maggiore senso di compassione.
  • Racine rappresenta Fedra come "né del tutto colpevole né del tutto innocente", attenuando le sue responsabilità e mostrando la regina come una vittima del potere inarrestabile di éros e della sua incompatibilità con la morale.

Indice

  1. Ippolito e Fedra: un confronto tra Euripide e Seneca
  2. La tutela dell'onore nell'Ippolito di Euripide
  3. La Fedra di Seneca: una dominanza totale
  4. Riprese della vicenda tragica nel teatro cinquecentesco e secentesco
  5. Differenze con i modelli classici e introduzione di Aricia
  6. Fedra di Racine: una figura complessa e problematica
  7. Fedra in Racine: né del tutto colpevole né del tutto innocente

Ippolito e Fedra: un confronto tra Euripide e Seneca

L'unica tragedia antica con cui possiamo confrontare la Fedra senecana è l'Ippolito di Euripide (428 a.C.), designato nella tradizione come Ippolito coronato.
In essa Fedra esordisce sulla scena esprimendo l'intenzione di tener nascosta a tutti la sua passione inconfessabile: per questo ella ha deciso di darsi la morte, così da salvaguardare l'onorabilità sua e dei suoi figli. Viene poi invece indotta e quasi costretta dalle suppliche della nutrice a confessare il motivo della malattia mortale che la sta uccidendo, e sarà la nutrice, contro la volontà della padrona, a operare il tentativo di seduzione, dopo aver vincolato Ippolito a tacere con un giuramento.

La tutela dell'onore nell'Ippolito di Euripide

Ancora la preoccupazione di tutelare il proprio buon nome indurrà Fedra a calunniare il giovane, ribaltando su di lui la sua colpa vergognosa, mediante uno scritto che sarà ritrovato sul suo corpo dopo il suicidio. La donna esce di scena a metà del dramma e la seconda parte è occupata dalla dolorosa vicenda d'Ippolito che, maledetto dal padre, muore, compatito e consolato da Artemide, la dea della caccia a cui si è consacrato, e che compare nell'epilogo in veste di deus ex machina per rivelare a Tèseo l'innocenza del figlio.

La Fedra di Seneca: una dominanza totale

Nella Fedra di Seneca le divinità non compaiono. Qui è Ippolito a uscire definitivamente di scena a metà del dramma, mentre Fedra domina la tragedia dall'inizio alla fine: a lei sono attribuite sia la "dichiarazione" sia la calunnia e la riabilitazione del giovane, attuate in due successivi dialoghi con Tèseo (che in Euripide, invece, non s'incontra mai con la moglie); infine nella tragedia latina è Fedra, non Ippolito, a morire sulla scena, presentando il suicidio come giusta punizione della sua colpa e offerta sacrificale al morto Ippolito, ma anche come unico sollievo all'invincibile malattia d'amore ed estrema occasione per recuperare l'onore perduto.

Riprese della vicenda tragica nel teatro cinquecentesco e secentesco

In ambito tragico la vicenda fu ripresa più volte nel teatro cinquecentesco e secentesco d'impronta classicistica, in Italia e in Francia. Egli ha ripreso sia la scena euripidea della tormentosa confessione di Fedra alla nutrice (assente in Seneca, in cui la nutrice conosce fin dall'inizio la passione incestuosa della padrona). Il nucleo psicologico e drammatico fondamentale della Fedra raciniana consiste infatti nella sua angosciosa, disperata consapevolezza di una colpa imperdonabile e addirittura indicibile, destinata suo malgrado a venire inesorabilmente alla luce.

Differenze con i modelli classici e introduzione di Aricia

Una vistosa differenza rispetto ai modelli classici è costituita dalla presenza di un'altra donna, la giovane Aricia, amata da Ippolito: l'innovazione risponde all'esigenza di arricchire e complicare la trama introducendo, secondo il gusto caratteristico del teatro barocco, l'intrigo politico (Aricia è figlia dei nemici di Tèseo e rivale d'Ippolito come pretendente al trono ateniese) e il conflitto tra amore e dovere. L'innamoramento d'Ippolito (impensabile nel mito classico, nel quale il giovane cacciatore incarna il rifiuto assoluto dell'amore) consente inoltre lo sviluppo del tema della gelosia, che rende la passione di Fedra ancora più furiosa e tormentosa.

Fedra di Racine: una figura complessa e problematica

Anche in Racine, come in Seneca, dopo la morte d'Ippolito Fedra rivela a Tèseo l'innocenza del figlio e si dà la morte, spirando sulla scena. Nel costruire la figura di Fedra Racine ha attinto da Euripide il senso di un'insuperabile fatalità, di un'inevitabile sconfitta dell'uomo voluta da una divinità incomprensibile, e ha seguito Seneca nel rappresentare con profonda capacità d'introspezione psicologica il conflitto inconciliabile tra passione e ragione, il catastrofico prevalere di pulsioni irrazionali e autodistruttive che travolgono la coscienza morale.

Fedra in Racine: né del tutto colpevole né del tutto innocente

La figura della sua Fedra è tuttavia ancora più complessa e problematica rispetto a quella senecana: egli afferma nella prefazione di averla voluta rappresentare «né del tutto colpevole né del tutto innocente»; ha attenuato infatti le sue responsabilità facendo precedere la dichiarazione a Ippolito dall'arrivo della falsa notizia della morte di Tèseo e attribuendo la calunnia non a lei ma alla nutrice. La regina appare così, pur nell'ammissione della sua colpa, anche e soprattutto la sventurata vittima, degna d'immensa compassione, della forza invincibile di éros e della sua inconciliabilità con la ragione e con la morale.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la principale differenza tra la Fedra di Euripide e quella di Seneca?
  2. La principale differenza è che nella Fedra di Seneca, Fedra domina la tragedia dall'inizio alla fine, mentre in Euripide, Fedra esce di scena a metà del dramma.

  3. Come viene rappresentata la tutela dell'onore nell'Ippolito di Euripide?
  4. Nell'Ippolito di Euripide, Fedra calunnia Ippolito per tutelare il proprio onore, lasciando uno scritto che incolpa il giovane, ritrovato dopo il suo suicidio.

  5. Quali innovazioni introduce Racine nella sua versione della storia di Fedra?
  6. Racine introduce il personaggio di Aricia, arricchendo la trama con intrighi politici e il conflitto tra amore e dovere, e rappresenta Fedra come una figura complessa, né del tutto colpevole né del tutto innocente.

  7. In che modo la Fedra di Racine differisce da quella di Seneca in termini di colpevolezza?
  8. Racine attenua le responsabilità di Fedra, attribuendo la calunnia alla nutrice e presentandola come una vittima della forza invincibile di éros, degna di compassione.

  9. Qual è il tema centrale nella rappresentazione di Fedra da parte di Racine?
  10. Il tema centrale è il conflitto tra passione e ragione, con Fedra travolta da pulsioni irrazionali e autodistruttive, rappresentando un'inevitabile sconfitta dell'uomo voluta da una divinità incomprensibile.

Domande e risposte