Concetti Chiave
- In età Repubblicana, i bambini fino a 6 anni venivano educati dalle madri, per poi passare a pedagoghi o maestri, specialmente nelle famiglie aristocratiche.
- Le scuole, spesso all'aperto e rumorose, erano caratterizzate da metodi didattici ripetitivi e l'uso di punizioni corporali per mantenere la disciplina.
- Il ludus litterarius rappresentava la scuola primaria per i bambini dai 6-7 anni, focalizzata su lettura, scrittura e calcolo fino agli 11 anni.
- Le scuole private erano riservate ai ricchi, mentre le scuole pubbliche erano aperte a schiavi semiliberi, immigrati e famiglie povere.
- I maestri erano suddivisi in magister per l'insegnamento base, grammaticus per la letteratura e rhetor per filosofia e retorica.
Ludus litterarius
In età Repubblicana la cura dei figli fino a 6 anni spettava alla madre, che trasmetteva loro i valori degli antenati. Più tardi però i figli venivano affidati ad un pedagogo (sempre schiavo o liberto cioè schiavo liberato) se si trattava di famiglie aristocratiche, o a maestri che dal secondo secolo a.C avevano aperto scuole a Roma. I maestri insegnavano in piccoli ambienti dove tanti allievi insieme erano stipati: i ragazzi dai 7 ai 15 anni, le ragazze dai 7 ai 13 perché si sposavano prima. Spesso la scuola si svolgeva sotto la tenda di una bottega in mezzo alla strada. Pertanto la disciplina e l'autorità erano garantite solo dalla violenza del maestro, dalle sue urla e dai castighi corporali.

Le lezioni cominciavano all'alba e senza intervallo proseguivano fino alle 12.
Durante l'anno le uniche pause erano le vacanze estive o alcune feste. L'insegnamento consisteva nel leggere, scrivere e fare di conto, in un grande numero di anni, per cui era rallentato, noioso per i ragazzi più svegli e poco stimolante. Il metodo didattico, di cui ci parla Quintiliano, era quindi ripetitivo e meccanico, monotono, interrotto solo da crudeli punizioni corporali dei maestri maneschi.
Ai tempi antichi, Roma non aveva una scuola ma erano i padri ad istruire i propri figli. I bambini imparavano nelle proprie case a leggere, scrivere, contare e svolgere le attività fisiche. I più ricchi invece, potevano imparare anche le leggi ed a rispettare chi fosse più grande e saggio di loro. Alcune volte erano gli schiavi ad istruire i figli dei propri padroni. Erano delle persone intelligenti e infatti erano perfetti per poter trasferire il proprio sapere ai ragazzi. Gli schiavi erano solitamente greci. Erano chiamati pedagoghi ed accompagnavano l'alunno per tutta la giornata, insegnando loro le regole, le nozioni ma soprattutto le basi per avere un comportamento adeguato nella società.
Dopo che Roma divenne un impero anche le donne iniziavano ad avere maggiori diritti; esse potevano essere istruite, al pari degli uomini, e potevano perciò insegnare ai propri figli tutte le nozioni necessarie per essere cittadini romani.
I bambini all'età di 6-7 anni venivano mandati a scuola, al ludus litterarius, la scuola primaria che frequentavano fino agli 11 anni ed imparavano a leggere, scrivere e fare di conto.
Anche gli schiavi semiliberi potevano andare a scuola ma la loro era pubblica e vi potevano partecipare anche gli immigrati e le famiglie povere poiché frequentavano una scuola pubblica. Le scuole private erano riservate alle famiglie nobili/ricche.
I maestri erano divisi in categorie: il primo era il magister ovvero il maestro principale. Subito dopo c'era il grammaticus, che insegnava ai ragazzi la poesia, i miti e i cori ma soprattutto la letteratura. Infine c'era il rhetor, che insegnava la filosofia e la retorica.
Domande da interrogazione
- Come veniva impartita l'educazione ai bambini in età repubblicana e quali erano i principali metodi didattici utilizzati?
- Qual era il ruolo degli schiavi nell'educazione dei bambini romani?
- Quali cambiamenti si verificarono nell'educazione con la trasformazione di Roma da repubblica a impero?
- Chi poteva frequentare le scuole pubbliche e private a Roma e quali materie venivano insegnate?
L'educazione in età repubblicana era affidata inizialmente alle madri e successivamente a pedagoghi o maestri, con metodi didattici ripetitivi e meccanici, spesso accompagnati da punizioni corporali. Le lezioni erano monotone e si svolgevano in ambienti piccoli e affollati.
Gli schiavi, spesso di origine greca e dotati di intelligenza, avevano il compito di istruire i bambini delle famiglie per cui lavoravano, fungendo da pedagoghi e trasmettendo loro conoscenze e regole per un comportamento adeguato nella società.
Con la trasformazione di Roma in impero, le donne acquisirono maggiori diritti, inclusa la possibilità di essere istruite e di istruire a loro volta, contribuendo all'educazione dei propri figli con le nozioni necessarie per essere cittadini romani.
Le scuole pubbliche erano accessibili a schiavi semiliberi, immigrati e famiglie povere, mentre quelle private erano riservate alle famiglie nobili o ricche. I maestri insegnavano materie come lettura, scrittura, calcolo, poesia, miti, letteratura, filosofia e retorica, suddivisi in categorie come magister, grammaticus e rhetor.