Concetti Chiave
- Publio Ovidio Nasone visse a Roma durante l'era di Augusto, stretto alla corte e in contatto con illustri intellettuali, ma fu relegato a Tomi per cause incerte legate a un "carmen" e un "error".
- La produzione poetica di Ovidio è nota per la varietà e l'approccio sperimentale, includendo opere erotiche come gli "Amores", le "Heroides" e l'"Ars Amatoria".
- Con le "Metamorfosi", Ovidio crea un perpetuum carmen, unendo miti metamorfici in una narrazione continua che combina elementi epici e innovazioni letterarie.
- I "Fasti", un'opera incompiuta, mirano a spiegare l'origine del calendario romano, mostrando un interesse eziologico con un tono a volte ironico.
- L'esilio influenzò profondamente la sua produzione, portando alla creazione di opere elegiache come i "Tristia" e le "Epistulae ex Ponto", riflettendo il dolore e la nostalgia per Roma.
Publio Ovidio Nasone
Roma era la capitale dell’impero e il suo clima era piacevole. Augusto voleva riportare il Mos Maiorum, egli era scrupoloso e favoriva il culto degli dèi sia quelli greci sia quelli italici (recupero delle divinità italiche e i culti più antichi di Roma).Ovidio visse in un’epoca in cui Augusto era grande e tutti i suoi successori erano morti prima di lui, il suo
successore divenne perciò Tiberio che era il figliastro e con lui inizia la dinastia Giulio-Claudia. Ovidio visse
a Roma in stretto contatto con la corte augustea e in rapporto con i maggiori intellettuali del tempo. Nacque nel 43 a.C. a Sulmona, da una famiglia agiata appartenente all’ordine equestre. Le informazioni riguardanti la sua vita le conosciamo grazie a un componimento autobiografico scritto a Tomi.
Venne inviato a Roma, molto giovane, per frequentare le migliori scuole retoriche e avviarsi alla carriera politica e forense. Ovidio frustrò le aspirazioni della famiglia e si dedicò esclusivamente alla poesia. I suoi versi si lamentano del fatto di non aver potuto coltivare l’amicizia con Tibullo per cui nutriva una stima profonda. Ovidio si sposò tre volte, ma solo il terzo matrimonio fu felice, nell’8 d.C. dovette separarsi dalla moglie per effetto dell’imposizione di Augusto che lo relegò a Tomi. Tomi era un luogo sordido, freddo e umido, la gente era diversa dai romani e parlavano malapena il latino. La relegatio è un esilio che non comporta la perdita dei diritti di cittadinanza e la confisca dei beni. Il motivo per cui Augusto relegò Ovidio è incerto, riguardo a ciò il poeta dice di un carmen e di un error. L’error è uno sbaglio lieve, sconosciuto; mentre il carmen è una poesia ed è il contrario di ciò che predicava Augusto. Ovidio infatti aveva scritto “L’ars Amandi” un manuale dedicato alla conquista dell’amore. Per quanto riguarda l’error si potrebbe fare un’ipotesi, secondo alcuni egli fu coinvolto nello scandalo dell’8 d.C. di Giulia Minore, nipote di Augusto. Augusto fu intransigente anche nei confronti della nipote. Ovidio venne relegato mentre stava componendo un componimento filo-augusteo, ma Augusto lo relega comunque in inverno. A Tomi Ovidio ci racconta com’era pauroso attraversare il mare d’inverno.
Una poesia varia
La produzione letteraria di Ovidio si caratterizza per la ricerca costante di varietà e sperimentalismo.
Le opere erotiche
- Nel 20 a.C. egli pubblicò i 5 libri di elegie chiamati Amores (vennero ridotti a 3 i libri). La poesia elegiaca è una poesia nata in Grecia ed era famosa per i suoi contenuti tristi, dei sentimenti rivolti con tristezza, intesa come senso di sfioramento. La poesia elegiaca esprimeva il piacere per la perdita di una persona cara. A Roma veniva scritta in distici elegiaci, ovvero una coppia di versi costituita da un esametro e un pentametro (verso simile all’esametro ma con un’unità metrica in meno).I poeti elegiaci a Roma scrivono in distici elegiaci che vengono associati alla poesia amorosa. Questa poesia è molto simile a quello di Tibullo e Properzio che sono contemporanei di Ovidio e si dedicano alla poesia amorosa non potendosi dedicare alla politica. Ovidio dice di essere rimasto costretto a scegliere la poesia erotica, aveva intenziona di scrivere la
poesia epica, ma a causa di forze maggiori, questo in realtà è un motivo scherzoso, Ovidio sa che a Roma il pubblico ascolterà volentieri la poesia amorosa. Inoltre, Cupido ha rubato un piede dell'esametro e ciò costrinse Ovidio a scrivere in distici elegiaci. Qui l’amore non è totalizzante per un’unica donna, ma è rivolto allo stesso Amore e la Corinna (figura letteraria che fa pensare alla maestria di Pindaro). Qui all’uomo piacciono tutte le donne, egli a sua volta non chiede fedeltà alle
donne, ma chiede solo di dissimulare l’infedeltà. ⇒ Amore libero.
- Successiva agli amores ci sono le lettere d’amore fittizie tra personaggi mitologici “le Heroides”.
Qui traspare il gusto di Ovidio di contaminare temi e toni di generi letterari diversi. Rende protagoniste delle vicende amorose delle eroine sottratte alla tradizione della poesia epica o tragica, con toni dolorosi, talvolta rende umanissime le eroine sia esasperando i toni patetici, sia con un’accurata introspezione psicologica.
Il ricorso al mito non serve a nobilitare il tema dell’amore come tema universale ed eterno, ma a fornire degli stimoli letterari originali e nuovi temi.
- L’Ars amatoria è un’opera didascalica avente come tema l’amore o temi leggeri ed è scritta in metro elegiaco: da un lato rappresenta il tentativo di creare continuità con gli Amores e dall’altro lato sancisce la fine dell’elegia latina.
L’Ars amatoria ha in sé una doppia provocazione: l’epica didascalica in un manuale per insegnare agli uomini come conquistare le donne (libro 1), come mantenere l'amore (libro 2) e alle donne come conquistare gli uomini (libro 3). La poesia didascalica a Roma era utilizzata per temi importanti, quindi è una provocazione letteraria; dall’altro lato mostra una Roma festosa, luogo di banchetti e luoghi ameni che fa da sfondo alle poesie di Ovidio è provocatorio nei confronti del moralismo di
Augusto. Il poeta in realtà nel proemio inserisce un’autodifesa preventiva, ricordando di cantare amori senza
rischi e avventure non proibite, afferma di non rivolgersi alle matrone , ma a un universo femminile più basso e dai costumi più liberi. Tuttavia il poema di Ovidio è pieno di riferimenti alla “bella vita" dei salotti di Roma e della corte imperiale la cui frequentazione li porterà la relegatio.
- Ovidio scrisse altre due opere di impianto didascalico e scritte in metro elegiaco:
1) i medicamina faciei feminae cioè i “cosmetici femminili” è un poema che nasce dalla fusione del gusto alessandrino per argomenti poetici rari e tecnicisti con l’osservazione delle nuove tendenze della moda femminile dell’età augustea.
2) I remedia amoris cioè i rimedi d’amore e sono concepiti come integrazione dell’Ars Amatoria e propongono alcuni exempla utili per liberarsi dalle pene dell’amore.
I poemi più impegnati A causa di un avvicinamento ad Augusto, Ovidio dovette scrivere una poesia più impegnativa. Ovidio in queste opere sperimenta vari generi letterari per far continuare a vivere, pure in modi diversi, forme letterarie che rischiavano di cadere in uno stanco e sterile manierismo.
- Le Metamorfosi: nelle Metamorfosi convivono esperienze diverse, ma l'utilizzo dell’esametro e l’ampia struttura in 15 libri avvicinano l’opera alla tradizione epica. La narrazione in esametri di una serie ininterrotta di metamorfosi a partire dal caos originario per giungere all’età presente richiama:
1) Esiodo che è il più grande poeta greco dell’antichità e scrisse due opere importanti tra cui la “Teogonia” un poema sull’origine degli dei dall’intento didascalico⇒ modello strutturale ripreso da Ovidio
2) Callimaco poeta della scuola alessandrina che scrisse gli “Aitia” (ovvero le cause) è un poema eziologico in distici elegiaci, si indagano le origini di feste, tradizioni, miti e leggende. E’ un poema erudito e raffinato ⇒ eleganza formale
3) alcuni poemi di età ellenistico-romana che riguardavano il tema della metamorfosi.
Sono 250 miti metamorfici che si susseguono secondo un filo conduttore debolmente cronologico, perché in realtà i vari episodi sono accostati nei modi più vari: per analogie o antitesi, utilizzo della tecnica dell’incastro di derivazione alessandrina
Le Metamorfosi sono definite un perpetuum carmen (poesia continua), ovvero una spettacolare e ininterrotta sequenza di immagini poetiche. La varietà dei toni e dei registri stilistici dell’opera è impressionante ed è una conseguenza della varietà dei temi tra cui c’è la religiosità, l’amore, il dolore, le allusioni patriottiche o filo augustee. E’ un poema epico, ma questo funge da involucro alle varie forme e contenuti che fanno sentire l’opera cime distante dalla tradizione di questo genere letterario. L'esasperazione del soggettivismo del narratore ribalta l’oggettivismo dell’epos.Il mito ha perso le profonde valenze etiche e religiose care alla cultura romana per subire un processo di laicizzazione che lo porta ad essere materia più adatta agli intenti artistici del poeta che scrive per divertirsi e divertire i lettori.
- I Fasti sono incompiuti, erano previsti 12 libri, ma ne furono composti solo 6. Ovidio voleva scrivere un poema in metro elegiaco che spiegasse l’origine del calendario romano (successione dei giorni festivi). Durante l’esilio inserisce una dedica al figlio adottivo di Tiberio con finalità adulatoria, ma non riporta Ovidio a Roma.
Il gusto eziologico dell’opera si ricollega agli Aitia di Callimaco e alle elegie romane di Properzio che riguardano la raffinata inserzione di elementi astronomici. Il recupero delle tradizioni e il tentativo di connetterle alla struttura del calendario, rappresenta un progetto ideologicamente vicino alla mentalità augustea.Nonostante ciò, Ovidio è distaccato e talvolta ironico nei confronti della materia del suo canto. Ovidio infatti mirava a sollecitare il gusto estetico dei suoi lettori, lettore dotto e raffinato che aveva già i valori.
L'esilio
L’esilio a Tomi sul mar nero dell’8 a.C., segnò nella vita del poeta una brusca rottura. Ovidio si trovò a vivere ai confini dell’impero, in una città inospitale con degli abitanti rozzi che parlavano a malapena il latino. Nonostante ciò, Ovidio continuò a scrivere versi, inaugurando una stagione di ripresa del genere elegiaco.
- I Tristia: Ovidio riflette sulla relazione vita- poesia. La triste esperienza di Ovidio dell’esilio diventa oggetto della sua poesia: riflette sulla sua condizione di esule costretto a vivere lontano da Roma e dagli affetti più cari e sulla sua incapacità ad accettare questa nuova situazione. Ripiega su sé stesso la poesia, analizzando il suo stato d’animo e esprime con toni malinconici e lamentosi il suo dolore. Il poeta recupera con l’elegia “triste” contrapposta a quella liete della giovinezza, la funzione originaria che la letteratura greca attribuiva a questo genere letterario, cioè quella del lamento funebre e del pianto. Esprime il suo rimpianto per Roma e per la sua vita brillante e per il dolore per gli affetti familiari lontani. Nel secondo libro, Ovidio destina un’unica elegia ad Augusto nella speranza che il provvedimento potesse essere revocato. In questa situazione di difficoltà Ovidio affida alla poesia un compito alto, che non è quello di consolare il poeta, ma chiede aiuto per superare la
negatività del presente assicurando fama, gloria immortale nei secoli futuri.
- Le Epistuale ex Ponto: le epistulae ex ponto presentano una continuità con i Tristia dice che per “gli argomenti è la stessa, ma diversa nel titolo” Sono vere e proprie lettere in versi che richiamano le epistole di Orazio in cui compaiono sempre i nomi dei destinatari. Chiede agli amici di aiutarlo a tornare in Patria.
- L’Ibis è un poemetto in distici elegiaci, con cui attaccava colui che cercò di trasformare la sua relegatio in esilio per impadronirsi dei suoi beni.
Domande da interrogazione
- Chi era Publio Ovidio Nasone e quale fu il contesto storico in cui visse?
- Quali sono le caratteristiche principali della produzione poetica di Ovidio?
- Quali furono le opere erotiche più significative di Ovidio e quale impatto ebbero?
- Come influì l'esilio sulla vita e sulla produzione letteraria di Ovidio?
- Quali sono le tematiche principali delle "Metamorfosi" di Ovidio?
Publio Ovidio Nasone era un poeta romano nato nel 43 a.C. a Sulmona. Visse durante il regno di Augusto e fu in contatto con la corte augustea e i maggiori intellettuali del tempo. Fu esiliato a Tomi nell'8 d.C. per motivi incerti, forse legati a uno scandalo.
La produzione poetica di Ovidio è caratterizzata da varietà e sperimentalismo. Scrisse opere erotiche come "Amores" e "Ars amatoria", e poemi più impegnati come "Le Metamorfosi" e "I Fasti", sperimentando vari generi letterari.
Le opere erotiche più significative di Ovidio includono "Amores", "Heroides", e "Ars amatoria". Queste opere esplorano temi amorosi con toni vari e provocatori, sfidando il moralismo augusteo e contribuendo alla sua relegatio.
L'esilio a Tomi segnò una rottura nella vita di Ovidio, che continuò a scrivere poesie riflettendo sulla sua condizione di esule. Opere come "I Tristia" e "Le Epistulae ex Ponto" esprimono il suo dolore e il desiderio di tornare a Roma.
"Le Metamorfosi" di Ovidio trattano una serie di miti metamorfici, utilizzando una narrazione in esametri che richiama la tradizione epica. L'opera esplora temi come religiosità, amore e dolore, con un approccio artistico e laico.