Davep
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Concetti Chiave

  • Orazio scrive le sue satire tra il 41 e il 30 a.C., utilizzando un linguaggio semplice e colloquiale per discutere di temi vari, riflettendo sulla vita senza attacchi personali.
  • La satira, descritta come l'unico genere letterario esclusivamente latino, combina elementi giocosi e una vasta gamma di argomenti, distinta dall'ironia per il suo intento educativo e riflessivo.
  • Orazio, seguendo l'eredità di Lucilio e ispirato dalla commedia di Aristofane, utilizza la satira per esporre i vizi umani e promuovere un ritorno ai valori morali fondamentali.
  • La Prima Satira "Est modus in rebus" affronta l'insoddisfazione umana e il desiderio di accumulare ricchezze, esortando alla ricerca di un equilibrio e della moderazione stoica.
  • Orazio critica la cupidigia e l'accumulo senza scopo, affermando che la vera soddisfazione non deriva dal confronto con chi ha di più, ma dalla misura e dall'equilibrio nella vita.

Indice

  1. Sermones
  2. Temi e caratteristiche
  3. Prima Satira “Est modus in rebus”
  4. Riassunto

Sermones

Sermones —> intende scriverli con semplicità, come una conversazione con qualcuno.
Nelle satire Orazio parla della sua vita, ma non esclusivamente in modo autobiografico > arriva a considerazione di carattere generale.
Compone le Satire tra il 41 e il 30 a.C.
Sono caratterizzate da una grande varietà di argomenti e toni > finestra aperta sulla realtà —> guardarsi attorno e invitare gli uomini a “vedersi vivere”.

Oggi la satira più frequente è quella politica > modo per colpire personaggi in vista e problematiche attuali con il riso. Ancora oggi ha molte gradazioni —> aspetto democratico — riguarda tutti > gente comune che tratta argomenti collettivi che fanno sia ridere sia piangere.
La satira tende a far riflettere con il riso o il sorriso secondo la gradazione.
ironia vs satira —> la prima fa soltanto ridere, la seconda insegna e fa riflettere attraverso il riso.
“Satura tota nostra est” —> Quintiliano — la satira è l’unico genere esclusivamente latino, non esiste un genere codificato come satira in Grecia. Ha un’etimologia incerta:
Σατυροι > erano delle creature metà umane e metà caprine che apparivano nelle feste come elemento giocoso. Coltivavano appartenenza un po’ al mondo umano un po’ al mondo animale.
Lanx satura > piatto colmo di primizie che veniva portato nelle feste agricole
Lex satura > legge ricca di prescrizioni e dettagli
Farcimen > salsiccia, piena di carne

Non sappiamo quale sia la vera etimologia, ma si ricavano due nozioni fondamentali:

  1. Aspetto giocoso.(satiri)
  2. Aspetto della varietà tematica > tratta di argomenti vari.

Il genere della satira affonda le radici nella letteratura greca > in varia forma emerge la vis comica come portatore di significato —> Aristofane fa riflettere sulle criticità del suo tempo.
Dobbiamo riconoscere la paternità latina del genere > iniziatore è Lucilio > dà un’impronta alla satira che Orazio eredita —> scrive in esametro e sceglie il componimento poetico senza scambio — no elemento drammatico.
Orazio riconosce in Lucilio il suo ispiratore ma dice che la sua ispirazione arriva anche dalla commedia di Aristofane.

Temi e caratteristiche

Orazio eredita il metro e utilizza lo spirito faceto > capacità di ridere sulle cose serie e un sermo cotidianus, linguaggio semplice e colloquiale, lontano dall’essere aulico. Nelle satire presenta una varietà tematica, i personaggi sono ricorrenti.
Orazio prende in giro un’umanità che non gli appartiene > non attacca l’individuo ma il vizio, al contrario del ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν —> l’attacco personale non è importante > non interessa il vizioso ma il vizio, l’aspetto universale. Prende in giro i vizi e una città che non funziona.
Ciò che caratterizza Orazio è l’impegno morale > arriva dalla sua appartenenza ai propri tempi — è necessario il ritorno ai valori —> fa della satira uno strumento di restaurazione morale — si deve credere in valori costanti che devono sempre essere tenuti presenti. È un uomo dei suoi tempi non perché seguì una parte politica, ma perché seguì un ideale di vita, che si limita ad essere tale > contrasto tra l’ideale di vita e gli eccessi.

Prima Satira “Est modus in rebus”

Nella prima satira, Orazio affronta l’argomento della incontentabilità nei confronti della propria sorte del genere umano, che sempre guarda altrove per cercare la felicità.
Il tema è la μεμψιμοιρία (Teofrasto) > difetto umano per cui si biasima la propria sorte —> ognuno vorrebbe essere altro. Orazio si chiede perché gli umani non si accontentino.
In realtà gli uomini non sono scontenti perché pensano che la felicità sia altrove, ma per propria natura > è la verità —> “ridentem dicere verum” - spirito della satira.
È costruita come un botta e risposta (gente comune vs. pensiero del poeta), spesso cambia argomento.
Biasima anche l’umano perché lavora per accumulare, senza nessuno scopo. Segue una morale stoica - no agli eccessi - come Seneca > “Pauper est, non qui parum habet, sed qui plus cupet”.
Afferma che deve esserci un limite alla ricerca del guadagno. Bisogna arrivare alla morte già distaccati dalle cose materiali.
Questa satira non è la prima in ordine cronologico, ma viene posta per prima da Orazio, anche perché dedicata a Mecenate, così come tutto il componimento.

Riassunto

Orazio parla a Mecenate e si chiede perché gli uomini non siano felici della propria sorte, fornendo esempi di generi di cittadini che affermano di preferire vite differenti, e dicendo che tali esempi sono numerosissimi. Ma afferma che se un dio concedesse agli uomini di modificare le loro vite, come dicono di desiderare, non lo farebbero, facendo adirare Giove. Cambiando argomento, dice che tutti gli uomini lavorano per accumulare ricchezze, come fa una formica, con l’unica differenza che la formica fa uso di ciò che mette da parte, mentre gli uomini, da avari, accumulano senza scopo. Orazio si chiede a che scopo un uomo dovrebbe conservare tanto, se utilizza tanto quanto ogni altro, come se affermasse che preferisce bere da un fiume in piena piuttosto che da un rigagnolo. Questo perché il volgo crede che “quanto hai, tanto vali”. Dopodiché paragona l’avaro a Tantalo e poi afferma che è inutile non usare la ricchezza, se poi quando uno starà male, non avrà affetti, perché il suo unico era il denaro. Dice che deve esserci un limite alla ricerca del guadagno e che non sta consigliando di essere dissipatori, ma di trovare il giusto equilibrio, la misura delle cose. Afferma che non ha senso per gli umani confrontarsi con chi ha più di loro, piuttosto che con chi ha di meno, cosicché alla fine della vita nessuno sarà mai felice e soddisfatto di ciò che ha avuto in essa.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'approccio di Orazio nella scrittura delle sue satire?
  2. Orazio intende scrivere le sue satire con semplicità, come una conversazione, trattando una varietà di argomenti e toni per invitare gli uomini a riflettere sulla loro vita.

  3. Qual è la differenza tra ironia e satira secondo il testo?
  4. L'ironia fa soltanto ridere, mentre la satira insegna e fa riflettere attraverso il riso, avendo un aspetto democratico che riguarda tutti.

  5. Quali sono le radici e le caratteristiche del genere satirico?
  6. La satira ha radici nella letteratura greca, ma è un genere esclusivamente latino. È caratterizzata da un aspetto giocoso e una varietà tematica, trattando argomenti diversi.

  7. Qual è il tema principale della prima satira "Est modus in rebus"?
  8. La prima satira affronta il tema dell'incontentabilità umana, dove Orazio si chiede perché gli uomini non siano mai soddisfatti della loro sorte e cercano sempre la felicità altrove.

  9. Qual è la morale che Orazio propone nella sua prima satira?
  10. Orazio propone una morale stoica, suggerendo che ci deve essere un limite alla ricerca del guadagno e che bisogna trovare un equilibrio, evitando gli eccessi e il confronto con chi ha di più.

Domande e risposte