ushpapaaaa
Ominide
9 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Orazio nacque l'8 dicembre 65 a.C. a Venosa, figlio di un liberto, e ricevette un'educazione grazie ai sacrifici del padre.
  • Le "Epòdi" di Orazio, composte intorno al 42 a.C., sono caratterizzate da giambi ispirati a poeti greci come Archiloco, con toni di invettiva e scherzo.
  • Le "Satire", suddivise in due libri, sono sermoni che mescolano aneddoti di vita quotidiana con critica sociale, ispirandosi a Lucilio.
  • Le "Odi", scritte nel 23 a.C., celebrano valori eterni e la grandezza di Roma, invitando a godere delle semplici gioie della vita.
  • Mecenate fu un importante mecenate per Orazio, offrendogli supporto e una villa in Sabina, permettendogli di dedicarsi alla poesia.

Indice

  1. Vita di Orazio
  2. Epòdi
  3. Satire
  4. Odi

Vita di Orazio

Quinto Orazio Flacco nasce l'8 dicembre del 65 a.C. a Venosa, colonia romana situata tra la Lucania e l'Apulia, figlio di un liberto, un ex schiavo, che di professione faceva l'esattore delle tasse (coactor) e lavorò duramente per permettere al figlio di ricevere un'adeguata istruzione. Il suo primo insegnante è il grammatico Orbilio, da Orazio poi definito scherzosamente plagosus, "manesco".
Per completare la sua formazione, come era d'uso tra i giovani dell'epoca, si reca ad Atene, dove fa la conoscenza di Bruto e si unisce alla causa repubblicana, arruolandosi nell'esercito e schierandosi dalla parte dei cesaricidi. Tuttavia, nella famosa battaglia di Filippi del 42 a.C., le loro truppe vengono sbaragliate da quelle di Ottaviano e Antonio, e lui deluso è costretto a fuggire abbandonando il campo di battaglia. Solo grazie all'amnistia concessa ai partigiani di Bruto può tornare in patria: in questo periodo in Campania stringe amicizia con Virgilio e Vario Rufo, che lo presentano a Mecenate il quale lo accoglie nel circolo degli intellettuali da lui protetti, e gli fa inoltre dono di una villa appartata in Sabina, che gli permetterà di estraniarsi dal caos della vita civile e di lavorare alle sue poesie con tranquillità, dopo che il suo piccolo podere a Venosa era stato confiscato dai triumviri. Per mezzo di Mecenate Orazio entra anche in contatto con Augusto e aderisce al suo programma di restaurazione della pax e dei valori tradizionali, con cui si trova sinceramente d'accordo, ma non cade mai in manifestazioni di servilismo, limitandosi a dedicargli le sue Odi Romane.

Epòdi

«Nella dolce giovinezza, l'ardore del sangue assalì anche me, e furente mi spinse a dettare giambi impetuosi.»
Da lui sono chiamati iambi: si tratta di una raccolta di diciassette componimenti scritti in giovane età, verso il 42 a.C., ma pubblicati solo nel 30.
Il metro utilizzato è il distico formato da un verso lungo seguito da uno più corto, che conferisce un'andatura zoppicante tipica del genere. I modelli letterari sono i poeti arcaici greci Archiloco e Ipponatte, i cosiddetti poeti dell'invettiva, dell'attacco personale. È comunque importante menzionare che costoro avevano dei reali nemici e dei rancori, differentemente da Orazio che semplicemente gioca, prendendo di mira persone comuni e fittizie contro cui non prova vero odio, senza apostrofare uomini politici o personaggi di rango elevato.
«Io per primo ho mostrato al Lazio i giambi del poeta di Paro.» (si intende Archiloco)
I contenuti sono ovviamente l'invettiva, ma anche lo scherzo, la polemica politica e morale, la derisione, l'aneddoto di vita quotidiana, il lusus erotico etc. È probabile che i componimenti fossero anche espressione della frustrazione giovanile e al risentimento che l'aveva investito in quel punto della sua vita, dopo essere tornato in patria, povero e disilluso, in seguito alla sconfitta sul campo.
L'epòdo 10 contiene un rimando ad Alceo e al tema del viaggio, presentando un propemptikòn rovesciato: Orazio augura al poetastro Mevio di fare naufragio:
«Con furente presagio è salpata la nave che porta il fetido Mevio…»

Satire

Tra il 35 e il 33 a.C.
«satira tota nostra est» (è infatti un genere che si è caratterizzato nel mondo latino)
Da Orazio sono chiamate sermones, "discorsi": possono essere infatti considerate come semplici e bonarie conversazioni, che raccontano con vivacità piccoli avvenimenti e aneddoti della vita quotidiana. Il termine satira ha più etimologie: può riferirsi alla figura del satiro, appartenente all'arte popolare burlesca (i satiri erano creature antropomorfe con sembianze di capro, seguaci del dio Bacco) il che suggerisce una visione ancestrale della realtà, oppure alla satura lanx, il piatto con grande varietà di primizie offerto alle divinità.
I componimenti sono suddivisi in due libri: il primo ne contiene dieci, i quali sono caratterizzati da una maggiore invettiva e dal frequente uso della prima persona; nel secondo ve ne sono otto, in cui prevale un maggiore distacco, espresso dall'utilizzo della terza persona.
Qui il poeta preso a modello è Lucilio, che utilizzava l'esametro ed esprimeva critiche sulla corruzione, i vizi e gli atteggiamenti tipici degli uomini usando toni leggeri e burleschi. Orazio eredita il genere e lo perfeziona, lo rende maturo, diventando a sua volta un modello per le generazioni successive. Di Lucilio egli giudica i versi limacciosi e pedanteschi, contrapponendogli un intenso labor limae teso al raggiungimento della perfezione formale: «per me conta assai più il buono che il tanto.» («nam ut multum, nil moror»). Altri modelli, sebbene non propriamente, possono essere i commediografi antichi (Aristofane, Eupoli, Cratino), e la diatriba.
Quasi tutti i sermones sono in esametro dattilico, che era il metro dei poemi epici: questa associazione crea un contrasto che suscita il riso.
Nelle satire traspaiono temi assai cari a Orazio: descrive i rapporti con gli amici, con Mecenate, il convivio, esalta la vita di campagna, tranquilla, lontana dai vizi e il senso della misura, l'autarkeia (est modus in rebus): «per fortuna gli dèi mi hanno fatto tranquillo e modesto…»
Orazio è infatti alla ricerca di un equilibrio, e la campagna risponde perfettamente alle sue esigenze, al suo bisogno di quiete via dalla nausea e dal caos della vita cittadina. È l'esaltazione di un'esistenza semplice, priva di eccessi, dell'appagamento dei piaceri naturali nel gusto del vivere raccolto, il modello di vita che permette di raggiungere la felicità:
«Era proprio questo il mio sogno: una modesta casetta in campagna, con un piccolo orto, vicina una fonte, e magari un fazzoletto di bosco.»
La più celebre è la satira 9 del primo libro, che racconta spiritosamente una scena di vita quotidiana a Roma: Orazio, mentre passeggia per la Via Sacra (la grande via presso cui sono situati tutti gli edifici più importanti, il tribunale, i templi, il mercato) viene approcciato da un molesto scocciatore, che invade il suo spazio personale e lo tormenta con lo scopo di avere una raccomandazione da parte sua a Mecenate, per entrare nel suo circolo. A salvare Orazio alla fine è un avversario dello Scocciatore, che lo aveva citato in giudizio e ora lo costringe a presentarsi in tribunale. In questa satira Orazio ricopre il ruolo del servus astutus della commedia latina, mentre lo Scocciatore è il garrulus vanagloriosus. La prima satira è invece dedicata a Mecenate.

Odi

Anche chiamate carmina, sono ottantotto componimenti scritti nel 23 a.C., suddivisi in quattro libri (rispettivamente trentotto nel primo, venti nel secondo, trenta nel terzo e quindici nel quarto) più un carmen saeculare a sé stante, aggiunto nel 17 a.C. in occasione dei Ludi Saeculares che si tenevano ogni centodieci anni; si tratta di una esaltazione (senza assoggettazione) di Augusto e della sua politica di restaurazione della pax augustea e dei valori degli antenati (mos maiorum) che si sposavano con la visione che Orazio aveva anche della vita privata morigerata e senza eccessi. Orazio si profila subito come un poeta vate, e rivendica con orgoglio l'aver portato qualcosa di nuovo a beneficio della comunità (la metrica di Saffo e di Alceo, per esempio).
I temi sono quelli della poesia come eternatrice di valori, che va oltre la fugacità del tempo e l'incombere della morte (celebre è la locuzione carpe diem). La poesia celebra le opere dell'uomo e la grandezza di Roma.
E ancora l'invito a godere delle gioie semplici della vita, a non interrogare il futuro, la giovinezza e la brevità della vita, l'amicizia e l'amore, il convito, il vino, che scioglie gli affanni, l'aurea mediocritas: «chi predilige l'aurea via di mezzo evita, restando al sicuro, la miseria di un tugurio fatiscente, evita, mantenendosi sobrio, una reggia che suscita invidia.»

Domande da interrogazione

  1. Quando e dove è nato Orazio?
  2. Orazio è nato l'8 dicembre del 65 a.C. a Venosa, una colonia romana situata tra la Lucania e l'Apulia.

  3. Chi era il padre di Orazio e quale era la sua professione?
  4. Il padre di Orazio era un liberto, un ex schiavo, che di professione faceva l'esattore delle tasse (coactor).

  5. Dove si è recato Orazio per completare la sua formazione?
  6. Orazio si è recato ad Atene per completare la sua formazione, come era d'uso tra i giovani dell'epoca.

  7. Con chi Orazio si è unito durante la sua permanenza ad Atene?
  8. Durante la sua permanenza ad Atene, Orazio si è unito alla causa repubblicana e si è schierato dalla parte dei cesaricidi, facendo la conoscenza di Bruto.

  9. Chi ha introdotto Orazio nel circolo degli intellettuali protetti da Mecenate?
  10. Virgilio e Vario Rufo hanno introdotto Orazio nel circolo degli intellettuali protetti da Mecenate.

Domande e risposte