Concetti Chiave
- Livio fu un sostenitore di Pompeo durante la Guerra Civile e dedicò gran parte della sua vita alla scrittura di "Ab Urbe Condita".
- "Ab Urbe Condita" è composta da 142 libri, ma solo alcune decadi sono giunte a noi, iniziando dalla fondazione di Roma nel 753 a.C. fino alla battaglia di Teutoburgo nel 9 d.C.
- L'opera di Livio non fu completata, probabilmente a causa di problemi di salute o della sua morte, e si ipotizza che i libri previsti fossero tra 145 e 150.
- Livio non è considerato un vero storico poiché non utilizzava documenti originali, preferendo altre fonti storiche che spesso abbandonava.
- Il suo stile narrativo è fluido, ricco di arcaismi, narrazioni e pathos, con l'obiettivo di descrivere vizi e virtù dei cittadini romani.
Livio (59/17 d.C.)
Vita:
Schierato dalla parte di Pompeo durante la Guerra Civile, Livio trascorse gran parte della sua vita scrivendo l'opera Ab Urbe Condita.
Ab Urbe Condita:
L'opera è composta da 142 libri, divisi in decadi e in pentadi. A noi sono giunte però solamente la prima, la terza, la quarta e metà della quinta decade.
L'opera ha inizio nel 753 a.C., anno della fondazione di Roma, e si conclude nel 9 d.C. con la battaglia di Teutoburgo. L'opera non fu completata probabilmente per motivi di salute dovuti alla vecchiaia oppure per la morte dello stesso autore.
Si ipotizza, però, che i libri sarebbero dovuti essere 145 o 150, probabilmente sarebbero dovuti terminare con la morte di Augusto.
Livio come storico?
Non è possibile definire Livio un vero storico in quanto non utilizza documenti originali, bensì altri testi storici e spesso adopera una fonte per poi abbandonarla.
Lo stile
Il suo stile è scorrevole come latte, ricco di arcaismi, di narrazioni, dialoghi retorici e pathos.
L'obiettivo di Livio è quello di descrivere vizi e virtù dei cittadini romani.
Infatti, nell'introduzione dell'opera, Livio fa un'attestazione di modestia, esaltando la stessa Roma, la quale discende dalle più alte divinità, nata dalle virtù e decaduta nei vizi come la lussuria e l'invidia, anche se molto più tardi rispetto agli altri popoli.