roberta.catania.58
Ominide
3 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Il II secolo a.C. è considerato il "secolo d'oro" della tragedia latina grazie a Pacuvio e Accio, che hanno contribuito al mito romano e al senso di appartenenza culturale.
  • Marco Pacuvio era un artista poliedrico che combinava letteratura, pittura e musica, famoso per l'introduzione di temi religiosi e filosofici nelle sue tragedie.
  • Pacuvio esplorava il destino e la fortuna attraverso eroi che sfidavano il loro fato, introducendo neologismi basati sul modello greco.
  • Lucio Accio, autore di oltre 50 tragedie, esplorava il potere e il suo esercizio, utilizzando toni patetici e orridi e sperimentando con la lingua.
  • Le tragedie di Accio, inizialmente caratterizzate da produzioni sceniche grandiose, vennero poi riservate a un'élite culturale, culminando in un declino per la loro rigidità strutturale.

Indice

  1. Tragedia arcaica - Pacuvio e Accio
  2. Marco Pacuvio (Taranto, 220-130 a.C.)
  3. Lucio Accio (Pesaro, 170-86 a.C.)

Tragedia arcaica - Pacuvio e Accio

Il II secolo a.C. può essere definito “il secolo d’oro” della tragedia latina, grazie al notevole successo di Pacuvio e Accio. La tragedia era divenuta un genere importante nel panorama della letteratura latina, un genere che contribuì a creare il mito romano e il senso di appartenenza ad una civiltà.

Marco Pacuvio (Taranto, 220-130 a.C.)

Letterato, pittore e musicista (componeva la musica per accompagnare le sue opere), fu autore di 13 tragedie, dodici di argomento mitologico e una praetexta (Paulus) che celebrava la vittoria di Emilio Paolo a Pidina nel 168 a.C. Caratteristiche di Pacuvio sono l’introduzione della religione e della filosofia in opere che trattavano temi di grande portata, come il divenire delle cose o l’incidenza della Fortuna (da lui considerata pazza, cieca, ottusa, folle, crudele e come la personificazione del caso). I personaggi di Pacuvio sono eroi che lottano fieramente contro il loro destino, uomini magnanimi e impassibili di fronte alle disavventure. Egli tese allo sperimentalismo, e ciò è messo in evidenza dal suo tentativo di coniare neologismi e costrutti basati sul modello greco.

Lucio Accio (Pesaro, 170-86 a.C.)

Si occupò anche di grammatica, filologia e critica e fu autore di commedie, ma il suo genere prediletto du quello tragico: scrisse, infatti, oltre 50 tragedie, molte delle quali si rifacevano al ciclo troiano, a quello tebano e ad altri miti. I suoi personaggi sono dei veri eroi sia del bene sia del male cui l’autore collega una riflessione sul tema del potere e il suo esercizio. I toni dominanti sono il patetico e l’orrido, con l’apparizione di spettri, incubi, sogni e prodigi. Anch’egli, stilisticamente, tese allo sperimentalismo linguistico e all’uso di neologismi, puntando a stupire lo spettatore. La rappresentazione delle sue tragedie è particolare perché se dapprima passava attraverso ad una spettacolarizzazione spinta con allestimenti scenici grandiosi, in un secondo momento fu riservata ad un ristretto pubblico di intenditori e senza contatto sulla scena. Essa conobbe anche un declino, dovuto alla sua rigidità strutturale e al fatto che essa non fu mai un genere di massa: il pubblico romano preferiva spettacoli più leggeri ed evasivi, e ciò segna una profonda divaricazione tra quella che era la plebe romana e quella che era l’elite culturale.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le caratteristiche principali delle tragedie di Marco Pacuvio?
  2. Le tragedie di Marco Pacuvio si distinguono per l'introduzione di temi religiosi e filosofici, l'uso di neologismi e costrutti greci, e la rappresentazione di eroi che lottano contro il destino.

  3. In che modo Lucio Accio ha contribuito al genere della tragedia latina?
  4. Lucio Accio ha scritto oltre 50 tragedie, esplorando temi di potere e moralità attraverso personaggi eroici, e ha sperimentato con il linguaggio e la spettacolarizzazione delle rappresentazioni.

  5. Perché la tragedia latina ha conosciuto un declino nel tempo?
  6. La tragedia latina ha conosciuto un declino a causa della sua rigidità strutturale e della preferenza del pubblico romano per spettacoli più leggeri, creando una divisione tra la plebe e l'élite culturale.

Domande e risposte