Concetti Chiave
- Marco Pacuvio nacque a Brindisi nel 220 a.C. e fu introdotto nel Circolo degli Scipioni dallo zio Ennio.
- Pur appartenendo a un rango sociale elevato, si dedicò alla pittura, ricordato da Plinio il Vecchio per un'opera nel tempio di Ercole.
- È noto soprattutto per la sua produzione letteraria, influenzata dallo zio Ennio, con un focus sulle Satire.
- Scrisse dodici tragedie di ambientazione greca e una romana, con intrecci complessi e attenzione ai personaggi minori.
- Pacuvio era descritto come "magniloquente", con attenzione a tematiche etiche e sociali, espressa attraverso aforismi e dibattiti.
Note sulla biografia e produzione letteraria di Marco Pacuvio
La data di nascita di Pacuvio viene fatta risalire al 220 a.C. a Brindisi, da padre del popolo degli Osci. Figlio di una sorella di Ennio, fin da piccolo venne introdotto nel Circolo intellettuale degli Scipioni proprio dallo zio, al quale fu molto legato per tutta la vita. Nato cittadino romano libero, venne sempre considerato una persona dal rango sociale elevato, particolarmente acculturata anche se talvolta pedante, anche a livello stilistico.
Nonostante proprio questo alto status sociale rendesse inopportuna, secondo i dettami de “mos maiorum”, la codificazione dei costumi romani, la pratica delle arti manuali, ciò non impedì a Pacuvio di dedicarsi, per esempio, alla pittura, tanto da essere ricordato da Plinio il vecchio per un suo dipinto nel tempio dedicato ad Ercole. Tuttavia il motivo per cui viene ricordato principalmente è la produzione letteraria, soprattutto per le Satire, fortemente influenzate dallo zio Ennio.Della produzione di Pacuvio restano solo pochi versi. Sappiamo che scrisse ben dodici tragedie di ambientazione greca (cothurnatae) e una ad ambientazione romana (il Paulus, una tragedia praetexta). Gli intrecci erano probabilmente estremamente complessi, e Pacuvio mostrava spesso attenzione allo sviluppo e alla caratterizzazione dei personaggi minori. L’aggettivo con cui era definito dai suoi contemporanei è “magniloquente”, ovvero prestava molta attenzione alla forma stilistica dei suoi componimenti, mettendo spesso in risalto problematiche di natura etica e sociale: il suo era un teatro dove l’intento morale della rappresentazione , principalmente in riferimento ai valori di disciplina e controllo del buon cittadino romano (la cosiddetta gravitas), non era celato e anzi dove spesso veniva espresso per mezzo di aforismi e massime. I temi etici rivestivano una certa importanza, sappiamo infatti come grande spazio avessero i dibattiti fra i vari attori.