Concetti Chiave
- Lucio Accio, figlio di un liberto, è noto come poeta "moderno" e "dotto" del suo tempo, con una formazione in filologia presso Pergamo.
- Ha scritto numerosi lavori, tra cui tragedie ispirate a leggende greche e romane, totalizzando circa 45 titoli conosciuti, sebbene molti siano andati perduti.
- Le sue opere, note per la violenza e lo stile sublime, trattano temi come la tirannide e l'esilio, riflettendo anche sui problemi sociali romani dell'epoca.
- A. ha contribuito a elevare il tono e lo status della tragedia, rendendola una forma d'arte apprezzata dai gentiluomini, sebbene il suo stile abbia segnato il declino del genere tragico.
- La sua influenza è testimoniata dall'ammirazione di Cicerone, che trovava nelle sue opere spunti per applicazioni contemporanee e riflessioni morali.
Vita
Figlio di un liberto, A. ben presto s'impose come un poeta a suo modo "moderno" e "dotto". In viaggio a Pergamo, nel momento in cui il regno di Attalo III diventava provincia romana (133 a.C.), era stato iniziato ai metodi della filologia pergamena. I suoi interessi si erano rivolti alla storia del teatro a Roma e anche in Grecia.
Le tragedie d'ispirazione greca: i "cicli".
Ma egli è soprattutto autore di numerose tragedie, delle quali ci sono noti circa 45 titoli. Dei testi di queste opere, però, possediamo anche qui solo alcuni frammenti (700 versi circa), che non possono darci che un'idea molto generale della sua arte.
Le tragedie di A. trattano in genere di leggende greche già più volte portate sulla scena: i suoi soggetti preferiti sembrano essere quelli che comportano episodi violenti o atroci. La sua fama cominciò verso il 130, con la messa in scena di un Tereus (storia del bambino che la madre fa divorare dal marito infedele).
A. trattò in seguito praticamente l'intero "ciclo dei Pelopidi", con una tragedia dallo stesso titolo, a cui si aggiungevano un Atreus (la vicenda della vendetta di Atreo contro il fratello Tieste), un Chrysippus, una Clytaemestra, un Aegisthus e una tragedia dal titolo Agamemnonidae, che sviluppavano tutta intera la serie delle atroci violenze che avevano caratterizzato ogni generazione di quella dinastia. Al "ciclo troiano", invece, appartenevano l'Achilles, l'Epinausimache (la ripresa dei combattimenti nei pressi delle navi, un celebre episodio dell'Iliade), l'Armorum iudicium (la controversia fra Ulisse e Aiace sull'attribuzione delle armi di Achille), la Nyctegresia (la spedizione notturna di Diomede e Ulisse nel campo troiano), Troades, Astyanax, Deiphobus, ecc. Alcune di queste opere si ricollegano direttamente all'Iliade, altre alla Piccola Iliade e ad altri poemi ciclici.
I soggetti tratti, invece, dal "ciclo tebano" erano rappresentati da Phoenissae, Thebais, Antigona ed Epigoni. I miti dionisiaci erano largamente ricordati con Athamas, Bacchae, Tropaeum Liberi e probabilmente Erigona. Altri soggetti celebri (Medea, Alcestis, Alcmeo, Andromeda, Meleager, Prometheus, ecc.) completavano infine il repertorio tradizionale al quale A. si ispirava.
Le tragedie d'ispirazione romana. Ma la celebrità di A. si deve anche, se non soprattutto, a 2 tragedie "praetextae" (cioè, di ambientazione romana): il "Decius" o Aeneadae e il "Brutus". La prima ricordava le "devozioni" dei Decii, i tre eroi che avevano sacrificato la vita alla causa romana (295 a.C.). Conosciamo però molto meglio la seconda, scritta in seguito alla vittoria del console Decio Bruto sui Lusitani: essa portava in scena la caduta della monarchia e l'avvento della repubblica, con la cacciata dei Tarquini; il protagonista è appunto Decio Giunio Bruto, che riesce a liberare Roma dalla tirannide, fingendosi folle.
Lo stile "macabro" e "sublime". La ricchezza oratoria di A., come traspare anche dai frammenti rimasti, prelude già allo stile delle tragedie di Seneca: il linguaggio ha un tono magniloquente e ridondante, ricco di giochi allitterativi e di composti eruditi. Si è poi spesso rimproverato all'autore l'eccessiva violenza e ricercatezza del suo stile, quella sua volontà di rimanere nel "sublime" ad ogni costo che, se non impedì il successo delle sue opere, segnò tuttavia l'inizio del declino cui andò incontro il genere tragico dopo di lui.
I meriti. Fatto sta che la conseguenza più importante della carriera di A. (come, del resto, di quella di Pacuvio) fu forse, in definitiva, che la tragedia salì di classe e di tono: di conseguenza, la sua pratica, pur continuando a godere del successo popolare, divenne sempre più cosa da gentiluomini.
Domande da interrogazione
- Chi era Lucio Accio e quale fu il suo contributo alla letteratura?
- Quali sono alcune delle opere minori di Lucio Accio?
- Quali temi prediligeva Lucio Accio nelle sue tragedie?
- In che modo le opere di Lucio Accio riflettevano l'attualità romana?
- Quali sono le caratteristiche distintive dello stile di Lucio Accio?
Lucio Accio era un poeta romano, figlio di un liberto, noto per la sua modernità e cultura. Contribuì alla letteratura con opere di vario genere, tra cui tragedie ispirate a leggende greche e romane, e scritti su storia letteraria e tecnica teatrale.
Tra le opere minori di Lucio Accio ci sono "Didascalica", "Pragmatica", "Annales" e "Sotadica", che dimostrano la sua curiosità intellettuale e la vasta estensione della sua cultura.
Lucio Accio prediligeva temi di leggende greche con episodi violenti o atroci, come il ciclo dei Pelopidi e il ciclo troiano, oltre a tragedie di ambientazione romana come "Decius" e "Brutus".
Le opere di Lucio Accio, sebbene non dimostrabile nei dettagli, sembrano tenere conto dei problemi dell'attualità romana, come la questione sociale del periodo dei Gracchi, e offrivano materiali per applicazioni e attualizzazioni inaspettate.
Lo stile di Lucio Accio è caratterizzato da una ricchezza oratoria magniloquente e ridondante, con giochi allitterativi e composti eruditi, spesso criticato per la sua violenza e ricercatezza, ma che contribuì a elevare il tono della tragedia.