Concetti Chiave
- Lucilio, nato nel 148 a.C., è considerato il padre della satira romana, un genere letterario originale non derivato dalla cultura greca.
- Scrisse trenta libri di satire, di cui restano circa 1370 versi frammentari, utilizzando sia esametri che vari metri tipici della commedia.
- La satira di Lucilio è caratterizzata da un tono mordace, attacchi personali e un focus su temi morali, criticando i vizi della società romana.
- Lucilio si unì al Circolo degli Scipioni e partecipò a una campagna politica con Scipione Emiliano, ma si concentrò principalmente sulla letteratura.
- Utilizzò un linguaggio comune e un bilinguismo greco-latino, destinando le sue opere a un pubblico di lettori né troppo colti né ignoranti.
Lucilio
Gaio Lucilio nacque a Suessa Aurunca (città del Lazio ai confini con la Campania) da una ricca famiglia dell’ordine equestre nel 148 a.C. e morì nel 102 a. C. Scrisse trenta libri di Saturae (satire), di cui ci sono pervenuti circa 1370 versi, tutti frammentari. I libri 1- 21, composti in esametri, furono scritti dopo i libri poi numerati come 22-30, nei quali il poeta aveva usato vari metri, tipici della commedia.
È il rappresentante più insigne di un nuovo genere, ovvero la satira. È l’unico genere letterario della poesia latina che non è stato ripreso dalla cultura greca. Infatti, Quintiliano, l’autorevole retore del I secolo d.C., affermava “Satura tota nostra est” (la satira è tutta nostra).
Arrivato a Roma si unì al Circolo degli Scipioni, e divenne molto amico di Scipione Emiliano e Gaio Lelio. Addirittura seguì Scipione l’Emiliano in un’impresa a Numanzia, che Scipione l’Emiliano riuscì a conquistare, e sarà l’unico momento in cui Lucilio sarà impegnato nella politica, ma il suo scopo era quello di far conoscere ed esaltare i suoi scritti grazie all’aiuto di Scipione l’Emiliano.
Lucilio viene spesso collegato ad Ennio, che è considerato un precursore del genere satirico, ma l’iniziatore per eccellenza viene considerato Lucilio; infatti Orazio, che riprenderà il genere satirico in età augustea (I secolo a.C.), riconosce Lucilio come suo maestro.
Lucilio nasce e vive in un’epoca di transizione, perché stava nascendo un’altra epoca e ne stava per tramontare un’altra, ma nonostante ciò essa era ancora viva, infatti erano ancora sentiti tutti i doveri del Mos Maiorum e il senso del negotium (tutto ciò che concerne l’attività civile). Però stava nascendo, soprattutto negli animi degli intellettuali, la voglia di studiare discipline che rasserenassero lo spirito e dessero una risposta a quelle domande esistenziali sull’amore, sull’origine del mondo, sulla vita. Lucilio fu uno di quegli intellettuali che preferirono l’otium al negotium.
Con Lucilio la satira riuscì a raggiungere un livello molto elevato e diede a essa una codificazione letteraria che fino a quel momento non aveva mai avuto; infatti divengono tratti specifici della satira l’uso dell’esametro, il carattere soggettivo e l’attacco personale, motivato da ragioni morali. Lucilio era un grande moralista e nelle sue satire vuole esaltare il giusto comportamento che un cittadino romano dovrebbe assume, perciò vuole esaltare la morale pubblica, cosa che durante quel periodo storico non stava avvenendo perché, con le conquiste di popoli che davano una grande importanza alla coltivazione dello spirito, quindi a quelle attività che non erano legate al negotium, i Romani si stavano dedicando al lusso, il matrimonio non veniva considerato qualcosa di sacro come nell’età arcaica (infatti avvennero molti divorzi e adulteri durante questo periodo), perciò i Romani si stavano dedicando a una vita un po’ più movimentata rispetto a quella che prevedeva il mos maiorum; perciò è proprio questo che vuole portare alla luce Lucilio: come appunto si stessero comportando coloro che invece avrebbero dovuto rispettare il mos maiorum, e critica con veri propri attacchi personali facendo nome e cognome di coloro che prendeva di mira, e non aveva paura di fare ciò perché apparteneva al ceto equestre e quindi avrebbe potuto difendersi da qualsiasi ritorsione.
Perciò, Lucilio mise in evidenza tutti i vizi e i difetti della società romana e in particolare di alcuni individui durante quel periodo.
Lucilio tratta svariati temi nella satira (essa ha quel tono mordace e sarcastico con cui si prendono in giro i componenti della società). Il termine satura può essere ricondotto etimologicamente ai satiri, cioè a quelle divinità minori che avevano un corpo animalesco e una testa di uomo, e che vivevano nei boschi e corteggiavano le ninfee (altre divinità minori). Le conteggiavano però in una maniera molto particolare perché le volevano sedurre a tutti a costi con le loro battute, e molto spesso le ninfee si lasciavano sedurre; perciò il termine etimologico "satuta" sottolineava proprio quella mordacità e quel tono satirico e sarcastico tipico di questo genere letterario.
Invece, il fatto di inglobare in sé svariatissimi temi deriva da satura lanx che era un piatto di primizie di ogni genere che durante i banchetti in campagna venivano offerti agli dei; perciò queste primizie di ogni genere possono essere ricondotte agli svariati temi presenti delle satire.
Si può ricondurre sempre alla varietà dei temi una legge che fu promulgata durante questo periodo che è chiamata la Lex Satura, la quale comprendeva tantissimi tipi di reati. C’era anche un ripieno particolare che veniva utilizzato per varie pietanze che era formato da tanti chicchi di uva passa, perciò anche questo viene ricondotto alla varietà dei temi della satura.
Gli aspetti trattati nella satura sono quelli più comuni e quotidiani della vita, tratti, quindi, dalla vita di ogni giorno, prendendo di mira quelle abitudini che andavano contro la comune morale. Anche la tematica erotica non rimaneva esclusa dai temi trattati da Lucilio, in particolare venivano messi in evidenza il tema dell’adulterio e dei divorzi, e dell’amore verso i fanciulli (pederastia = amore perverso verso i minori, perciò è la pedofilia). Uno dei frammenti più lunghi che si sono conservati dei libri di Lucilio si sofferma sulla virtus (virtù), e dal testo si deduce che le virtù dettate dal mos maiorum sono state messe per ultime da Lucilio, mentre le virtù che deve avere un uomo virtuoso le mette in risalto all’inizio, ovvero rectum (retto), utile, onestum (onesto).
Il livello linguistico adottato da Lucilio è quello del sermo, del parlare comune, anche nel caratteristico bilinguismo (alternanza di latino e greco), infatti anche il poeta stesso definisce più volte i propri componimenti sermones (il medesimo termine sarà utilizzato anche da Orazio per le sue satire). Lucilio destinava la sua poesia ad un pubblico ben definito di lettori né troppo colti (doctissimi) né troppo ignoranti (indoctissimi), dunque, i componimenti satirici si ponevano a un livello medio che non richiedeva un eccessivo impegno intellettuale. Coloro che seguiranno le orme di Lucilio saranno Orazio in età augustea, anche se le sue satire saranno meno mordaci di quelle di Lucilio, e altri autori più tardi come Persio e Giovenale.
Domande da interrogazione
- Chi era Gaio Lucilio e quale contributo ha dato alla letteratura latina?
- Quali erano le caratteristiche principali delle satire di Lucilio?
- In che modo Lucilio si collegava al mos maiorum e al negotium?
- Quali temi trattava Lucilio nelle sue satire?
- Come si differenziava lo stile linguistico di Lucilio?
Gaio Lucilio era un poeta nato a Suessa Aurunca nel 148 a.C. e morto nel 102 a.C. È considerato il fondatore della satira latina, un genere letterario originale non derivato dalla cultura greca.
Le satire di Lucilio erano caratterizzate dall'uso dell'esametro, un tono soggettivo e attacchi personali motivati da ragioni morali. Lucilio esaltava il giusto comportamento romano e criticava i vizi della società.
Lucilio viveva in un'epoca di transizione e preferiva l'otium al negotium. Criticava la società romana per aver abbandonato i valori del mos maiorum, come il rispetto per il matrimonio e la morale pubblica.
Lucilio trattava temi comuni e quotidiani, come l'adulterio, i divorzi e la pederastia. Le sue satire erano mordaci e sarcastiche, prendendo di mira abitudini contrarie alla morale comune.
Lucilio utilizzava il sermo, il linguaggio comune, e un caratteristico bilinguismo alternando latino e greco. Destinava le sue poesie a un pubblico di lettori né troppo colti né troppo ignoranti, ponendosi a un livello medio.