Concetti Chiave
- Appio Claudio Cieco, patrizio di origini sabine, fu un influente oratore e comandante militare durante le guerre sannitiche.
- Nel 280 a.C., declamò e trascrisse la prima orazione conservata, convincendo il Senato a non fare pace con Pirro.
- Scrisse "CARMEN DE SENTENTIIS", una raccolta di massime, tra cui la famosa "Fabrum esse suae quemque fortunae".
- Nel 304 a.C., pubblicò il "ius flavianum", un testo che facilitava ai cittadini l'accesso alle leggi, promuovendo la democrazia.
- Appio Claudio Cieco incarnava i valori del Mos Maiorum, che enfatizzavano il destino legato al rispetto delle tradizioni romane.
Appio Claudio Cieco e la nascita dell’oratoria
Appio Claudio era un patrizio di origini sabine che è l'esempio che rappresenta il primo e assoluto avvicinamento alla letteratura. Egli fu comandante militare durante le guerre sannitiche, nel 312 a.C. fu censore, nel 307 a.C. e 296 a.C. fu console e fu oltretutto anche un grandissimo e stimato oratore.
Secondo le fonti la sua è stata la prima orazione che venne trascritta e conservata fino al I secolo a.C.; quest’orazione fu declamata e trascritta nell'anno 280 a.C.
Appio Claudio Cieco scrisse una raccolta di massime, intitolata CARMEN DE SENTENTIIS, di cui ci sono giunte solo tre sententiae; la più famosa è “Fabrum esse suae quemque fortunae” - che ciascuno è artefice della propria sorte; questa massima rispetta la mentalità romana dell’epoca repubblicana secondo cui l’uomo ha un destino prosperoso dinanzi a sé solo rispettando i valori del Mos Maiorum. Appio Claudio Cieco rivestì un ruolo anche nel diritto romano: nel 304 a.C. fece pubblicare il “civile ius”/”ius flavianum”, ossia un testo contenente le procedure da seguire per fa sì che il cittadino ricorresse alle leggi. Ciò rappresenta un passo in avanti verso la democrazia.