Concetti Chiave
- Publio Terenzio Afro nacque a Cartagine e fu portato a Roma come schiavo, dove fu liberato e divenne amico di figure influenti come Scipione Emiliano.
- Esordì nel mondo teatrale romano con la commedia "Andria" nel 166 a.C., seguita da altre opere importanti tra il 165 e il 160 a.C.
- Le sue sei commedie sopravvissute, tra cui "Eunuchus" e "Adelphoe", rappresentano l'intera produzione terenziana conosciuta.
- Le opere di Terenzio spesso esplorano temi di amore, malintesi e riconoscimenti, con trame intricate e personaggi umanamente complessi.
- Morì nel 159 a.C. in un naufragio durante il viaggio di ritorno dalla Grecia a Roma, lasciando un'importante eredità nel teatro romano.
Publio Terenzio Afro: vita e opere
195-185 a.C. Publio Terenzio Afro nasce a Cartagine (Africa).
• Giunge a Roma da giovane, come schiavo del senatore Terenzio Lucano, che lo libera. Diviene amico di Scipione Emiliano e di Gaio Lelio.
• 166 a.C. esordisce sulle scene con l’Andria.
• 165-161 a.C. mette in scena l’Hecyra (con scarso successo), l’Heautontimorumenos, l’Eunuchus e il Phormio.
• 160 a.C. allestisce una seconda e una terza rappresentazione dell’Hecyra (che infine riscuote successo): mette in scena gli Adelphoe.
Parte per un viaggio in Grecia.• 159 a.C. muore in un naufragio, durante il viaggio di ritorno a Roma.
È probabile che le sei commedie sopravvissute costituiscano l’intera produzione terenziana. L’Andria (la «Ragazza di Andro») ha un complicato intreccio basato su una storia d’amore e un riconoscimento finale: l’Hecyra (la «Suocera») rappresenta una storia di malintesi, risolti grazie all’intervento di una suocera e di una cortigiana dai tratti eccezionalmente umani e positivi; l’Heautontimorumenos (il «Punitore di se stesso») prende il titolo dalla punizione a cui si costringe un padre severo per aver ostacolato la relazione amorosa del figlio con una donna povera, che solo a conclusione dell’opera sarà riconosciuta libera e ben accetta; l’Eunuchus (l’«Eunuco») ruota attorno a una duplice storia di amori a lieto fine e alla beffa nei confronti di una soldato vanitoso; il Phormio («Formiòne») inscena una vicenda di amori, raggiri e riconoscimenti; negli Adelphoe (i «Fratelli») sono messi a confronto i metodi educativi antitetici impartiti da due genitori ai rispettivi figli, solidali fra loro e promotori di un inganno a fin di bene.