Concetti Chiave
- Marco Porcio Catone, noto come "il Censore", era un sostenitore dei costumi italici e delle virtù romane antiche, conducendo una vita semplice e laboriosa.
- Si oppose all'abrogazione della lex Oppia, una legge che limitava il lusso femminile durante la seconda guerra punica.
- Catone era noto per il suo stile di vita frugale e per la sua critica verso la cultura greca, che considerava una fonte di corruzione.
- Pur dichiarando l'agricoltura come attività nobile, verso la fine della sua vita praticò l'usura nel settore nautico attraverso un intermediario.
- Fu un fervente oppositore di Cartagine, sostenendo che la libertà di Roma fosse minacciata finché la città esistesse, forse anche per interessi economici personali.
Catone il Censore – Le idee
Marco Porcio Catone, detto il “Censore”, era nato nel 234 a.C. Egli fu sempre un accanito sostenitore del rispetto dei severi costumi italici e delle virtù romane più antiche. Siamo in grado di conoscere la sua giovinezza perché è giunta a noi un’orazione in cui ce ne parla. Trascorse una vita parca, dura e laboriosa, coltivando i campi, “zappando e seminando i sassi e le pietre della Sabina”, come egli scrive testualmente. Nominato console nel 195, si oppose fermamente all’abrogazione della lex Oppia contro il lusso femminile. Approvata nel 215, l’anno dopo la sconfitta di Canne e quindi durante la seconda guerra punica, tale legge limitava alle donne la capacità di possedere oro e di indossare vesti sgargianti, nonché impediva loro gli spostamenti in carrozza oltre un certo raggio. Plutarco, nella sua "Vita di Catone" ci riferisce che Catone non aveva mai indossato una veste di valore superiore a 100 dracme, di aver bevuto quando era pretore e console lo stesso vino destinato ai suoi schiavi, di non aver mai speso più di 30 dracme al mercato per acquistare generi alimentari e comunque di aver speso tale somma per il bene comune della città, affinché il suo corpo potesse resistere alle fatiche delle spedizioni militari. Sappiamo anche che, avendo ricevuto in eredità un lussuoso mantello babilonese subito lo vendette; non si preoccupò mai di intonacare le sue fattorie e non comprò mai nessun schiavo per più di 1500 dracme, giustificandosi col fatto di non aver bisogno di giovani uomini, ma di lavoratori robusti, di guardiani di cavalli e di buoi; inoltre era del parere che quando uno schiavo fosse diventato vecchio, era più conveniente venderlo per non doverlo nutrire inutilmente. In certi casi, nell’esercitare la censura rasentò il ridicolo. Infatti, una volta allontanò per indegnità un senatore per aver baciato sulla fronte la moglie alla presenza della figlia; inoltre licenziò un cavaliere perché troppo vecchio e un altro considerato troppo obeso. Nutriva un odio esagerano nei confronti dei Greci e considerava la loro cultura fonte di corruzione. All’arte medica dei Greci preferiva le ricette tramandate dagli antenati, con le quali, però, un biografo non certo benevolo afferma che avesse fatto morire moglie e figlio mentre lui visse fino a 85 anni.Arrivò ad attaccare gli Scipioni, accusandoli di aver favorito la diffusione a Roma della cultura ellenistica. Per Catone, l’agricoltura era l’attività più confacente a colui che si vuole mantenere buono e onesto, mentre ogni attività commerciale, compreso il prestito, genera il rischio di disonestà. Tuttavia verso la fine della sua esistenza cambiò idea e non esitò a praticare l’usura nel campo della nautica, usando come “schermo” un suo liberto. Si narra anche che, di ritorno da un’ambasceria in Africa, prospettò al Senato una rinnovata minaccia cartaginese. Aveva notato che gli abitanti della città non erano né malconci, né poveri e che le strade erano piene di giovani robusti. Le armi non mancavano e nemmeno l’equipaggiamento militare. In pratica, per Catone, la libertà di Roma non sarebbe stata mai sicura fintanto che Cartagine fosse esistita. Da questo concetto derivò l’ostinata affermazione “Carthago delenda est”. Tuttavia, alcuni studiosi pensano, e forse non a torto, che l’odio senza freno di Catone verso Cartagine fosse dettato soprattutto dal fatto che egli aveva investito dei grossi capitali nelle compagnie marittime di trasporto che risentivano della concorrenza.
Domande da interrogazione
- Quali erano le convinzioni principali di Catone il Censore riguardo ai costumi e alle virtù romane?
- Come viveva Catone il Censore e quali erano le sue abitudini personali?
- Qual era l'opinione di Catone sui Greci e sulla loro cultura?
- Come cambiò l'opinione di Catone riguardo alle attività commerciali verso la fine della sua vita?
- Qual era la posizione di Catone riguardo a Cartagine e perché?
Catone il Censore era un sostenitore accanito dei severi costumi italici e delle virtù romane più antiche, opponendosi al lusso e alla corruzione, come dimostrato dalla sua opposizione alla lex Oppia.
Catone viveva una vita parca e laboriosa, coltivando i campi e mantenendo uno stile di vita semplice, evitando il lusso e spendendo poco per il bene comune.
Catone nutriva un odio esagerato nei confronti dei Greci, considerandoli fonte di corruzione e preferendo le tradizioni romane, anche in campo medico.
Verso la fine della sua vita, Catone cambiò idea e iniziò a praticare l'usura nel campo della nautica, utilizzando un liberto come intermediario.
Catone riteneva che la libertà di Roma non sarebbe stata sicura finché Cartagine esistesse, sostenendo la distruzione di Cartagine, anche se alcuni studiosi pensano che il suo odio fosse motivato da interessi economici personali.