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Tucidide

È il rappresentante più illustre del genere storiografico greco. All’origine delle sue Storie e del metodo con cui vennero scritte, vi è una vicenda personale. Tucidide era nato ad Atene intorno al 460-455 a.C..
Non conosciamo i suoi maestri, ma sappiamo che aveva compiuto ottimi studi e che nel 424, sei anni dopo l’inizio del confitto tra Atene e Sparta, fu nominato stratego e gli fu assegnato il comando della flotta dell’Egeo settentrionale.


Avrebbe dovuto difendere le coste della Tracia contro le offensive spartane, ma non riuscì ad impedire che un generale nemico, Brasida, conquistasse la piazzaforte di Anfipoli. Decise di presidiare l’isola di Eione per tenere d’occhio lo sviluppo della situazione, ma fu richiamato in patria, processato e condannato a morte in contumacia. La disgrazia politica, l’esilio e la sua ricchezza personale (era proprietario di miniere d’oro in Tracia) gli permisero di intraprendere lunghi viaggi, ora nelle terre presidiate dagli Ateniesi, ora in quelle appartenenti alla coalizione spartana, ora in Sicilia.
Le sue Storie si configurano, quindi, come un ampio reportage: egli descrisse minuziosamente le alterne vicende del conflitto, le spedizioni militari delle due alleanze, le tregue, le isole conquistate e perdute, il groviglio di navi su cui gli opliti ateniesi combattevano corpo a corpo contro i loro nemici. Ma prima ancora di avventurarsi nella narrazione del conflitto, volle spiegare al lettore l’antefatto economico e sociale di quegli eventi nel primo libro della sua opera.

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