Le sue opere poiché furono utilizzate per l’educazione dei giovani, vennero mischiate con altre opere di altri autori (Mimnermo, Solone etc.) per fini didattici. Nonostante il tentativo di distinguere le opere originali dalle altre, ancora oggi, è aperta la cosiddetta Questione Teognidea. Lo stesso Teognide afferma in alcuni frammenti, che le sue opere avrebbero un sigillo (σφαγγις) identificativo. Tuttavia ancora oggi, non si è capito come riconoscerlo; può essere lo stesso suo nome o la forma di invocazione a Cirno, con la quale iniziano molte delle sue opere. Abbiamo comunque due libri, di cui è sicura la sua paternità:
- Il primo libro: ha carattere gnomico e qui Teognide si accinge al suo intento pedagogico nei confronti di Cirno Polipaide, un giovane che amava, dove parla dell’amicizia, di politica, confessandosi al ragazzo e raccontando esperienze come l’esilio.
- Il secondo libro: Molto più breve del primo, qui Teognide canta l’eros efebico e il suo amore per Cirno, il quale però non viene citato.
Teognide comunque, forse a causa delle sue esperienze, disprezzò sempre la plebe, che a suo parere gli aveva rovinato la vita. Nella sua poesia, nonostante i pensieri pessimistici sulla casualità dell’esistenza umana, si abbandona anche a commenti sarcastici e pungenti sui suoi avversari.