Il teatro nel mondo greco
Nel IV secolo si diffonde l'antologizzazione delle opere; per la pratica attoriale si creano raccolte che contengono scene di tragedie diverse accomunate da un tema oppure soltanto parti corali o recitate di vari drammi. Ciò è indice della mutata funzione dello spettacolo, che non è più un'occasione di educazione etica, politica e religiosa, ma diventa una forma di intrattenimento, in cui dominano le capacità istrioniche degli interpreti. Gli studiosi chiamano il IV secolo il "secolo degli attori", che si esibivano dando prova di virtuosismo vocale ed erano veri e propri divi. Nell’antico teatro greco era detto protagonista il primo attore che sosteneva sulla scena la parte del personaggio principale. Oltre al ruolo principale, il protagonista interpretava il nunzio. Nella tragedia, più che nella commedia, il protagonista era l’anima del dramma che si svolgeva sulla scena. Durante la LXI Olimpiade, che si svolge tra il 536 e il 532 a.C., Tespi fu il primo a presentarsi al concorso tragico indetto da Pisistrato per le Grandi Dionisie. A quest’epoca dunque risale, nella civiltà mediterranea, la nascita dell’attore.Eschilo introdusse il secondo attore, il deuteragōnistēs, e lo fece dialogare con il primo, che diventò allora il prōtagōnistēs, così trasformò quello che prima era sostanzialmente un canto corale nella effettiva rappresentazione di un’azione, in greco drama. A Sofocle si attribuisce l'invenzione del terzo attore, anche se era già presente nell’Orestea di Eschilo mentre l’introduzione di più attore si deve ad Euripide. Nella commedia c'era maggiore libertà e solo con Cratino fu stabilito il numero di tre attori, a cui se ne aggiungeva un quarto per piccole parti. Si tenga presente in ogni modo che già nel V secolo a.C. gli attori greci non erano più degli improvvisatori, ma professionisti organizzati in corporazioni. La crescita progressiva del numero degli attori riduce ovviamente l'importanza del coro che, nella fase più arcaica, funzionava ancora come vero e proprio personaggio, opposto all'unico attore fino allora presente . Il coro si riduce via via al ruolo del commento della vicenda rappresentata dagli attori; è un po' come il prolungamento degli spettatori nell'area degli attori. L’attore deve essere dotato di voce forte, versatile nei toni e nei timbri, dizione limpida, buona preparazione musicale, necessaria per il canto e il recitativo, e ancora di abilità nel movimento e nella gestualità; la sua recitazione deve adeguarsi alle direttive dell'autore e, forse, a veri e propri copioni scritti contenenti chiose degli autori o indicazioni aggiunte successivamente; talvolta le parole stesse dei personaggi suggeriscono agli attori movimenti e atteggiamenti. Tecnicamente la maggior parte delle volte gli attori dovevano essere cittadini di Atene, il che valeva solo per i nati liberi: questo era un cittadino previlegiato e aveva una posizione sociale alta.
Quella dell'attore era una professione che richiedeva preparazione specialissima e lunghissima anche perché interpretavano ruoli femminili in quanto le donne non avevano il diritto di recitare. Gli attori pertanto vennero poco a poco persino a costituire una vera corporazione. I personaggi nelle commedie sono uomini comuni, con i loro vizi, le loro virtù, le loro esigenze fisiologiche (istinti sensuali, gola, ecc.) e tendono a sdrammatizzare i problemi del giorno mentre nelle tragedie la maggior parte delle volte sono mistici e tratti dall'epica. Oltre i veri e proprî attori, agivano sulla scena attica personaggi muti e personaggi che pronunziavano solo poche parole questi personaggi, insieme con un eventuale coro secondario, erano detti παραχορηγήματα, perché tutti dovevano essere forniti dal corego oltre il vero e proprio coro. I personaggi tipici delle tragedie, nell'ambito del teatro greco, erano re, regine e condottieri. I personaggi delle commedie erano invece il vecchio padre severo e attaccato al denaro; il giovane perdutamente innamorato e sprovveduto oppure scapestrato e senza mezzi; la cortigiana avida e sfacciata, capace però anche di buoni sentimenti e di generosità; il soldato rozzo, prepotente e spaccone; lo schiavo pigro e pauroso, ma al tempo stesso intelligente e scaltro, che trama ai danni del padrone vecchio per aiutare il padroncino. Il numero dei componenti del coro era di dodici nella tragedia, poi portato a quindici da Sofocle e ventiquattro nella commedia. Il coro non era formato da professionisti ma era formato da dilettanti che, nel periodo in cui dovevano addestrarsi e poi entrare in scena, venivano mantenuti dal corego. Per quanto riguarda il coro dobbiamo fare una distinzione tra:
Coreuta: uno dei membri del coro.
Corifeo: il capo del coro che molto spesso prende la parola, a nome dell’intero coro, per interloquire con un attore o meglio, un personaggio interpretato dall’attore.
Corego: è un cittadino benestante che si prende l’incarico di finanziare il coro. Nell’orchestra i coreuti sotto le direttive del drammaturgo e accompagnati dal suonatore di flauto, cantano odi (stasima) tra un episodio e l'altro del dramma, dialogano con gli attori attraverso la recitazione del corifeo. Nella "commedia antica" al coro è riservata anche un'apparizione speciale, la παράβασις, nel corso della quale i coreuti, senza maschera, si rivolgono al pubblico con discorsi estranei alla trama dell'opera.