Questo appunto di Letteratura Greca parla delle origini del teatro greco, con particolare attenzione alla tragedia, alla sua struttura e ai suoi autori.
Indice
Definizione del teatro greco
Il teatro è una sintesi della poesia epica e della poesia lirica. Dalla poesia epica ha preso principalmente in prestito temi, storie e personaggi, mentre dalla poesia lirica ha preso in prestito la musica e, in una certa misura, anche la danza corale e la varietà metrica. Le sue origini sono anch'esse religiose.Il suo nome, theatron, deriva dal verbo theaomai, che significa "guardare attentamente", "osservare". Era quindi uno spettacolo che poneva davanti agli occhi dello spettatore una storia drammatizzata, ovvero raccontata attraverso le azioni dei personaggi, non narrata. La rappresentazione o imitazione è la caratteristica più essenziale del teatro: gli attori riproducono davanti ai nostri occhi la vita di coloro che essi stessi interpretano.
Il teatro greco, che è una delle più grandi creazioni dei Greci, si presenta in tre forme:
- Tragedia;
- commedia;
- dramma satiresco.
Il teatro greco è una creazione ateniese per due motivi:
- Perché fu solo ad Atene che nacquero e si svilupparono forme teatrali superiori;
- perché praticamente l'intera comunità era coinvolta nelle opere create dai drammaturghi ateniesi.
Le origini della tragedia
Le origini del teatro si perdono nella notte dei tempi. Tutti i popoli dell’antichità celebravano feste religiose e civili che spesso erano accompagnate da danze sacre, canti e azioni mimiche. In particolare nei cosiddetti riti di iniziazione o riti di passaggio veniva rappresentato il passaggio dei giovani dall’adolescenza all’eta adulta. Essi dovevano superare alcune prove che simboleggiavano in forma spettacolare la morte e la rinascita a una vita nuova. L’iniziazione consisteva nel far rivivere antichi riti, con l’aiuto di uomini che impersonavano una parte spaventosa. Gli iniziati, superate le prove, potevano essere accolti nella comunità degli adulti. Anche in Egitto e nel vicino Oriente si svolgevano riti e celebrazioni religiose con momenti drammatizzati che prevedevano cioè una recitazione, come, per esempio, nella rievocazione della morte e resurrezione del dio egizio Osiride, un rito che per quasi duemila anni venne rappresentato ogni anno. Altri popoli, come i Sumeri, Babilonesi e gli Ittiti celebravano riti legati al ciclo stagionale della nascita, crescita, maturità, morte e resurrezione che potrebbero essere considerati forme di teatro primitivo. È solo con gli antichi Greci però che possiamo veramente parlare di teatro. L’origine è probabilmente legata al culto di Dionìso, il dio del vino e del furore bacchico. Nelle feste in onore di Dioniso nacquero forme di rappresentazione teatrale con movimenti danzanti e parti contate e recitate in coro. In tali feste coloro che accompagnavano il dio erano ricoperti con pelli di capra ed erano detti tragoi. Il termine tragedia indicherebbe in origine il canto del capro, che accompagnava le processioni in onore del dio. Inizialmente le rappresentazioni si svolgevano nelle piazze, su palchi di legno, poi furono costruiti spazi teatrali in muratura dalla tipica struttura semicircolare in pietra; tale struttura utilizzava i fianchi di una collina, su cui erano appoggiate le gradinate; davanti a esse si apriva uno spazio per i membri del coro, che potevano spostarsi e danzare.
La struttura della tragedia greca
La tragedia era così divisa:- Prologo: spesso precede la parodos; generalmente è recitato da un personaggio che spiega al pubblico l'argomento dell'opera e altri dettagli;
- parodos: l'opera a volte inizia con l'ingresso solenne del coro, che canta e si unisce all'orchestra attorno all'altare di Dioniso situato al centro;
- stasimi: durante l'opera, il coro ha tre o quattro interventi aggiuntivi chiamati stasimi, solitamente suddivisi in diverse strofe e antistrofi, che a volte si concludono in un epodo;
- episodi: tra gli interventi del coro si trovano i discorsi dei personaggi, chiamati episodi (la parola episodio significa letteralmente "interventi nel mezzo del canto"), ognuno dei quali può comprendere diverse scene, ovvero ingressi e uscite dei personaggi;
- esodo: l'intervento finale del coro che segna la fine della rappresentazione.